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EO | Jerzy Skolimowski, la lezione di Bresson e la vita attraverso gli occhi di un asino

Dopo il premio vinto a Cannes, arriva in sala il film, rilettura moderna di Au hasard Balthazar

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Eo di Jerzy Skolimowski dal 22 dicembre al cinema

ROMA – Il mondo è un luogo misterioso se visto attraverso gli occhi di un animale. EO, un asino grigio dagli occhi malinconici, incontra persone buone e cattive lungo il percorso della sua vita, sperimenta gioia e dolore, sopporta la ruota della fortuna trasformando casualmente la sua fortuna in un disastro e la sua disperazione in una felicità inaspettata, ma nemmeno per un momento perde l’innocenza. Questa la trama di EO, ritorno al cinema di Jerzy Skolimowski – a sette anni di distanza da 11 minuti – con protagonisti Isabelle Huppert, Sandra Drzymalska, Lorenzo Zurzolo, Mateusz Kosciukiewicz, Tomasz Organek e Lolita Chammah. Il nostro consiglio? Regalatevi la visione di quello che non sbagliamo a definire un inestimabile gioiello filmico dei nostri tempi.

Eo: al cinema dal 22 dicembre grazie a I Wonder Pictures
EO: al cinema dal 22 dicembre grazie ad Arthouse

E non solo perché a Cannes75 ha fatto furore venendo insignito del Premio della giuria ex-aequo con Le otto montagne di Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch e nemmeno perché la Polonia lo ha scelto come candidato ufficiale per la corsa al Miglior film internazionale agli Oscar 2023, ma per la sua essenza filmica. È un’opera pura e poetica EO. Un film sull’innocenza da preservare in un mondo definito da Skolimowski come: «Cinico e spietato, ostile, dove l’innocenza può passare per ingenuità o come segno di debolezza». Ma soprattutto sul senso di libertà, sull’amore e sull’amore per la vita, restituitoci tutto dagli occhi che parlano di un animale amabile il cui viaggio nel mondo si arricchisce di istantanee come frammenti di vita vera fatti di dolcezza e crudeltà.

Sandra Drzymalska e Tako in una scena di Eo
Sandra Drzymalska e Tako

Per un EO la cui inerzia narrativa è la perfetta miscellanea di intuito registico e celebrazione artistica nel declinare un concept che vede affondare le proprie radici creative in un’altra grande opera della storia del cinema: Au hasard Balthazar di Robert Bresson del 1966 – straziante allegoria dell’ingratitudine umana raccontata attraverso la storia del povero asino Balthazar e del suo viaggio nel mondo di padrone in padrone intrisa di realismo poetico bressoniano – di cui EO è dichiaratamente il remake improprio e/o la rilettura edulcorata nei toni e nell’emotività. Un’opera cruciale per la formazione del Skolimowski uomo oltre che autore: «Diversi decenni fa dissi in un’intervista che l’unico film ad avermi commosso fino alle lacrime è stato Au hasard Balthazar, da allora non ho versato una lacrima che fosse una al cinema».

Eo e quel legame con Au Hasard Balthazar di Robert Bresson
EO e quel legame con Au Hasard Balthazar di Robert Bresson

Skolimowski prosegue poi sottolineando quella che ha rappresentato la vera innovazione del Balthazar di Bresson: «Lo ribadisco, penso di averlo scoperto poco dopo la sua uscita, quello che devo a Bresson è l’aver acquisito la forte convinzione che fare di un animale un personaggio del film non solo è possibile, ma può anche essere fonte di emozione» e che animale visto che per dare volto e corpo al piccolo EO son serviti ben sei asini: Tako (il protagonista), Ola, Marietta, Ettore, Rocco e Mela. Un’esperienza inedita per un gigante come Skolimowski: «I registi abitualmente usano argomentazioni intellettuali e linguaggio emotivo per provocare gli attori a ottenere l’effetto desiderato» – per poi proseguire – «Con il mio asino invece l’unico modo per convincerlo a fare qualsiasi cosa era con la tenerezza».

Jerzy Skolimowski e il legame speciale creatosi con Tako

«La differenza principale è che gli asini non sanno cosa sia la recitazione, loro non possono fingere nulla, semplicemente sono. Sono gentili, premurosi, rispettosi, educati e leali» – racconta il regista – «Vivono al massimo il presente, non mostrano mai narcisismo, non lesinano sulle presunte intenzioni del loro carattere e soprattutto non discutono mai la visione del loro regista!», praticamente dei perfetti attori. Da qui la scelta di dar vita ad un film come EO: «Che basasse la narrazione sulle emozioni per staccarmi dai drammi umani in modo da guardare il mondo da un punto di vista diverso, più ampio». Un film unico, piccolo ma grande, che nell’insinuarsi in quella terra di confine narrativa tra tradizione e innovazione, trova la propria direzione nel sentiero dell’immortalità artistica.

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Qui sotto potete vedere il trailer del film:

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