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Il Barbiere Complottista di Valerio Ferrara e un corto sull’assurdità dei nostri tempi

Il corto ha vinto il premio principale nella sezione La Cinef di Cannes 75. Protagonista Lucio Patanè

Lucio Patanè in una scena de Il Barbiere Complottista

ROMA – Il Barbiere Complottista, ovvero un corto di venti minuti che racconta due giorni e una lunga (lunga) notte. In mezzo una sequela di situazioni e termini che abbiamo imparato a conoscere e, per quanto possibile, evitare. Il 5G, le leggende su Bill Gates, i segreti di Stato. Addirittura i lampioni di Roma che, come dice lo sgangherato protagonista, potrebbero nascondere qualcosa. In fondo, “Vi siete mai chiesti perché molti sono spenti e molti invece vanno ad intermittenza?”. La risposta al “mistero” potrebbe essere decisamente banale – come suggerisce il ruspante commissario interpretato da Bruno Pavoncello – eppure al barbiere interpretato da un bravo Lucio Patanè i conti non tornano e, con un pizzico di impacciato orgoglio, butta le sue idee su internet, attirando l’attenzione di una platea sempre più ampia e sempre più suscettibile. 

Il Barbiere Complottista
Un’immagine de Il Barbiere Complottista

Un lungo e necessario preambolo per raccontarvi al meglio il cortometraggio di diploma di Valerio Ferrara (allievo di regia del CSC – Scuola Nazionale di Cinema) che, dopo l’ottimo Notte Romana (candidato ai David e ai Nastri d’Argento nella sezione corti), dimostra ancora una volta un occhio registico non indifferente. E lo fa mettendo in scena una sorta di realismo postmoderno dalle sfumature cupe e contemporanee; un corto nello specifico capace di affiancarsi alla visione di Mario Monicelli quanto a quella dei Fratelli Coen. Del resto Il Barbiere Complottista, scritto da Ferrara insieme a Alessandro Logli e Matteo Petecca, offre anche una riflessione sull’incomunicabilità quotidiana, esasperata ed estremizzata dal bisogno quasi vitale di trovare un punto di svolta che possa liberarci dalle ansie quotidiane. Dove trovarlo? Ovvio, su Internet.

Lucio Patanè è il protagonista del corto di Valerio Ferrara

Presentato nella sezione La Cinef di Cannes 75 (dove ha vinto il premio principale!), il corto ruota attorno alle sfumature dello schivo barbiere di Patanè che, in questo caso, è l’emblema dell’uomo medio (o mediocre?) incapace di valutare con il necessario giudizio le proprie idee e le proprie azioni, ritrovandosi suo malgrado in una situazione che non può in alcun modo gestire. Fuori la porta (e fuori dal web) una Roma popolare e metropolitana. E allora, che fare? L’omino mette in piedi un flusso di strampalate intuizioni che, attenzione, il regista con bravura artistica tende a non giudicare mai (e sarebbe stato facile) lasciando invece l’ultima parola agli spettatori e in particolar modo al mondo che gira attorno all’indecifrabile barbiere, immerso in un racconto sospeso che si fa prima commedia e poi satira feroce, rigirando ed enfatizzando in modo preciso i nostri tempi. Sempre più assurdi, sempre più imprevedibili.

  • Lucio Patanè: «Il Barbiere Complottista, Cannes e i giovani del cinema italiano»

La video intervista a Lucio Patanè è a cura di Ileana Dugato:

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