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Boyhood | Ethan Hawke, Patricia Arquette e quell’istantanea di vita di Richard Linklater

L’idea, la lavorazione, i titoli, i percorsi e il valore della musica. Riscoprire un classico moderno

Ellar Coltrane e il cuore di Boyhood, un film di Richard Linklater del 2014
Ellar Coltrane e il cuore di Boyhood, un film di Richard Linklater del 2014

ROMA – Le parole migliori possibili su Boyhood di Richard Linklater sono di Ethan Hawke che nel 2013, all’indomani del rilascio in sala di quel Before Midnight atto conclusivo dell’omonima trilogia sulla (bellissima) storia d’amore tra Jesse e Celine (Julie Delpy), si espresse così al riguardo: «Ha una portata in stile Tolstoj. Credevo che Prima dell’alba sarebbe stata la cosa più unica a cui avrei preso parte, ma Rick (Linklater nda) mi ha coinvolto in qualcosa di ancora più strano. Fare una scena con un ragazzino all’età di sette anni quando parla del perché muoiono i procioni, all’età di dodici quando parla di videogiochi e a diciassette quando mi chiede delle ragazze, e sempre con lo stesso attore, guardando la sua voce e il suo corpo trasformarsi. È stato come guardare una fotografia time-lapse di un essere umano».

Lorelei Linklater, Patricia Arquette ed Ellar Coltrane in una scena di Boyhood
Lorelei Linklater, Patricia Arquette ed Ellar Coltrane in una scena di Boyhood

Parole che gettarono benzina sul fuoco di un Boyhood attesissimo, dalla lavorazione pressocché indefinita, ma dall’inizio ben preciso: maggio 2002. In quell’anno Linklater dichiarò di voler girare un film dal titolo ancora incerto nella sua città natale, Houston, a partire dall’estate successiva, su di un quadro familiare visto dagli occhi di un bambino: «Desideravo da tempo raccontare la storia di una famiglia che segue il figlio dalla prima elementare al liceo e finisce con lui che va al college». C’era un problema però nella resa di un progetto simile: «I bambini cambiano così tanto nel diventare adolescenti e poi quasi adulti che è impossibile coprire così tanto terreno con il cinema, ma sono pronto ad adattare la storia a qualsiasi cosa stia attraversando». La differenza la fece l’impostazione (e l’intuizione) del progetto in modo da rendere il problema il punto di forza: una lavorazione di 45 giorni diluita in 12 anni.

Boyhood di Richard Linklater è stato presentato al Sundance Film Festival il 19 gennaio 2014
Boyhood di Richard Linklater è stato presentato al Sundance Film Festival il 19 gennaio 2014

L’idea fece impazzire quella IFC Films società di produzione e distribuzione cinematografica al tempo lanciatissima tra Y tu mamà también e il campione d’incassi Il mio grosso, grasso, matrimonio greco, al punto da garantire a Linklater un budget di 200.000 dollari all’anno – tra maggio 2002 e agosto 2013 (per un totale di 2,4 milioni di dollari complessivi) – e totale fiducia per la resa realizzativa. Particolare non da poco considerando che l’idea di Linklater per Boyhood era quella di incontrarsi con la troupe e il cast, ogni anno, per girare un pezzetto di sceneggiatura, un paio di sequenze, in modo da portare a casa diversi cortometraggi da 10-15 minuti all’anno, poi montati assieme in modo da renderlo nelle forme di un lungometraggio a pieno titolo: «Alla fine si trattava di 12 sceneggiature. Ogni anno dovevo ragionarci sopra».

Ethan Hawke in un momento del film
Ethan Hawke in un momento del film

Un processo di scrittura e lavorazione decisamente non convenzionale, che ha permesso però a Linklater di scoprire qualcosa in più della sua creatura filmica: «Man mano che ci avvicinavamo alle riprese, ho potuto vedere come si sentiva il film nel corso degli anni. È raro che un film ti dia la possibilità di montarlo e di pensare a ciò di cui ha bisogno. E Boyhood era in continua crescita. Non ho mai fatto un film che volesse così tanto essere se stesso. È una cosa tutta sua. Quindi è stato un aggiustamento molto incrementale ogni anno con gli attori. È una metodologia così innaturale, così diversa, ma c’era un vero vantaggio in questo». Per un Boyhood organismo vivente con le sue esigenze, i suoi respiri e capricci, avventuratosi nel mondo in cerca di una propria dimensione, più vicino al concetto di romanzo cinematografico che non di “semplice” film.

Boyhood: racconto di formazione, istantanea di vita e manifesto generazionale
Boyhood: racconto di formazione, istantanea di vita e manifesto generazionale

Un viaggio tra le pieghe della vita che vede Linklater intessere un immaginario intriso di momenti filmici come ricordi familiari, lucidi e vividi – vicini – nella mente di almeno tre differenti generazioni di spettatori americani (e non) dei primi anni Duemila: chi come nonno, chi come genitore, chi semplicemente come figlio. Iconografie nostalgiche che vanno dall’avvento del Game Boy e della Xbox a quello dei primi lettori Mp3 sino agli iPod e infine gli iPhone, passando per Dragon Ball Z in tivù al pomeriggio, la Harry Potter-mania, riflessioni sparse sulle ragioni della Guerra in Iraq, le ultime gesta di Roger Rocket Clemens con la maglia degli Yankees di New York, la frenesia elettorale intorno all’ascesa di Barack Obama, l’avvento di Facebook e molto altro, attraverso cui rievocare la magia di giorni passati e in fondo mai veramente dimenticati.

Un (bel) momento di Boyhood
Un (bel) momento di Boyhood

E poi c’è la musica che in origine, in Boyhood, sarebbe dovuta essere orchestrale, come a voler trasmettere musicalmente le emozioni dei personaggi in scena, poi scartata («Troppo autoriale, sembrava di aggiungere un voice-over») in favore di canzoni contemporanee con cui scandire, indirettamente, l’andamento temporale: «La musica è ovviamente una nostalgia così evocativa, o uno stimolo alla memoria per un luogo e un tempo, doveva essere qualcosa che i personaggi avrebbero effettivamente ascoltato in quel momento della loro vita». E quindi Yellow dei Coldplay, Crazy dei Gnarls Barkley, Hate It Here di Wilco, Soak Up The Sun di Sheryl Crow, Band on the Run di Paul McCartney e i Wings, She’s Long Gone dei Black Keys, Somebody That I Used To Know di Gotye ft. Kimbra, Pyro dei Kings of Leon, Hero dei Family of the Year, Deep Blue degli Arcade Fire e tanto altro.

Lorelei Linklater, Ethan Hawke ed Ellar Coltrane in una scena di Boyhood
Lorelei Linklater, Ethan Hawke ed Ellar Coltrane in una scena di Boyhood

Momenti, suggestioni, suoni e odori, tutti raccolti e infine resi immortali a mezzo filmico da Linklater con cui dare forma a un Boyhood racconto universale – quintessenza del genere coming-of-age nella sua forma postmoderna più pura, innovativa, assoluta e creativa – fatto di scelte e di errori, di nuovi inizi e capolinea, prime volte e riti di passaggio, baci rubati e altri aspettati, ma anche della difficoltà dell’essere genitori single e figli di divorziati all’alba del Nuovo Millennio, di sogni accantonati e altri acciuffati, e di dolore, speranza, amore e ancora dolore e ancora amore e gioia, tutto ciò che ci ricorda – come esseri umani prima e spettatori poi delle vite che scorrono sullo schermo di Mason Jr., Olivia, Mason Sr., e Samantha – il miracolo della vita e cosa significa essere vivi. Non a caso, arricchita dalle esperienze e dai percorsi del cast artistico.

Ellar Coltrane in una scena del film
Ellar Coltrane in una scena del film

Sia Linklater che Hawke, ad esempio, crebbero con padri divorziati del Texas (Charles W. Linklater III e James Steven Hawke nda) che lavoravano nel settore assicurativo, valutando i rischi: esattamente come accade al personaggio di Mason Sr. dopo aver scelto di accantonare i suoi sogni di vita on-the-road. Patricia Arquette, che come Olivia Evans si porterà a casa un agognato (e meritato, il monologo sulle tappe della vita nel climax è l’essenza stessa dell’essere madri) Oscar alla Miglior attrice non protagonista all’87esima edizione degli Academy Awards – e che lungo i dodici anni di lavorazione di Boyhood prese pure parte all’iconico serial Medium – diede un tocco personale all’arco di trasformazione del suo agente scenico. Sua madre, Brenda Olivia Nowak in Arquette, era un’ex-terapista legata al mondo dello spettacolo: la stessa carriera intrapresa dalla sua Olivia nel secondo tempo della sua vita adulta.

«Sai quando qualcuno ti dice: cogli l'attimo? Non lo so... Io invece credo che succeda il contrario. Nel senso che è l'attimo che coglie noi...»
«Sai quando qualcuno ti dice: cogli l’attimo? Non lo so…Io credo che succeda il contrario. È l’attimo che coglie noi…»

Come se non bastasse, lungo quei lunghissimi dodici anni, sia Hawke che Arquette affrontarono un divorzio tumultuoso – rispettivamente da Uma Thurman e Nicolas Cage – si risposarono (con Ryan Shawhughes lui e Thomas Jane lei) ed ebbero altri figli. Nel mezzo il cinema che viaggia veloce come i treni nella notte per citare il Truffaut di Effetto Notte, con Hawke in particolare che prenderà parte a cult inarrivabili come Training Day, Lord of War, Onora il padre e la madre, Brookyln’s Finest e La notte del giudizio. Ma soprattutto Linklater che avrà modo di dare vita filmica a quei School of Rock, A Scanner Darkly, Fast Food Nation e Me and Orson WellesTrilogia Before a parte naturalmente – entrati di diritto nel cuore di milioni di cinefili di tutto il mondo.

Nei cinema italiani Boyhood è stato distribuito il 23 ottobre 2014
Nei cinema italiani Boyhood è stato distribuito il 23 ottobre 2014

Lo stesso può dirsi per quel Boyhood originariamente intitolato 12 anni (poi scartato per evitare confusione con il contemporaneo e quasi simultaneo 12 anni schiavo nda) e poi immaginato come Motherhood/Fatherhood semmai la lavorazione avesse richiesto un cambio di programma e/o di punto di vista scenico-narrativo per via delle (giuste) restrizioni legate alla Legge de Havilland sui rapporti di lavoro tra attori e majors (tra le altre cose, un contratto non può eccedere i sette anni di durata). Un successo globale da 57 milioni di dollari, sempre più imprescindibile visione e testimonianza documentale di un tempo così lontano eppure vicino.

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Qui sotto potete vedere il trailer del film 

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