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Tetris | Taron Egerton, la storia di un videogioco e l’architettura della nostalgia

Passato in sordina, il biopic di Jon S. Baird è però meglio di quanto pensiate. Ecco perché

Tetris
Taron Egerton nel ruolo dell'imprenditore olandese Henk Rogers.

FIRENZE – Se la memoria delle persone nate nei primi anni Ottanta avesse un processore, probabilmente sarebbe un 8 bit, un sistema piuttosto semplice – specie se confrontato a quelli moderni – che costituisce però tanta dell’architettura che, passando dalle sale giochi alle sale cinematografiche, si sta insinuando nelle coscienze collettive. Quello che ci era stato fissato nella nostra memoria tramite un joystick e dei pulsanti ci viene riproposto così in maniera ancor più narrativa per provocare in noi un altra tipo di struttura: la nostalgia. Proprio su questi 8 bit, semplici e brutalisti, si è costruita la solida architettura di certi regimi e di chi, almeno con l’immaginazione, ha provato ad evaderne. Ed è precisamente in questo filone che Tetris – film passato un po’ troppo in sordina in Italia, lo trovate su Apple+ – si inserisce.

Tetris
Taron Egerton nel ruolo di Henk Rogers e l’inizio di tutto.

E non a caso viene utilizzata la parola architettura per introdurre la pellicola proprio perché Tetris, per quei pochi che non lo conoscessero è un un videogioco in cui si devono costruire strutture, fino ad un massimo di quattro per liberare gran parte dello schermo. Per incrociare ancora una volta i media, Tetris – ora inteso come videogioco – è talmente famoso che ha condizionato la classificazione stessa dei tetramini, di cui la parola Tetris fa parte insieme a Tennis, ovviamente in lingua russa, quella del suo inventore Aleksej Leonidovič, che lo ideò nel 1984 mentre lavorava per l’ Accademia delle scienze dell’URSS di Mosca. In questo scenario si innesta il film di Jon S. Baird nel 2018 già alla regia su un altro (difficile) biopic come Stanlio & Ollio. Per quanto semplice però è il videogioco, la trama del film invece si fa intricata dall’inizio (fedele alla realtà degli eventi) tanto che a volte si fatica a seguire le diatribe sulla distribuzione e la compravendita dei diritti del videogame.

Tetris
Nikita Yefremov nel ruolo di Aleksej Pažitnov, creatore del videogame Tetris.

Un senso di confusione e straniamento, sottolineato in maniera ben architettata dal senso di incertezza e impotenza che si respira soprattutto nella parte della vicenda narrata nella Russia di metà anni Ottanta, ancora Unione Sovietica, la cui fedeltà dei propri uomini di potere e burocrati vacilla fino a cadere (con le migliori e le peggiori intenzioni) come fece la nazione poco dopo, nel 1991. In questa geopolitica e stordente memorabilia, il protagonista Henk Rogers, ai limiti
dell’acatisia da sogno americano (interpretato dal sempre sottovalutato Taron Egerton, già Elton John in Rocketman, altro biopic), si muove tra il Giappone per amore e per console, l’Inghilterra dove trovare gli avversari contro cui giocare e la Russia dove conoscerà l’autore del videogioco, Aleksej Pažitnov (Nikita Yefremov) e la differenza che passa tra l’aver paura della banca per l’ipoteca sulla casa o quella del KGB che può comunque toglierti tutto (e anche di più).

Tetris
Taron Egerton in un altro momento di Tetris.

Passaggio molto utile da ricordare perché se si percepisce la storia attraverso le vicende di chi la storia la scrive, la vince o la piega, come il capitalismo o il comunismo, diversamente il cinema tende a farci ricredere, facendo un percorso più tortuoso e interessante, unendo i puntini della vita dei singoli uomini e donne. I personaggi di Tetris evadono così dalla Storia inseguendo la Geografia tramutandola in psicogeografia e in microcosmi osservabili che fanno sì parte della nostra vita quotidiana, ma che comunemente ignoriamo perché distratti da idee grandi e più o meno astratte, come il capitalismo o il socialismo. In questa ottica il film fa un collage di tendenze personali e di nascita dei vari attori: l’ideatore del gioco che vive il conflitto tra l’essere russo (quindi educato ad un benessere solo collettivo e non personale) che si scontra con Henk Rogers che gli suggerisce di aumentare la possibilità di fare punti, approccio occidentale al gioco.

Tetris
L’incontro in Giappone per il futuro del gioco.

Il tutto come se fosse una cosa seria, amalgamato dal pragmatismo giapponese, che riverserà tutte queste geografie nella console appena nata di casa Nintendo: il Gameboy, che verrà venduto insieme alla cartuccia di Tetris in milioni di esemplari dal 1989 fino al 2003, record di longevità per una console. Questa fuga dalla realtà ci porta – forse con un eccesso di entusiasmo – a pensare alla saggistica di Italo Calvino che non imponeva una ragionevolezza, una verità delle regole come sarebbe consono nel distacco tra il saggio e la narrativa, anzi Baird, il regista, proprio come l’autore de Il barone rampante, concentra qui il succo della sua essenza di autore immaginifico e spiega il mondo forse complicandolo, ma senza creare una distopia del Sogno Americano ne dell’incubo oltre cortina, ma più semplicemente facendo di Tetris una concreta volontà di raccontare il mondo con dentro tanti mondi e la storia come un album di tante piccole storie. E non è poco.

  • SERIE | The Last Of Us, in bilico tra TV e gaming
  • VIDEO | Qui il trailer di Tetris.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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