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Ritorno a Seoul | Davy Chou, Ji-Min Park e tutte le persone che non saremo mai

Dopo Cannes, Torino e il passaggio in sala, arriva su MUBI un grande film. Ma perché (ri)scoprirlo?

Ritorno a Seoul
Ji-Min Park in una scena di Ritorno a Seoul

ROMA – Freddie, 25 anni, impulsiva e testarda, torna in Corea del Sud per la prima volta da quando, appena nata, è stata adottata da una coppia francese. Qui, inizia a cercare i genitori che l’hanno abbandonata. Tra incontri, amicizie e l’ombra di una madre che non vuole farsi rintracciare, la ragazza si trova immersa in una cultura molto diversa e intraprende un viaggio nel viaggio che la porterà in direzioni inaspettate. Per scoprire che forse questa è la vita: incontrare l’inaspettato, cavalcarlo, essere tutte le persone che avresti potuto essere. Parte da qui Ritorno a Seoul, terzo film di Davy Chou dopo il documentario Golden Slumbers e Diamond Island, rispettivamente, sull’età d’oro del cinema cambogiano anni Sessanta e sulla necessità di lasciare la propria terra per ricongiungersi, ritrovarsi e modernizzarsi.

Ritorno a Seoul di Davy Chou, in streaming su MUBI dal 7 luglio 2023
Una scena di Ritorno a Seoul di Davy Chou

Per certi versi quindi, Ritorno a Seoul può essere considerato il sequel spirituale di Diamond Island, l’altra faccia, o quantomeno, il suo speculare, la necessità di tornare indietro per andare avanti. Un concept incisivo fatto di poesia e lucida e stridente realtà, ispirato da Chou dalla vita di Laure Badufle, una cara amica nata in Corea, ma adottata da genitori francesi all’età di un anno che ha accompagnato Chou a Busan durante il giro festivaliero di Golden Slumbers: «È stata davvero un’esperienza toccante. Dai loro scambi trapelava un misto di emozioni: tristezza, rancore, incomprensione e rimpianti. Rimasi così toccato da quell’esperienza che decisi che un giorno l’avrei trasformata in un film». Da qui la costruzione di Ritorno a Seoul come riflessione sull’adozione internazionale, le sue conseguenze e le identità che ci vengono attribuite come cittadini del mondo.

Ritorno a Seoul è stato presentato in concorso a Cannes75 nella sezione Un Certain Regard
Il film è stato presentato in concorso a Cannes nella sezione Un Certain Regard

Posizione quest’ultima di cui Chou appare interlocutore privilegiato in quanto nato in Francia da genitori cambogiani. Ma soprattutto di come il ritorno, la riscoperta delle proprie radici, possa stravolgere la comprensione del proprio io al punto da risemantizzare la propria identità in funzione di desideri diasporici d’amore e ricerca. Non a caso, quando Chou presentò Ritorno a Seoul in concorso a Cannes a Un Certain Regard, lo fece sotto il titolo di All The People I’ll Never Be/Tutte le persone che non sarò mai. Come a volervi esplicitare il senso della vita come un insieme di percorsi intrapresi-e-lasciati tra destino e libero arbitrio, e dell’adozione come turning point cardine nel suo essere svolta narrativo-esistenziale che ci allontana dalla nostra natura e da ciò che saremmo potuti essere. Senza ritorno, esattamente come il working title (Sans Retour) scelto da Chou.

Il titolo originale di Ritorno a Seoul è All The People I'll Never Be
Il titolo originale di Ritorno a Seoul è All The People I’ll Never Be: Tutte le persone che non sarò mai

A rimescolare le carte in tavola ci hanno pensato MUBI e Sony Pictures Classics al momento dell’acquisizione dei diritti di distribuzione, optando per il definitivo, meno poetico e decisamente più criptico: Ritorno a Seoul. Al centro del racconto quella Ji-Min Park artista di arte plastica, esordiente assoluta ma già veterana per mimica e intensità («Non aveva mai recitato prima ma, in maniera del tutto intuitiva e sorprendente, è riuscita a tirare fuori emozioni intense, passando da una violenza estrema a un’estrema vulnerabilità, sino a mettere in discussione il rapporto di Freddie con femminilità, genere e uomini» dirà Chou di lei al riguardo), nata in Corea del Sud per poi arrivare in Francia all’età di otto anni. Sullo sfondo una Seoul che evolve e si manifesta in uno spazio sempre più incerto e indefinito Freddie incede tra incomprensioni linguistiche e di tradizione.

Protagonista assoluta di Ritorno a Seoul è l'esordiente Ji-Min Park, artista di arti plastiche di fama mondiale
Protagonista assoluta l’esordiente Ji-Min Park, artista di arti plastiche di fama mondiale

Uno scontro tra mondi e costrutti sociali che mescolano ed evolvono, spinti dalla voglia di integrazione, di vita e di amore di Freddie, a cui Chou regala un’evoluzione caratteriale fatta di costruzione e distruzione, ordine e disordine, in un continuo saliscendi emozionale tra equilibrio e disequilibrio. In altri termini è una piccola gemma di puro cinema Ritorno a Seoul. Tanto colorata e fastosa nell’assoluto rigore registico di un Chou che vive di geometrie e poesia in immagine nei suoi primi e primissimi piani claustrofobici dalle manovre avvolgenti, quanto fragile nel suo cuore narrativo. In sala c’è già stato Ritorno a Seoul, era la scorsa primavera (11 maggio 2023, grazie ad I Wonder Pictures) ora però è pronto ad approdare in streaming su MUBI: un’occasione unica e preziosa di farsi meravigliare dal grande cinema come in sole poche altre circostanze.

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Qui sotto potete vedere il trailer del film: 

 

 

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