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Wes Anderson: «Il mio The French Dispatch, tra il New Yorker e L’oro di Napoli…»

Il nuovo film, l’Italia, il set in Francia, l’amore per il New Yorker: il regista racconta il suo nuovo film

Wes Anderson a Milano, alla Fondazione Prada, con il suo (finto) magazine The French Dispatch. Foto: Roberto Covi.

MILANO – Arriva indossando un paio di calzini rossi, esattamente come in un suo film. L’hotel, lussuoso e ricercato, assomiglia alla scenografia di un suo film. E quando risponde alle domande, sembra Owen Wilson in un suo film. Benvenuti nel mondo di Wes Anderson, uno dei pochi registi contemporaranei in grado di mettere in scena il suo cinema anche se non c’è alcun set o macchina da presa. A Milano, seduto in una sala appartata del Grand Hotel et de Milan – che fu dimora di Giuseppe Verdi, Tamara de Lempicka e Caruso – il regista texano parla del suo nuovo film, The French Dispatch, finalmente in sala l’11 novembre dopo essere stato chiuso in un cassetto per quasi due anni a causa della pandemia.

Wes Anderson
Wes Anderson a Milano in altri due scatti di Roberto Covi.

L’ITALIA – «Sì, ho girato in Francia con parte del cast francese, da Léa Seydoux a Mathieu Amalric, eppure il primo lampo di The French Dispatch arriva proprio da qui, dall’Italia. Un giorno stavo guardando L’oro di Napoli di Vittorio De Sica e ho pensato che sarebbe stato bello costruire un film a episodi, esattamente come quello. Così ho cominciato a lavorare alla sceneggiatura su una struttura di quel tipo. Amo molto il cinema italiano e anche l’Italia: qui nel 2004 ho girato Le avventure acquatiche di Steve Zissou, e sempre qui grazie a Miuccia Prada ho realizzato il mio corto Castello Cavalcanti con Jason Schwartzman (potete vederlo qui sotto, nda). Amo talmente l’Italia che ogni volta che penso ad un nuovo film cerco di trovare una scusa per tornare a girare a Cinecittà. E presto ci riuscirò, potete starne certi…».

IL NEW YORKER – «Al centro del film c’è questo finto magazine, The French Dispatch, ispirato al New Yorker, una lettura che mi è molto cara e che facevo già da ragazzo, quando vivevo in Texas. Ho studiato il magazine, la struttura della redazione, sono entrato in alcune delle storie pubblicate e ne ho scelte tre da portare in scena a modo mio. Alcuni personaggi sono ispirati a figure reali: il personaggio di Bill Murray, Arthur Howitzer Jr., è ispirato a due direttori del New Yorker, Harold Ross e William Shawn, mentre Tilda Swinton rilegge invece a modo suo la figura di Rosamond Bernier, famosa per le conferenze nei musei di Parigi. Ma non è necessariamente una lettera d’amore verso il giornalismo, è il mio modo di omaggiare quelle letture…».

Wes Anderson al photocall alla Fondazione Prada, a Milano. Foto Roberto Covi.

IL SET – «Con Adam Stockhausen (scenografo di fiducia, al fianco di  Wes Anderson dai tempi di Moonrise Kingdom, nel 2012, e ora con Spielberg su West Side Story, nda) siamo andati alla ricerca di un piccolo paesino in Francia per poter girare il film senza lo stress dei ritmi di una grande città e anche per avere la troupe sempre unita. Così ci siamo imbattuti in Angoulême, poco sopra Bordeaux, e devo dire che è stata la scelta perfetta. Abbiamo potuto trasformare angoli e vicoli, addirittura intere strade, parti di città. Giorno dopo giorno abbiamo creato così un nuovo luogo, Ennui-sur-Blasé, ed è stato un modo molto piacevole di girare, anche perché la gente di Angoulême ha partecipato alle riprese con molto calore…».

Wes Anderson sul set del film a Angoulême, vicino Bordeaux.

IL MIO MONDO – «In questo film torno in parte al bianco e nero, è vero, come nel mio primo corto, Bottle Rocket, che ispirò poi il mio primo film del 1996, Un colpo da dilettanti con Owen Wilson. Non è stata una scelta consapevole, è semplicemente accaduto che mentre riflettevo sul personaggio di Benicio Del Toro nella mia testa continuavo a vederlo simile a Michel Simon (volto di Renoir e Carné, nda), un attore che però avevo sempre visto in bianco e nero. Così ho deciso di girare quell’episodio in bianco e nero. Il mio mondo? Si è molto espanso negli anni, perché oggi raramente giro negli Stati Uniti. Ho appena finito un nuovo film e l’ho girato in Spagna (Asteroid City, con Tom Hanks, Scarlett Johansson e il compare Adrian Brody, nda) e mi sono accorto che la mia troupe è diventata un piccolo pianeta in miniatura in cui convivono francesi, italiani, americani, indiani. Sono loro il mio mondo».

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  • IL TRAILER | Qui il trailer of del film.

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