MILANO – Possono sembrare due mondi lontani: una reduce dal successo mondiale di Flashdance e acclamata dalla critica tanto da impressionare uno dei grandi registi italiani, Nanni Moretti, che le offre un cameo nel suo Caro diario, l’altro il guaglione geniale che incantava con i suoi film vicini al sentire popolare. Eppure, sorprendentemente una profonda amicizia legava Jennifer Beals e Massimo Troisi.
Si conobbero nel 1989, mentre entrambi lavoravano a Cinecittà: lei girava Doctor M. di Claude Chabrol mentre Troisi era impegnato ne Il viaggio di Capitan Fracassa di Ettore Scola. I due passavano il tempo a parlare delle loro vite e di cinema, guardavano film insieme e giravano per le strade di Roma. Un toccante ricordo quello che Jennifer Beals porta con sé mentre parla di lui nelle interviste, quando lo descrive come una persona magnifica, in grado più di chiunque altro di giocare con il linguaggio e il suo modo di parlare.
Troisi le racconta anche della sua storia d’amore con Anna Pavignano, un profondo e travagliato amore che colpisce profondamente la Beals. Lo chiama «l’attore del popolo», molto amato dalla gente, che quando lo fermava per strada non si comportava come con gli altri attori ma lo trattava come se fosse uno di famiglia. Con una punta di tenera ironia scherza sul fatto che ovunque sia, «Massimo sta guardando e ride molto» di come gli americani storpiano il suo cognome. Quando è venuto a mancare, ha voluto fargli un regalo organizzando una retrospettiva su di lui, mostrando tutti i suoi film, al MoMa di New York. La realizzazione fu breve ma con la paura che nessuno si sarebbe presentato perché il suo nome non era ancora molto conosciuto negli Stati Uniti. E invece, fin dal primo giorno, una folla enorme si accalcava per entrare nel museo e partecipare alla sua commemorazione.
Nel 2015, Jennifer Beals interpretò il ruolo di protagonista in Da domani mi alzo tardi, tratto dall’omonimo romanzo di Anna Pavignano, che ripercorre l’intensa relazione con l’attore. Una profonda storia di come due persone possano legarsi ed essere unite dall’immaginazione, dall’arte, dal divertimento e dal lavoro. Il film non è su Massimo Troisi, ma è ispirato alla sua vita. Diretto da Stefano Veneruso, che per anni fu il suo assistente, ne offre un prezioso ricordo. L’unione tra i due è continuata anche nel dolore, ponendo introspettivamente la fatale domanda ben espressa dalla Beals in un’intervista: «Smetterai veramente di amare la persona che ami quando muore? O continuerai ad amarla?».
Il film è anche un commovente what if? Mostra cosa sarebbe successo se Massimo Troisi non ci avesse lasciati quel tragico pomeriggio del 4 giugno 1994. Poche ore dopo aver terminato le riprese de Il postino, il suo ultimo film, ebbe un attacco cardiaco durante il sonno. Ci rimangono la memoria della sua persona e il segno indelebile che le sue opere hanno lasciato, cariche dello spirito di Troisi, che metteva tutto sé stesso in quello che faceva. Nella vita come nel cinema, «questo film lo voglio fare con il mio cuore».
- Il podcast di Hot Corn | Massimo Troisi, il dizionario di un genio della comicità
- LONGFORM | I 40 anni di Flashdance
- VIDEO | Qui per una featurette a tema
Lascia un Commento