MILANO – Tifare una squadra di calcio? Un mistero della fede. Esattamente come l’essere adepti di una religione, oppure come innamorarsi. Insomma: qualcosa che non può essere spiegato razionalmente proprio perché si tratta di una vibrazione assolutamente non logica, che non ha alcuna provenienza. E non ha destinazione. Un dato di fatto con cui bisogna convivere se si è tifosi di qualsiasi squadra. Febbre a 90° è un film inglese del 1997, tratto dall’omonimo romanzo di Nick Hornby, che ai tempi ne curò anche da vicino la sceneggiatura. Non è quindi un caso se – rivisto oggi – è evidente che il film appartiene sicuramente molto di più a lui che al regista, David Evans, qui al suo unico lavoro, del quale si sono perse immediatamente le tracce.

Ma appartiene molto anche al grande Colin Firth, che interpreta Paul Ashworth, bravo insegnante, single, civile, educato, tifosissimo dell’Arsenal. Un uomo a cui non interessa guadagnare molto, gli basta il necessario per sopravvivere, comprarsi un paio di dischi al mese e andare a vedere l’Arsenal. Ogni domenica. Un tipo assolutamente comune, regolare, anche piuttosto colto, ma che ha i risultati dell’Arsenal come pensiero principale. Almeno fino a quando non piomba nella sua vita Sarah (Ruth Gemmell), collega bella ma non troppo, che si innamora di lui. Anche a Paul piace Sarah, ma non così tanto da fargli sacrificare tempo, soldi, e le esplosioni emotive, di rabbia e di gioia, che dedica all’Arsenal.

Non è mai stato realizzato un film come Febbre a 90°(lo trovate su Prime Video, The Film Club e Apple TV+) e questo non significa che sia un capolavoro perché in fondo è semplicemente una commedia sentimentale, molto godibile. La regia di Evans è abbastanza insignificante, ma ciò che conta qui sono i dialoghi di Hornby e la descrizione che viene fatta del tifoso di calcio medio, quello che non va in curva e non ha niente a che fare con il tifo organizzato ma che è condizionato, quotidianamente, dall’andamento della sua squadra. Da questo punto di vista, Febbre a 90° è un indimenticabile cult da mandare a memoria. La sua forza? L’ironia, la tenerezza, la sincerità che caratterizza ogni singolo frammento: chiunque tenga a cuore undici uomini che corrono dietro a un pallone può identificarsi in Paul.

E, a conti fatti, molto difficilmente Febbre a 90° – che ora ritrovate in streaming su Disney + – sarebbe potuto essere un film italiano. In Italia, i film sul tifo calcistico li hanno fatti i Vanzina, buttandola sul comico-demenziale. Ricky Tognazzi ne girò uno molto bello, nel 1991, sulle curve e la violenza negli stadi (Ultrà, abbiamo fatto uno speciale qui). Pupi Avati ne fece uno sulla corruzione (Ultimo minuto), ma sulla passione calcistica pura, niente. In Inghilterra è più facile comprendere cosa sia davvero universale, popolare. E il calcio ha con sé questa forza: radunare attorno a sé persone di luoghi e ambienti assolutamente differenti. Perché il calcio riempie i vuoti e perché con il tempo cambia tutto, cambiamo anche noi. Ma il calcio non cambia mai…
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