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The French Dispatch | Wes Anderson, il New Yorker e la storia vera dietro al film

Tre capitoli e un cast incredibile per un film prezioso che racconta una redazione. Ma non solo…

Bill Murray e la sua scrivania in un momento di The French Dispatch.

MILANO – Alla pubblicazione delle prime immagini, ormai due anni fa, sembravano tutti d’accordo: The French Dispatch sarebbe stato il film più wesandersiano di Wes Anderson. L’uscita in sala era prevista per il 24 luglio 2020 (!) ma l’emergenza Covid ha fatto rimandare tutto di un anno e mezzo, dalla presenza a Cannes all’uscita in sala. Finalmente è giunta l’ora, l’11 novembre, e quindi noi vi raccontiamo cosa c’è dietro il ritorno del regista dopo la parentesi de L’Isola dei cani, dentro un concentrato di colori pastello, inquadrature simmetriche, personaggi bizzarri e musiche d’impatto. Come quelle scelte per accompagnare le prime immagini del film: da un lato L’ultima volta, brano firmato da Ennio Morricone per la colonna sonora de L’ultimo treno della notte di Aldo Lado, dall’altro Aline, hit dell’estate francese del 1965 intonata da Christophe.

The French Dispatch
Un chiosco di giornali di Ennui-sur-Blasé con una copia in bella vista il The French Dispatch

Ma di cosa parla la pellicola? Della redazione del The French Dispatch per l’appunto, supplemento settimanale del quotidiano statunitense Evening Sun di Liberty, Kansas, magazine fittizio eppure mai così reale, apparso addirittura anche all’anteprima italiana a Milano alla Fondazione Prada (ve l’abbiamo raccontata qui). Un omaggio al suo amato New Yorker, come l’ha definito Anderson, che ambienta il film nella fittizia cittadina di Ennui-sur-Blasé nella seconda parte del XX secolo. Un giornale che si occupa di cronaca e cultura generale ispirato palesemente dunque al periodico statunitense tanto amato (e collezionato) dal regista e celebre – tra le molte cose – per il suo puntiglioso e leggendario fact-checking nonché per un giornalismo che da sempre sconfina nella narrativa pura.

The French Dispatch
Adrian Brody è il mercante d’arte Julian Cadazio ispirato a Lord Joseph Duveen

«Il film inizia con un giornalista americano che vive in Francia dove crea la sua rivista», ha raccontato Anderson, «un giornalista che lotta per scrivere ciò che vuole scrivere. Non è un film sulla libertà di stampa, ma quando si parla di giornalisti si narra anche di quello che sta succedendo nel mondo reale». E alla morte del suo direttore – Arthur Howitzer Jr. (Bill Murray), ispirato al co-fondatore del New Yorker, Harold Ross – la redazione del giornale decide così di pubblicare un’edizione speciale composta dagli articoli più importanti pubblicati dal magazine negli ultimi dieci anni. Tra questi anche le tre storie raccontate in The French Dispatch e ispirate a giornalisti o articoli pubblicati dal settimanale newyorchese.

The French Dispatch
Una scena del film

La prima – The Concrete Masterpiece – prende spunto dall’articolo in sei parti, The Days of Duveen: A Beginning in Delft, scritto nel 1951 da S.N. Berhmann ed incentrato sul mercante d’arte Julian Cadazio (Adrian Brody), ispirato a Lord Joseph Duveen, e al suo tentativo di acquistare un dipinto da Moses Rosenthaler (Benicio Del Toro), artista condannato all’ergastolo per un doppio omicidio e “voce artistica più rumorosa della sua turbolenta generazione”. La seconda – Revisions to a Manifesto – racconta le rivolte studentesche nella Francia degli anni Sessanta e vede protagonista Frances McDormand nel ruolo della giornalista Lucinda Krementz e Timothée Chalamet in quello dello due studente rivoluzionario Zeffirelli B (!). Un segmento che prende spunto dall’articolo firmato nel 1968 da Mavis Gallant intitolato The Events in May: a Paris Notebook.

The French Dispatch
Una scena di Revisions to a Manifesto

Infine, la terza storia – The Private Dining Room of the Police Commissioner – vede protagonista un monumentale Jeffrey Wright nel ruolo del giornalista Roebuck Wright, un mix tra James Baldwin e A.J. Liebling, chiamato a scrivere un profilo sullo chef personale di un commissario di polizia che risolverà un caso di rapimento. Un film antologico per un cast corale che vede riuniti gli attori feticcio di Anderson oltre a qualche new entry d’eccezione tra cui (ri)troviamo Owen Wilson, Anjelica Houston, Jason Schwartzman, Willem Dafoe, Tilda Swinton, Edward Norton, Liev Schreiber, Saoirse Ronan, Cristoph Waltz, Henry Winkler, Elizabeth Moss e Léa Seydoux.

The French Dispatch
La redazione del French Dispatch

Scritto dallo stesso regista insieme a Roman Coppola, Hugo Guinness e Jason Schwartzmann, The French Dispatch vede Anderson tornare a collaborare anche con altri nomi ormai legati al suo cinema. Dai costumi di Milena Canonero alle musiche di Alexandre Desplat fino al montaggio di Andrew Weisblum e alla fotografia di Robert Yeoman (che era anche su Un colpo da dilettanti, primo film datato 1996) per un film centrato sulla vita all’interno di una redazione che permetterà di vedere come prende forma e viene raccontata una storia. C’è chi accusa il regista di Houston di essere troppo estetizzante tanto da rendere il suo cinema ripetitivo e freddo. Eppure, per noi, in quelle inquadrature dai colori tenui è possibile (ancora) perdersi tra riferimenti all’arte e primi piani intensi, personaggi stravaganti ed ironia, miniature e magia di cui la redazione del French Dispatch è piena…

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Qui potete vedere il trailer di The French Dispatch:

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