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Y Tu Mamà También | La calda estate di Alfonso Cuarón molto prima degli Oscar

Molto prima di Roma, Harry Potter e gli Oscar, il regista aveva girato un piccolo cult da riscoprire

Y Tu Mamà También
Molto prima di Roma: Alfonso Cuarón e la calda estate di Y Tu Mamà También

MILANO – Destinazione? Boca del Cielo. Il viaggio di Julio Zapata e Tenoch Iturbide per il Messico durante un’estate torrida in compagnia della bella ventottenne spagnola Luisa è quel tipo di vacanza che sogna ogni adolescente in botta ormonale. Ma attenzione: Y tu Mama También non è affatto un American Pie alla messicana, bensì un bollente percorso di scoperta sessuale, e nello stesso tempo un avvicinamento terminale alla fine dell’innocenza. Firmato da un regista che negli anni successivi avremmo imparato a conoscere molto bene, tra Hollywood, Hogwarts e quel quartiere di Città del Messico: Alfonso Cuarón.

Maribel Verdú, Diego Luna e Gael Garcia Bernal on the road.

Perché la splendida Luisa, di circa dieci anni più grande, decide di accettare l’invito al mare di due ragazzotti i cui discorsi vertono soprattutto su due punti: la masturbazione e per cui le ragazze rappresentano un chiodo fisso? Soltanto perché il marito le ha confessato il tradimento? Bisognerà attendere il finale per conoscere le motivazioni di quella scelta, e per Julio e Tenoch quei giorni trascorsi con una vitalità irripetibile, reciproco entusiasmo e una condivisione totale degli eventi rimarranno impressi nella memoria come un momento di transizione glorioso e traumatico. Superficiale e gioioso nel momento in cui è stato vissuto, doloroso quando sarà ricordato.

Giunto al quarto film, molto prima dei trionfi di Gravity e Roma, ma anche di Harry Potter e il prigioniero di Azkaban che sarebbe arrivato solo tre anni dopo, Alfonso Cuaron sorprese e imbarazzò il pubblico e la stampa della Mostra di Venezia del 2001, perché Y tu Mama También non è ciò che si aspettava dal regista messicano, reduce dal flop hollywoodiano con Ethan Hawke di Paradiso perduto: il ritorno in patria è un on the road audace, sfacciato, dove la naturalezza con cui il sesso viene mostrato lascia increduli una buona parte dei critici più conservatori.

Gael Garcia Bernal in una scena del film.

Eppure non c’è nulla di oltraggioso e gratuito nello sguardo del cineasta, che segue questo triangolo carnale, sentimentale e fisicamente acerbo verso una meta ipotetica e idealizzata, una spiaggia metafisica senza  “fighetti saccopelisti”, da cui uno di loro non farà più ritorno. Caldo, spinelli, alcol, litigi, lunghi viaggi in automobile, rivelazioni spudorate e improvvise intimità erotiche, dettate dalla “nave scuola” Luisa che concede il suo corpo d’amore ai fini di una lezione sull’esistenza che i due protagonisti non sono ancora consapevoli di ricevere.

Un momento di Y tu Mama También.

Ovviamente straordinaria la coppia maschile, costituita da Diego Luna e Gael Garcia Bernal, che a Venezia vinsero il Premio Mastroianni e per cui il successo planetario del film aprì poi le porte di una carriera di altissimo profilo. Memorabile la scena del juke box, dove il terzetto si lascia andare alle danze sensuali sulle note Si No Te Hubieras Ido di Marco Antonio Solis. Nella colonna sonora anche brani di Molotov, Tonino Carotone, Eagle Eye Cherry, Natalie Imbruglia e Frank Zappa. (Ri)vedetelo.

 

 

 

 

 

 

 

 

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