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TRON | Jeff Bridges e quel primo punto di incontro tra cinema e videogame

Bruce Boixleitner, Cindy Morgan, Steven Lisberger, la diffidenza della Disney, e quell’Oscar mai arrivato

Tron, alla scoperta di un film mitico
Tron, alla scoperta di un film mitico

ROMA – Nel 1976 l’allora animatore di disegni Steven Lisberger era alla ricerca di un’idea vincente per promuovere i suoi studi di animazione (i quasi omonimi Lisberger Studios). Erano gli anni della prima grande esplosione videoludica. Anni in cui Lisberger si scoprì dipendente da Pong. La visione di un promo della MAGI fece scoccare una scintilla in lui: «Mi resi conto che queste tecniche grafiche erano adatte a portare videogiochi e immagini per computer sullo schermo. Quello è stato il momento in cui l’intero concept mi era apparso in testa». L’idea, cioè, di far entrare un essere umano nel mondo parallelo dei videogiochi. Di che cosa stiamo parlando? Ma di TRON ovviamente (lo trovate su Disney+). Presentato il 9 luglio 1982 tra Stati Uniti e Canada, l’opera di Lisberger seppe perfettamente intercettare l’inerzia vitale del suo tempo divenendo, al contempo, pietra miliare della fantascienza e ambiziosa prima frontiera del cinema videoludico.

I titoli di testa di Tron
I titoli di testa di TRON

Che poi, a dire il vero, la parola Tron ha poco a che fare con i videogiochi. In informatica va ad identificare un comando di debug nel linguaggio di programmazione BASIC che significa TRAce ON. A Lisberger importava poco però. Gli piaceva il suono elettronico della parola, con quel tr- che ti resta incastrato nella dentatura prima che vada ad abbracciarsi con -on. La scelse perché serviva dare un nome a un personaggio che aveva ideato per una demo di trenta secondi. Un’animazione in controluce gialla con cui retroilluminare un Tron molto diverso da quello poi portato in scena da Bruce Boixleitner: barbuto, delle dimensioni non dissimili da un Cylon di Battlestar Galactica, armato di due dischi esplosivi. A detta di Lisberger: «A quel tempo tutti realizzavano animazioni in controluce. E abbiamo pensato che questo personaggio, Tron il guerriero, poteva stare nell’arena di Pong».

Tron il guerriero contro Sark, la sua nemesi

Frustrato dalla natura da cricca del mondo dei videogiochi per computer, Lisberger immaginò TRON come un film che fungesse da portale per aprire a tutti le chiavi di quel mondo. Si trasferì così sulla costa occidentale nel 1977 assieme a Donald Kushner per fondare i Lisberger Studios che nemmeno tre anni dopo lanciarono il loro primo successo per NBC sulla scia di Mosca 1980: Le olimpiadi della giungla. Gli incassi permisero a Lisberger di avere denaro sufficiente per finanziare finalmente TRON. Del progetto si interessò Variety che pubblicò un breve stralcio creandovi interesse attorno. Una copia di quel numero finì nelle mani dell’informatico Alan Kay che si mise in contatto con Lisberger per suggerirgli di usare la vera CGI piuttosto che la semplice animazione manuale. Tron fu infine concepito come film d’animazione grafica racchiuso tra parentesi in live action in una combinazione pionieristica di immagini al computer e animazione controluce.

Il pionieristico stile animato di Lisberger

Lisberger e Kushner pianificarono di finanziare TRON in modo indipendente così da avvicinarsi poi a delle società di informatica. Per convincerle idearono degli storyboard accattivanti (costati in tutto 300.000 dollari) della durata di trenta secondi. Tra tutti la Information International Inc, nella figura di Richard Taylor, si mostrò ricettiva nel fornire supporto all’ambiziosa tecnica animata di cui si faceva portatore il progetto, garantendo quasi 5 milioni di dollari del budget. Ora si trattava di convincere gli studios di Hollywood a metterlo in cantiere: Warner Bros, MGM, Columbia Pictures, tutti risposero picche a Tron, tutti eccetto la Disney che nutriva però non poche perplessità. L’idea di dare 12 milioni di dollari in mano a un neofita, per di più utilizzando tecniche di animazione sperimentali, non suonava molto bene all’orecchio del Presidente Ron Miller. La Disney accettò così di finanziare una prova di pochi minuti per presentare il progetto: ebbero semaforo verde.

David Warner è sia Sark che Master Control Program

A quel punto si trattava solo di sviluppare al meglio lo script. Il primo draft era di Bonnie MacBird che, oltre a caratterizzare Flynn/CLU come spiccatamente comico (lo caratterizzò pensando a Robin Williams), immaginò il tono del racconto come leggero e dai forti rimandi tecnico-informatici. Con l’acquisizione del progetto da parte della Disney la visione della MacBird fu stravolta (al punto da generare aspre dispute legali). La comica leggerezza venne del tutto asciugata in favore di un tono più serio e avventuroso dalle sfumature religiose. Esempio evidente è l’evoluzione della caratterizzazione del personaggio di Alan/Tron passato dall’essere un alter-ego filmico del consulente Kay (che poi divenne compagno e marito della MacBird) alla stregua di un eroe mitologico del cyberspazio dall’evidente rimando cristologico: più deuteragonista eccellente che protagonista di un’opera con il suo nome nei titoli di testa, per un’epica fantascientifica semplice, fresca e accattivante, dal fascino indelebile.

Tron: l'eroe deuteragonista
Tron: l’eroe deuteragonista

Nonostante l’idea pionieristica di cui era depositario però, Lisberger scoprì presto come il mondo dei creativi disneyani fosse perfino più cricca di quello dei videogiochi per computer. Lui e Kushner furono accolti freddamente: «Ci vedevano come il germe dell’esterno. Ci abbiamo provato ad arruolare diversi animatori della Disney, ma nessuno è venuto. La Disney è un gruppo chiuso», per ovviare al problema assunsero degli animatori esterni della Wang Film Productions. C’era però un motivo alla base. Temevano che la nuova tecnologia avrebbe spazzato via l’animazione a mano: cosa che effettivamente avverrà negli anni duemila dopo il successo di Toy Story 2. Ironicamente, John Lasseter (l’allora capo della Pixar) affermò nel 1995 come: «Senza TRON non ci sarebbe stato Toy Story». Partita la lavorazione, e fa veramente strano immaginarlo adesso, ma uno dei computer che ha poi elaborato TRON aveva a malapena 2 MB di RAM e 330 MB di ROM.

Jeff Bridges e Cindy Morgan sono Kevin Flynn/CLU e Lora/Yori in una scena di Tron
Jeff Bridges e Cindy Morgan sono Kevin Flynn/CLU e Lora/Yori

Questo chiaramente poneva un limite al dettaglio nella profondità di campo che a un certo punto viveva unicamente del trend «Nel dubbio, oscuralo». Dettaglio non da poco. In origine infatti gli sfondi di TRON sarebbero dovuti essere bianchi (come omaggio a THX 1138). Per renderli così però sarebbe stata necessaria una quantità di luci tale da rendere il set incandescente. Si scelse così il nero, anche per facilitare l’animazione in controluce. Le sequenze del mondo di TRON furono girate in bianco e nero, poi inserite in un ingranditore, e infine trasferite su pellicola Kodalith ad alto contrasto. Delle celle trasparenti vennero posizionate su ciascun foglio in modo da oscurare tutte le parti dell’immagine, eccetto quelle che poi sarebbero servite per i successivi passaggi della fotocamera, oscurate manualmente. I frammenti Kodalith furono infine posizionati su una scatola luminosa mentre una VistaVision eseguì dai 12 ai 50 passaggi separati su filtri colorati diversi.

Le sentinelle di Master Control Program

Con appena 33 milioni di dollari di incasso in tutto il mondo, Tron fu un successo medio vittima del tempismo di un calendario distributivo che vide contemporaneamente in sala E.T. – L’extraterrestre, Blade Runner e La cosa. Ciliegina sulla torta: agli Oscar 1983 non verrà candidato nella categoria Migliori effetti speciali perché a quel tempo l’uso del computer significava barare. Per la Disney, manco a dirlo, fu considerato alla stregua di un flop commerciale e artistico (un po’ alla maniera di The Black Hole – Il buco nero) che, oltre a spegnere sul nascere qualsiasi progetto di sequel (per TRON: Legacy e TRON: Uprising se ne riparlerà soltanto nel 2010), rimanderà a data da destinarsi qualsiasi tentativo di live action: ci vorranno dieci anni prima che la Disney ne produrrà un altro (Le avventure di Rocketeer).

E alla fine l'amore trionfa in Tron
E alla fine l’amore trionfa in TRON

Opere rischiose come The Black Hole, TRON, ma anche Gli occhi del parco, Fuga nella notte e Giallo a Malta però, ebbero il merito di spingere la Disney verso la sperimentazione dei generi. Qualcosa di cui vedremo gli effetti anche nella pregiata animazione da Classico nell’ambizioso e maturo Taron e la pentola magica del 1985, e che nemmeno un anno prima, nel 1984, spingerà alla creazione della Touchstone Pictures, casa di produzione che negli anni successivi saprà regalare incredibili successi di critica e di pubblico come Splash – Una sirena a Manhattan, Il colore dei soldi e Chi ha incastrato Roger Rabbit: tre indelebili pagine di grande (e nostalgico) cinema anni ottanta.

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Qui sotto potete vedere il trailer del film:

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