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Blumhouse | Da La notte del giudizio a Get Out: storia di una rivoluzione horror

Produzioni low budget e incassi record: il segreto dietro la formula vincente di Jason Blum

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MILANO – Nel 2017 Jordan Peele, fino a quel momento conosciuto ai più come comico per Mad Tv e Comedy Central, vince un Oscar per la Miglior Sceneggiatura per Scappa – Get Out. Una critica sociale al razzismo americano in chiave horror prodotta dalla Blumhouse Production (su CHILI trovate una vetrina speciale). La casa di produzione fondata a Los Angeles nel 2000 da Jason Blum che in vent’anni è riuscita a dare nuovo lustro ad un genere ormai annacquato da troppi titoli fotocopia privi di idee e poca voglia di azzardare.

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Il frame di un’illustrazione video di Get Out realizzata da Olivia “Fiyabomb” Nguyen

Un successo che gli è valso anche uno studio da parte dell’Harvard Business School firmato da Anita Elberse in cui la docente universitaria ha analizzato i vari punti che hanno reso vincente il modello attorno a cui ruota la Blumhouse Production. Tutto merito della visione e lungimiranza di Jason Blum che ha prodotto il suo primo film proprio ai tempi del college. Il titolo? Scalciando e urlando, debutto alla regia del suo compagno di stanza, Noah Baumbach. Presentato al New York film Festival il film ottenne i finanziamenti grazie ad una lettera di Steve Martin – amico di famiglia al quale aveva chiesto un parare sulla sceneggiatura – che Blum allegò allo script inviato a numerose case di produzione.

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Il logo della casa di produzione

Era il 1995. Lo stesso anno Blum viene assunto alla Miramax di Harvey e Bob Weinstein come responsabile delle acquisizioni dei diritti di distribuzione dei film. Un’esperienza conclusa nel 1999 quando i due fratelli si fanno sfuggire Blair Witch Project, horror a basso budget e successo mondiale al botteghino. Vi ricorda qualcosa? Il pilastro su cui si basa ogni produzione targata Blumhouse. E infatti quando il produttore si trova tra le mani una copia della sceneggiatura di Paranormal Activity non ci pensa due volte prima di finanziarlo. Il risultato è di quasi 200 milioni di dollari incassati al fronte di un costo di produzione di 15.000. La rivoluzione era appena iniziata.

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Un artwork di Split

Il resto è storia nota. Un modello che consiste in libertà creativa per i registi, set non più lunghi di trenta giorni, salari minimi (rimpolpati a seconda degli incassi), budget ridotti per trarre il maggior profitto e scongiurare perdite. L’unico vero approccio innovativo ad Hollywood insieme a quello di A24. E guarda caso le due compagnie – una a Los Angels, l’altra a New York – sono accomunate anche dalla capacità di rimodellare il genere horror grazie all’audacia dei registi ai quali hanno legato a doppio filo il loro nome. Pensate ad Ari Aster e i suoi Hereditary e Midsommar, a Robert Eggers con The Witch e The Lighthouse o a Jordan Peele con il già citato Get Out e Noi.

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Il wallpaper de La notte del giudizio: Election Year, terzo capitolo del franchise

Ma la Blumhouse oltre a scovare talenti – sono sempre loro ad aver prodotto Whiplash di Damien Chazelle – ha riportato in cima al box office registi come M. Night Shyamalan (The Visit, Split) e Spike Lee (BlackKklansman) oltre a dare vita a ben quattro franchise nati dalle produzioni originali di Paranormal Activity, Sinister e La notte del giudizio. Un piccolo miracolo produttivo se si pensa alla quantità di reboot, remake, sequel e cinecomics che hanno invaso le sale cinematografiche negli ultimi anni.

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Un’illustrazione di Noi di Justin DeVine

A guardare la lista dei film realizzati in questi vent’anni ce n’è davvero per tutti i gusti (horror): dal mockumentary Unfriended ambientato totalmente sullo schermo di un MacBook al citazionista Auguri per la tua morte passando proprio per le sfumature thriller di Sinister e la rivisitazione digitale dei B-movies di Upgrade. E per il futuro? Dopo aver stipulato un patto di produzione di 10 anni con Universal Pictures, le due case di produzione hanno unito le forze per realizzare un film a basso budget (!) in linea con le norme anti-Covid tra set limitati, troupe e attrezzatura sotto lo stesso tetto (di un albergo) e crew ridotta al necessario. Un progetto che avrà conseguenze anche narrative con sceneggiature improntate su un concetto diverso di paura. Pronti per una nuova rivoluzione?

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