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Animali Selvatici | La Transilvania, i segni del tempo e il ritorno a casa di Cristian Mungiu

Un film imperdibile in una Transilvania microcosmica e multietnica, teatro di poesia e violenza

Animali Selvatici
Animali Selvatici e dove trovarli: una scena del film.

ROMA – Mancano pochi giorni al Natale e dopo aver lasciato il suo impiego in Germania, Matthias ritorna nel suo villaggio in Transilvania. Il suo desiderio è quello di seguire l’educazione di suo figlio Rudi, affidato troppo a lungo alle cure dell’ansiosa madre Ana, così da liberare il ragazzo dei traumi irrisolti di cui è preda. Matthias è anche preoccupato per il vecchio padre, Otto, e ansioso di rivedere la sua ex-amante Csilla. Quando un gruppo di lavoratori viene assunto nel piccolo stabilimento che Csilla dirige, la pace della comunità verrà però turbata. Da qui parte il racconto di Animali selvatici, il ritorno dietro la macchina da presa di Cristian Mungiu sei anni dopo Un padre, una figlia, al cinema ora a un anno dal passaggio a Cannes grazie alla BiM.

Animali selvatici di Cristian Mungiu, al cinema dal 6 luglio 2023 per BiM Distribuzione
Una scena di Animali selvatici di Cristian Mungiu

Presentato – come detto – in concorso a Cannes 75 sotto il titolo di R.M.N. – vale a dire Rezonanta Magnetica Nucleara/Risonanza Magnetica Nucleare – e con protagonisti Marin Grigore (una bella sorpresa, già visto nel cinema di Cristi Puiu), Judith State, Macrina Bârlădeanu e Orsolya Moldován, Animali selvatici nasce dall’esigenza di Mungiu di raccontare il tempo: «Il tempo passato, percepito come attendibile, il tempo presente, vissuto come caotico e il tempo futuro, ritenuto feroce. È un film che parla di intolleranza e discriminazione, di pregiudizio e stereotipi, di autorità e libertà, di codardia e di coraggio, di sopravvivenza, globalizzazione, dell’individuo e delle masse, del destino personale rispetto a quello collettivo».

Marin Grigore in una scena di Animali selvatici
Marin Grigore

Paure ancestrali, impulsi irrazionali e frustrazioni xenofobe si diffondono a macchia d’olio in Animali selvatici, fino ad inquinare relazioni, amori riaffiorati e altri ingrigiti, dati infine alle fiamme e alle fucilate di un gigantesco buco nero di orrore populista. Nel mezzo c’è il mestiere e l’arte di Mungiu – implacabile osservatore del mondo e delle sue dinamiche storiche, economiche e sociali – che cesella il suo Animali selvatici racconto universale e totalizzante tutto costruito intorno al disperato ritorno a casa di Matthias/Grigore in una Transilvania multietnica e microcosmica, di motivi visivi e immagini ricorrenti («Le cose che amo maggiormente nel film sono quelle che non possono essere espresse a parole» dirà Mungiu in merito) fatti di commuovente delicatezza e violenta brutalità.

La sequenza dell'assemblea, uno dei momenti chiave del film
La sequenza dell’assemblea, uno dei momenti chiave di Animali selvatici

Ma soprattutto di poesia. Come l’eleganza e l’intimità che affiora in tutte le scene che sanciscono il ritrovarsi accennato di Matthias e Csilla, in cui Mungiu inserisce – come a volerne rievocare lo spirito, l’essenza e la bellezza filmica – la mitologica Yumeji’s Theme incisa da Shigeru Umebayashi per In the Mood for Love di Wong Kar-wai. Un piccolo omaggio cinefilo di cui Mungiu manipola le inerzie mostrandoci nascita, sviluppo e fine di un amore. O il piano sequenza di diciassette minuti dell’assemblea della comunità del villaggio alle pendici del terzo atto. Il momento chiave in cui – a camera fissa e con ventisei voci che rivendicano, urlando, le proprie ragioni – in Animali selvatici tutto finisce con il prendere una legittimata svolta catastrofica.

Marin Grigore, Mark Edward Blenyesi e Macrina Barladeanu in una scena di Animali selvatici
Marin Grigore, Mark Edward Blenyesi e Macrina Barladeanu

Secondo Mungiu il piano sequenza, più che un’espediente tecnico audace, è una dichiarazione di intenti del regista: «Girare in piano sequenza è una dichiarazione che determina profondamente la forma di uno stile. Di conseguenza, un regista deve impostare una situazione nel modo il più possibile credibile e veritiero e poi registrare quell’istante. Il ritmo non viene dato dal montaggio, ma è interiorizzato». Di sicuro non l’atmosfera natalizia che, seppur accennata nelle prime battute di racconto, in Animali selvatici va gradualmente a dissiparsi, come se non ci fosse spazio per il Natale, il suo calore, le sue tradizioni e la sua ritualità fatta di famiglia e regali, in quell’angolo di mondo freddo, sperduto e selvaggio.

Il titolo originale di Animali selvatici è R.M.N. - Rezonanta Magnetica Nucleara
Il titolo originale di Animali selvatici è R.M.N. – Rezonanta Magnetica Nucleara

Non ultimo il senso del titolo originale di Animali selvatici, quel R.M.N. – Rezonanta Magnetica Nucleara di evidente stampo medico: «Si tratta di uno strumento di indagine del cervello, una scansione di quest’organo, allo scopo di cercare di individuare cose sotto la superficie. L’empatia ed altre abilità di interazione sociale hanno origine sulla superficie della corteccia cerebrale. Gli istinti più animali, quelli che hanno contribuito alla sopravvivenza della specie umana, occupano invece il restante 99% del cervello». E qual miglior titolo, in effetti, per Animali selvatici, ode di dolore all’assenza di empatia e alla sopravvivenza violenta – e a volte armata – come necessità, in un mondo dove il diverso è sbagliato e nemico. Uno dei grandi eventi della stagione.

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Qui sotto potete vedere il trailer del film: 

 

 

 

 

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