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Due Donne – Passing | Ruth Negga, Tessa Thompson e il prezzo della (vera) libertà

Tra Harlem, Gordon Parks e Dev Hynes: il film targato Netflix è l’esordio alla regia di Rebecca Hall

Due Donne - Passing
Due Donne - Passing

ROMA – Il bianco e il nero, il paradiso e l’infero, Downtown e Uptown. Per un afroamericano degli Anni Venti, l’unico modo di avvalersi della stessa libertà che hanno i caucasici è scendere a patti e negoziare un accordo con la menzogna di essere qualcun altro. Ossia, mettere in pratica il racial passing. Come Clare (Ruth Negga), donna nera che convince tutti di essere una donna bianca, incluso John (Alexander Skarsgård), spregevole marito razzista. Prima di incontrarla, però, ci colpisce lo sguardo basso di Irene (Tessa Thompson), che incrocia per caso Clare, sua vecchia amica, in un ristorante di Manhattan. Un ristorante per bianchi, naturalmente. La camera di Rebecca Hall, che si rifà ad un manierismo da film classico, avvolta dalla straordinaria fotografia in bianco e nero di Eduard Grau, svela a poco a poco il mistero, con l’incredulità che fa a botte con la realtà.

Tessa Thompson e Ruth Negga in Due Donne - Passing
Tessa Thompson e Ruth Negga in Due Donne – Passing

In Due Donne – Passing – presentato prima al Sundance e poi alla Festa del Cinema di Roma, con l’uscita streaming targata Netflix – le protagoniste sono due donne di colore che vengono percepite e accettate come membri di un altro gruppo razziale, anche se si fa oggettivamente fatica a sospendere il dubbio che sotto ci sia una finzione che si rifà direttamente alla messa in scena teatrale. Per questo, forse, Rebecca Hall, qui al suo esordio, sceglie il bianco e nero, come fatto da Billy Wilder in A Qualcuno Piace Caldo, in modo da smorzare il fatto che Jack Lemmon e Tony Curtis fossero delle donne molto poco… donne. Del resto, quello che vediamo in Due Donne – Passing, adattamento dell’omonimo romanzo del 1929 firmato da Nella Larsen, è un profondo esercizio cinematografico nonché sociale, in cui si rimbalzano dialoghi superficiali che, invece, sono radicati nel linguaggio corporeo di Ruth Negga e Tessa Thompson, amiche e nemiche che si scambiano per un momento impressioni di vita e d’amore.

due donne - passing
Le protagoniste

Già perché Irene, che vive con una splendida famiglia in uno splendido brownstone di Harlem (siamo in piena Harlem Renaissance), dopo il primo incontro con Clare non si aspetta di trovarla fuori dalla sua porta, intenta a riavvicinarsi al mondo che le appartiene davvero. Tra curiosità e tormenti la loro amicizia si riaccende, ma Clare e Irene sono opposte, e l’arrivo della donna nel distretto simbolo di New York porta un’inaspettata svolta causando in Irene una marcata crisi famigliare, nonché una drammatica crisi personale. Clare, in Due Donne – Passing è essenzialmente un enigma, e per quanto Negga sia brava, il senso del personaggio viene lasciato ad una nostra libera interpretazione, raffigurata in questo senso da Irene, che prova a decifrarla e tenta di riconciliare i suoi combattuti sentimenti.

Due Donne - Passing
A spasso per Harlem

Nonostante Due Donne – Passing sia un film arrabbiato Rebecca Hall, aiutata dalla meravigliosa colonna sonora di Devonté Hynes (in un giro di piano racconta in musica tutti i colori di Harlem), costruisce il film in modo ipnotico, con atmosfere avvolgenti e sinfoniche, rifacendosi ad una composizione visiva che cita le fotografie di Gordon Parks, che attraverso i suoi scatti immortalò una Harlem unica, graffiata e lontanissima da quella che conosciamo oggi, pure se il film è stato inspiegabilmente girato a Brooklyn Heights. Insomma, l’esordio della Hall si mantiene in bilico e in equilibrio sul tono estetico quanto su quello narrativo. Come Irene e come Clare, sole con quei demoni che le trascinano verso la svolta finale. Una svolta che, diabolicamente, non può non chiedere indietro l’anima prestata ad una vita fatta di drammatici compromessi, in nome di una libertà umorale, utopistica e usurpata.

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Qui il trailer del film:

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