ROMA – Nel 1933 Frank Capra aveva diretto Signora per un giorno. Una commedia fiabesca pre-Code con protagonisti May Robson, Warren William, Guy Kibbee e Glenda Farrell ispirata al racconto Madame La Gimp di Damon Runyon del 1929, che racchiude al suo interno frammenti di Sogno Americano, magia, superstizione e tanto amore. Accolto in maniera mista da critica-e-pubblico del suo tempo, Signora per un giorno deve buona parte del suo retaggio a un particolare evento capitato durante la notte degli Oscar 1934. Quel 16 marzo dove, all’Hotel Ambassador di Los Angeles, il film si presentò con 4 nomination al pari del favorito Cavalcata di Frank Lloyd con cui concorse nelle categorie Miglior attrice, Miglior film e soprattutto Miglior regia. Categoria quest’ultima in cui accadde l’incredibile. Al momento dell’annuncio del vincitore, il presentatore della serata, l’attore Will Rogers, aprì la busta per poi esclamare: «Vieni a prenderlo, Frank!».
Capra diede per scontato che si riferisse a lui e corse sul podio in preda all’entusiasmo per ritirare l’ambita statuetta. Sarebbe stato il primo per lui e alla prima nomination in carriera. Solo che non era lui il Frank a cui si riferiva Rogers, ma Lloyd che vinse per Cavalcata (e che quella sera si portò a casa anche il Miglior film). Una gaffe clamorosa su cui Rogers provò a mettere una pezza invitando sul palco anche il terzo candidato: George Cukor per Piccole Donne. Nonostante tutto però, Capra fu sempre legato a Signora per un giorno, tanto da rincorrere l’idea di un remake per quasi trent’anni. Arriverà nel 1961 sotto il titolo di Angeli con la pistola con un trio di interpreti straordinari come Glenn Ford, Bette Davis e Peter Falk e l’atmosfera natalizia ad avvolgere ed esaltare l’inerzia fiabesca del racconto originale.
L’ultima di una serie di intuizioni che accompagnarono Angeli con la pistola in un serie di riscritture sin dagli inizi degli anni Cinquanta. Alla Columbia Pictures però, che deteneva i diritti dell’originale Signora per un giorno, l’idea solleticava molto poco tanto da etichettarla come antiquata. Tutto cambiò nel 1954 quando Hal B. Wallis della Paramount Pictures si offrì di acquistare Signora per un giorno per cucire il ruolo di Apple Annie su misura di Shirley Booth. Un caso particolare il suo dalle parti di Hollywood. Pur con trent’anni di carriera a Broadway e tre Tony Award alle spalle, la Booth esordì al cinema soltanto nel 1952 a cinquantaquattro anni con Torna, piccola Sheba di Daniel Mann che le valse l’Oscar come Miglior attrice protagonista. Alla proposta di Wallis si oppose l’allora Presidente della Columbia Harry Cohn che scelse invece Capra con l’obiettivo di tenere il progetto in casa.
C’era in realtà un’altra ragione nel perché non cedere il futuro Angeli con la pistola alla Paramount. L’intuizione di Wallis aveva un suo perché. In cuor suo Cohn sperava di poter strappare la Booth ai rivali della Columbia e assicurarsi un successo. Non andrà così. Gli sceneggiatori Abe Burrows e Garson Kanin non riuscirono a trovare uno spunto decente per aggiornare il concept di Signora per un giorno. Toccò così a Capra lavorarci su, singolarmente, immaginando un gruppo di orfani della guerra di Corea, una fattoria di mele nell’Oregon e retorica spicciola sulla Guerra Fredda. Il titolo? Ride the Pink Cloud. A nulla, tuttavia, valsero le imbeccate di Cohn che gli assegnò lo sceneggiatore Harry Tugend come collaboratore. Parallelamente, la carriera di Capra era tutt’altro che quella sfavillante tra gli anni Trenta e Quaranta. Perse smalto sia in termini di ispirazione che commerciali e artistici.
Nonostante una schiera di successi come Accadde una notte, È arrivata la felicità, L’eterna illusione, Mr. Smith va a Washington, Arriva John Doe, Arsenico e vecchi merletti, La vita è meravigliosa e Lo stato dell’unione, che gli valsero la nomea di narratore eccellente e cantore dell’American Way of Life, la produzione filmica degli anni Cinquanta di Capra (La gioia della vita, È arrivato lo sposo, Un uomo da vendere) incise minimamente e questo rese tutto più difficile per Angeli con la pistola. In più, con il precedente de La gioia della vita del 1951 come scialbo remake di quel Strettamente confidenziale del 1934 sempre di matrice Capra, l’interesse della Columbia in un progetto similare era tiepido. Non deve sorprendere quindi sapere come, nel 1960, la Columbia se ne tirò fuori cedendo i diritti di Signora per un giorno a Capra per 225.000 dollari.
Per Angeli con la pistola si fece sotto la United Artists a cui Capra presentò il concept di Signora per un giorno come un revival nostalgico degli anni Trenta con Frank Sinatra – con cui Capra aveva lavorato nel musical Un uomo da vendere del 1959 – nel ruolo di Dave lo Sciccoso. Questo finché lo stesso Sinatra non si tirò indietro a causa di alcuni dissapori legati allo script. Per il ruolo si ipotizzò uno fra Kirk Douglas, Dean Martin, Jackie Gleason e un sorprendente Steve McQueen (tutti rispedirono al mittente l’offerta), finché Glenn Ford non si propose spontaneamente per la parte oltre che come co-finanziatore con la sua Franton Production. Senza mezzi termini: Capra credeva fosse sbagliato per il ruolo di Dave, ma per disperazione – e assenza di candidati credibili – lo accettò pur di portare finalmente a casa il film.
Il risultato però fu che la collaborazione tra i due fu quanto di più vicino a un disastro, tanto che Capra ne parlò nella sua autobiografia (Il nome sopra un titolo) come: «Angeli con la pistola? Una produzione miserabile plasmata nel fuoco della discordia e filmata in un’atmosfera di dolore, tensione e odio». Basti pensare come, per la parte di Queenie Martin – la socia e poi fidanzata di Dave – Capra scelse Shirley Jones ma, con tutto che i contratti erano sul punto di essere convalidati – Ford si impose e ottenne il ruolo per Hope Lange, la sua fidanzata di allora. Uno sgarbo insomma, ma in linea con la tradizione del film. Perché, ironicamente, il corrispettivo di Queenie Martin in Signora per un giorno era il personaggio di Missouri Martin, interpretata da Glenda Farrell, allora fidanzata dello sceneggiatore del film Robert Riskin.
Il peggio però doveva ancora arrivare per Angeli con la pistola e quel peggio si chiamava Bette Davis. La straordinaria interprete di Eva contro Eva il ruolo dell’indimenticabile Apple Annie dopo che Capra incassò i rifiuti di Helen Hayes, Katharine Hepburn, Jean Arthur e della stessa Booth che – da grande estimatrice de Signora per un giorno – credeva impossibile che potesse superare in bravura May Robson. Parallelamente la Davis stava passando un periodo grigio nella sua carriera. Gli ultimi film importanti (Pranzo di nozze, Al centro dell’uragano) erano datati 1956. Un ingaggio da 100.000 dollari le risolse parecchi problemi, seppur nei panni di un’anziana senzatetto. Eppure un personaggio adorabile, carismatico e fragile, che dialogò alla grande con un Dave/Ford in grande spolvero. Almeno sulla scena perché fuori dal set fu guerra totale tra Bette Davis e Glenn Ford, a partire dagli annunci ufficiali.
In un’intervista Ford sostenne che si impose per dare il ruolo alla Davis dopo che lei fece lo stesso con lui nell’unica altra occasione in cui i due divisero la scena: L’anima e il volto, film del 1946 di Curtis Bernhardt. Notizia a cui sembrerebbe che la Davis abbia reagito con: «Un momento, chi sarebbe quel figlio di pu***na che dice che mi ha aiutato a tornare! Quello str***o non mi avrebbe aiutato a uscire nemmeno da una fogna!». Poi arrivò l’incidente del camerino e lì i delicati equilibri di Angeli con la pistola crollarono giù miseramente. Ford chiese che venisse assegnato alla Lange il camerino adiacente il suo. Solo che quel camerino era già della Davis con i suoi effetti personali e i suoi abiti di scena. Quando Ford si fece avanti chiedendole di cedere il camerino alla collega (e ricordiamo, sua fidanzata), la Davis rifiutò schiettamente.
Da Diva straordinaria qual era fece notare non solo che qualsiasi camerino le fosse stato assegnato sarebbe stato certamente adeguato, ma anche come: «I camerini non sono mai stati responsabili del successo di un film». In quel preciso momento Ford cambiò atteggiamento nei suoi riguardi trattandola come attrice non protagonista per tutta la durata della lavorazione de Angeli con la pistola. Dal canto suo Capra avrebbe voluto intervenire e fare da paciere. Lo scomodo ruolo di co-finanziatore di Ford però, gli impedì qualsiasi presa di posizione. Il risultato fu che, a causa dei continui battibecchi tra i due, soffrì di mal di testa da stress accecanti e invalidanti. Nonostante il soddisfacente risultato al box-office (5 milioni di dollari a fronte di un budget di quasi 3), Capra ricorderà per tutta la vita Angeli con la pistola come un film triste, incompiuto e infelice.
In realtà, visto con occhi esterni e disinteressati, Angeli con la pistola appare oggi più di ieri, oltre sessant’anni dopo, un gioiello filmico che rievoca la magia, l’umorismo e la delizia dei capolavori del maestro nativo di Bisacquino seppur senza l’intensità dirompente dei tempi d’oro. Un piccolo-ma-grande film dove il Natale diventa implicita invocazione nostalgica de La vita è meravigliosa e collante straordinario dei buoni sentimenti che del cinema capriano sono un imprescindibile punto fermo tematico. Eppure, fu talmente forte la delusione causata da una lavorazione infelice, che Capra scelse di uscire di scena in punta di piedi. Non prima però di aver tentato un’impresa che avrebbe avuto dell’incredibile. A conferma di come il bisogno di cinema e di realizzare fosse forte in lui, a metà degli anni Sessanta provò ad adattare il romanzo fantascientifico Marooned di Martin Caidin del 1964 basato sulle gesta del Programma Mercury.
Avviata la pre-produzione con la Columbia, lo script presentato da Capra fu improntato nell’ottica di una profonda rivisitazione del romanzo di Caidin. Il lavoro non riscontrò i favori dell’executive M.J. Frankovich che, piuttosto che licenziare in tronco un autore dal pedigree eccellente come il tre volte vincitore dell’Oscar alla Miglior regia Frank Capra, giocò d’astuzia prospettandogli un budget al ribasso di appena 3 milioni di dollari per la lavorazione. È lecito pensarla così visto che – non appena Capra abbandonò il progetto in favore di John Sturges – il budget per Marooned (noto in Italia come Abbandonati nello spazio) fu quasi triplicato con i suoi 8 milioni di dollari. Poco importa, perché in fondo il bello di Angeli con la pistola sta anche nell’aver regalato al suo autore un’uscita di scena che è il perfetto punto di incontro tra gloriosa celebrazione del passato e ingegnosa innovazione nel presente.
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Qui sotto potete vedere il trailer di Angeli con la Pistola:
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