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As Bestas | Rodrigo Sorogoyen, quel fatto di cronaca e un film da non perdere

Spiazzante, duro, feroce ma necessario: vincitore di nove Goya, arriva ora in sala. Ma perché vederlo?

as bestas
Denis Ménochet e Marina Foïs in una scena di As Bestas.

ROMA – Antoine e Olga sono una coppia francese stabilitasi molto tempo fa in un villaggio dell’interno della Galizia. Lì conducono una vita tranquilla, coltivano i loro ortaggi e riabilitano le case abbandonate, anche se la loro convivenza con la gente del posto non è così idilliaca come vorrebbero. Il loro rifiuto di realizzare un parco eolico accentuerà i dissapori con i vicini, soprattutto con i fratelli Xan e Lorenzo. As Bestas, il nuovo film di Rodrigo Sorogoyen con Denis Ménochet, Marina Foïs e Luis Zahera, parte da qui e arriva a tre anni da Madre e a sei da Che Dio ci perdoni. Questa volta Sorogoyen torna nel terreno narrativo del thriller psicologico raccontando di uomini al limite e culture scordanti in una terra di confine rurale.

As Bestas diretto da Rodrigo Sorogoyen, al cinema dal 13 aprile grazie a Movies Inspired e Lucky Red
Una scena di As Bestas di Rodrigo Sorogoyen,

Quella Santoalla, frazione semiabbandonata di Petìn nella campagna galiziana in bilico tra Spagna e Francia, teatro di orrori xenofobici e antropofobici, di cupidigia e di incapacità ad accettare il cambiamento e il progresso, che dello script firmato da Isabel Peña e Sorogoyen è il cuore pulsante. Ma soprattutto di una storia vera. Perché As Bestas, presentato fuori concorso a Cannes, vincitore di nove Goya (tra cui film e regia), distribuito nei cinema ora da Movies Inspired e Lucky Red, parte da un’atroce fatto di cronaca risalente al 2010 e qui opportunamente ricalibrato. La storia è quella degli olandesi Martin Verfondern e Margo Pool e di come i fratelli Julio e Juan Carlos Rodríguez resero loro la vita impossibile.

Denis Ménochet e Marina Foïs sono Antoine e Olga Denis in una scena di As Bestas
Denis Ménochet e Marina Foïs sono Antoine e Olga Denis

Trasferitisi nel 1997 con l’obiettivo di dar vita a un’attività eco-friendly a chilometro zero, ben presto i rapporti tra le due famiglie – inizialmente civili – si deteriorarono rapidamente nel momento in cui si misero di mezzo soldi e profitti. Il risultato? Nel 2010 Martin Verfondern svanì nel nulla. Dopo un’indagine intensa, durata quattro anni, i fratelli Rodríguez furono incriminati dalle autorità competenti per l’omicidio. Un omicidio premeditato e diabolicamente studiato, talmente d’impatto in quel territorio che nel 2016 i registi Andrew Becker e Daniel Mehrer vollero dedicargli un documentario (terribile e potentissimo, Santoalla) al fine di unirne i pezzi. Infine ecco Sorogoyen con As Bestas e l’intuizione coraggiosa di una trasposizione a mezzo filmico in una cornice western straordinaria e spiazzante nel raccontare pulsioni e follia in un angolo di mondo dimenticato dal mondo civilizzato.

Luis Zahera e Diego Anido sono Xan e Lorenzo in una scena di As Bestas
Luis Zahera e Diego Anido sono Xan e Lorenzo

As Bestas è costellato di silenzi e attese, suoni sinistri e rantolanti, sputi in faccia e vendette lente, al piombo, dalla crescita esponenziale. Avvolto da Sorogoyen in una regia sporca nei sapori ma rigorosa ed essenziale nella sua costruzione d’immagine ombrosa e cupa nel trascinare lo spettatore in una comune di allevatori e agricoltori che è microcosmo di un mondo populista e retrogrado fatto di ostilità e violenza verbale prima che fisica. Al centro della scena due coppie: Antoine e Olga (Denis Ménochet, Marina Foïs) e Xan e Lorenzo (Luis Zahera, Diego Anido). Entrambe dalla fisicità grezza e dalla barba incolta (negli uomini perlomeno) che ravviva i volti scavati, entrambe dotate di una forza propulsiva resa contraria e opposta (all’altra) dai delicati equilibri del reticolato narrativo.

Marie Colomb è Marie Denis

Se è vero infatti che Antoine e Olga sono passati al di là del confine, in terra iberica, per inseguire un sogno e cercare il proprio posto nel mondo, la propria dimensione, dall’altra ci sono Xan e Lorenzo intrappolati in una vita che in fondo – specie a Xan – sta stretta, incapaci di avere una visione e di saper cogliere le opportunità che quella terra – la loro terra – offre. Nel mezzo c’è tutto As Bestas e l’intuizione di Peña e Sorogoyen nel ridurre il conflitto all’osso nella rilettura a mezzo filmico, giocandosela tutta di sfumature e infiammate improvvise. Un film che cresce alla distanza, fatto di equilibri precari, di politica e giustizia, che nella sua allegoria senza tempo e fuori dal tempo guarda da vicinissimo i nostri giorni incerti.

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Qui sotto potete vedere il trailer del film: 

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