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Suntan | Argyris Papadimitropoulos, il tempo perduto e l’eterna estate greca

A sette anni dalla presentazione, arriva al cinema un coming of age di mezza età. Ma perché vederlo?

Suntan
Makis Papadimitriou e Elli Tringou in una scena di Suntan.

ROMA – Per il quarantenne Kostis la vita scivola via senza lasciare traccia. Medico di una minuscola isola, trascorre da solo l’inverno. Quando arriva l’estate, però, l’isola si trasforma in un luogo di vacanza selvaggio con spiagge per nudisti e feste piene di follia ed eccessi. Quando Kostis incontra la ventenne Anna, si innamora di lei e fa di tutto per impressionarla, trascorrendo il suo tempo tra alcol, feste e momenti intimi con lei e il suo gruppo di scatenati amici. Ciò che inizia come una riscoperta della sua giovinezza perduta, però, si trasforma lentamente in un’ossessione poiché Kostis ormai sarebbe disposto a fare di tutto per tenersi Anna. Suntan di Argyris Papadimitropoulos, al cinema con Trent Film, parte da qui, da questo personaggio che è anche la forza del film.

Suntan è stato definito da Papadimitropoulos come un coming-of-age di mezza età
Suntan è stato definito da Papadimitropoulos come un coming-of-age di mezza età

Presentato in concorso all’International Film Festival Rotterdam 2016 (!) per poi passare in concorso nella sezione Festa Mobile al Torino Film Festival dello stesso anno, prodotto da Marni Films, Oxymoron Films, Faliro House Production Services e con protagonisti Makis Papadimitriou, Elli Tringou e Marcus Collen, Suntan nasce dall’esigenza di Papadimitropoulos di raccontare quella che non esita a definire come l’eterna estate greca: «Il film è stato girato durante l’estate sulla minuscola isola di Antiparos, quando il posto era pieno di festaioli e feste senza sosta. Girare un film durante il periodo più impegnativo della stagione su un’isola greca potrebbe sembrare una missione impossibile, ma per me è stato una scelta ovvia, per il mio film più personale. Vado ad Antiparos da quando avevo 15 anni, come qualsiasi adolescente ormonale».

Makis Papadimitriou in una scena del film
Makis Papadimitriou

Solo che trent’anni dopo, quarantasettenne, e con alle spalle un altro lungometraggio successivo a Suntan – il romantico (e chiacchieratissimo) Monday, del 2020, con protagonisti Sebastian Stan e Denise Gough per Netflix – lo stesso Papadimitropoulos ammette un altro punto di vista: «Continuo ad andarci ad Antiparos, anche se sono pericolosamente vicino all’età del protagonista, Kostis. Poco più che quarantenne, lui è un esemplare atipico del mondo adulto. Non ha una famiglia sua, a differenza della maggior parte dei coetanei. Proprio come loro, però, è prigioniero del proprio corpo, costretto a restare a guardarlo appassire, incapace di resistere allo spietato scorrere del tempo». Ed ecco quindi il cuore narrativo di Suntan: il progredire del tempo, l’incapacità di scendervi a patti, specie in una società sempre più veloce e fluida, dove a volte è quasi impossibile starvi dietro.

Suntan di Argyris Papadimitropoulos, al cinema dal 13 luglio 2023 per Trent Film
Un’altra scena di Suntan di Argyris Papadimitropoulos

Davanti a Kostis, quelli che Papadimitropoulos non esita a definire come esempi di vite differenti: «Cinque ottimi esempi di giovinezza, e la giovinezza è un periodo della vita che Kostis ha superato da tempo, probabilmente mai vissuto al massimo o come avrebbe voluto. È un momento di divertimento, svago e, soprattutto, di disattenzione fisica in cui il corpo comanda. È l’età in cui si desidera di più l’euforia, il gioco, la danza, l’innamoramento e l’inseguimento delle passioni della carne». Sullo sfondo dell’eterna estate greca ecco un Suntan coming-of-age di mezza età fatto di stravaganza di desiderio, dipendenze, incoscienza ed esperienze senza limiti, sino a spingersi oltre i confini del possibile – e dell’etico – nella terra sconosciuta della fisicità: «Una terra incognita frutto dell’esplorazione dei confini del mio eroe e del suo viaggio».

Elli Tringou in una scena di Suntan
Elli Tringou

Perché in fondo è questo il sapore del viaggio intrapreso da Kostis. Un viaggio che è (ri)scoperta del mondo arrivato al giro di boa di una vita – la sua vita – che non ha mai assaggiato la spensieratezza dell’amore estivo e tutte quelle esperienze formative e/o basilari nella vita di ogni giovane individuo. È proprio in questo dislivello che si gioca la partita di Suntan, nell’eccezionale caratterizzazione problematica del Kostis di un Makis Papadimitriou in scioltezza: ingenuamente machiavellico. L’assenza degli strumenti logici e umani necessari a comprendere il mondo e la leggerezza dell’estate rendono Kostis perennemente fuori posto e fuori contesto, sia con i suoi coetanei – uomini maturi e formati – che con i più giovani – spensierati, leggeri e privi di scrupoli – nelle immagini dalla costruzione filmica certosina intessute da Papadimitropoulos.

Dopo aver stupito al Torino Film Festival 2016 è pronto a sconvolgere il pubblico al cinema, nulla sarà lo stesso dopo questo film
Dopo aver stupito al Torino Film Festival 2016 è pronto a sconvolgere il pubblico al cinema

Questo fino al superbo e ben calibrato secondo atto che finisce con il dare la svolta decisiva nell’evoluzione di Kostis/Papadimitriou e dei suoi coni d’ombra. Sino a trascinare Suntan nel terreno narrativo della dramma psicologico ed esistenziale di una lenta e pericolosa discesa negli inferi della natura umana fatta di stalking, voyeurismo, morbosità e violenza, pienamente in linea con il tono spiazzante e disturbante delle premiate produzioni del Nuovo Cinema Greco. E se è vero che qualche ingenua semplificazione Papadimitropoulos se la prende pure nel settare le svolte narrative, poco importa: Suntan è un gioiellino. Un film piccolo destinato a sconvolgere anche l’animo degli spettatori meno arrendevoli…

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Qui sotto potete vedere il trailer del film: 

 

 

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