Windfall | Uno strano triangolo per quel thriller dai risvolti inaspettati

ROMA – Un film tanto lineare quanto stratificato quello di Charlie McDowell, che gioca tutte le sue carte sulla sensazione che dietro la storyline principale ci siamo molto (molto) altro. Effettivamente, via via che i minuti passano, ci rendiamo conto che Windfall – distribuito da Netflix – è un esercizio narrativo in cui si mischiano echi di un cinema classico (su tutti Alfred Hitchcock) ad un cinema strettamente moderno, quello che enfatizza i personaggi, le sensazioni, gli spazi. Il tutto sotto, la straordinaria colonna sonora di Danny Bensi e Saunder Jurriaans, che detta umore e tempi al film, che ha dal canto sua una precisa idea di cinema, tra primissimi piani e dettagli. Scritto da Justin Lader e Andrew Kevin Walker (già, proprio colui che ha scritto Seven e 8mm – Delitto a Luci Rosse), il plot del film è tanto scarno da essere rinchiuso in una riga: un tizio, di cui non sappiamo il nome, entra nella casa (delle vacanze) di una coppia – lui CEO di una grande azienda, lei invece prova a rimettere insieme i pezzi dei sogni infranti – con l’obbiettivo di derubarli. O meglio, di provare a derubarli. Sì perché l’uomo, interpretato da Jason Segel, non pare un ladro così esperto.

Non sappiamo nulla di lui, capiamo però che è abbastanza arrabbiato e disperato da compiere un gesto decisamente avventato. Quando la coppia rientra – interpretata da Lily Collins e Jesse Plemons – i tre si ritrovano faccia a faccia, innescando un circolo in cui la via d’uscita si fa sempre più ristretta e sfuggente. Chi è il ladro? Cosa nasconde? Perché ha scelto di entrare proprio dentro quella casa? Domande su domande, mentre bisogna attendere ventiquattro ore, il tempo necessario perché la banca consegni al proprietario di casa ben cinquecento milioni di dollari, cifra pattuita per chiudere la questione. Il punto è che l’uomo, nonostante trovi in casa un pistola, non appare mai pericoloso, anzi, instaura una sorta di legame con la donna, che intanto – vista l’occasione – inizia a mostrare insofferenza verso l’ingombrante marito.

Altri quesiti in Windfall, allora: chi è davvero la coppia? Davvero sono uniti come dicono di essere? E se l’uomo li avesse scelti proprio per la loro situazione sentimentale? Non lo sappiamo. Possiamo intuirlo, ma nei novanta minuti del film non abbiamo mai delle concrete risposte, almeno fino ai cinque minuti finali, che spiazzano e spostano l’intero assetto cinematografico su un altro piano. Naturalmente non ve lo sveliamo, ma possiamo certamente scrivere che è inaspettato quanto riuscito, nonché rivelatorio a modo suo. Perché, l’enorme gioco messo in atto da Charlie McDowell sta proprio in questo: disseminare tracce e indizi da cogliere, mentre il triangolo protagonista svela via via la loro rispettiva natura. Più che un thriller Windfall è un film su quale parte recitiamo nella vita, e su quando decidiamo di mollare la maschera che ci portiamo dietro. Una maschera asfissiante e spesso ambigua, che riflette quella parte che vorremmo venisse a galla. Attenzione, però, a quale scegliamo di indossare, perché non si sa mai chi possiamo incontrare.

Qui il trailer di Windfall: