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Argentina, 1985 | Ricardo Darín, la rivoluzione argentina e quell’assist di Messi

Dopo il Golden Globe, il film ritorna in sala e punta all’Oscar. Con il tifo del campione del mondo…

Argentina, 1985
Ricardo Darín in una scena di Argentina, 1985.

ROMA – «Non preoccuparti, non andiamo mica per vincere. Non abbiamo possibilità, a dire il vero siamo un branco dei perdenti. Per cui state calmi, non dovremo fare nessun discorso. No, non vinceremo». Che ci crediate o meno, sono state proprio queste le parole che Ricardo Darín ha detto al collega e compagno di set Peter Lanzani e al regista Santiago Mitre la sera dello scorso 10 gennaio, poco prima di arrivare al Beverly Hilton Hotel per la cerimonia di premiazione dei Golden Globe. È un suo portafortuna, ha rivelato poi Lanzani, un modo per esorcizzare l’ansia da prestazione da grande evento. E in effetti ha portato bene perché quella sera, Argentina, 1985, si è portato a casa il Golden Globe per il miglior film in lingua straniera contro avversari di livello come Close, Decision to Leave, RRR e Niente di nuovo sul fronte occidentale.

Argentina, 1985.
Ricardo Darín e Peter Lanzani, i procuratori di Argentina, 1985.

E possiamo giurare che sarà lui uno dei favoriti – se non l’avversario da battere – in quella categoria la prossima notte degli Oscar. Nell’attesa, Lucky Red lo distribuisce nei cinema di tutta Italia dal 23 febbraio dopo che Argentina, 1985, in verità, ha già avuto modo di essere visto e ammirato da milioni di spettatori visto il suo approdo in streaming su Prime Video, ma poco importa. Perché un film come quello di Mitre, dalla simile inerzia, di tale valenza filmica, è talmente prezioso che merita di essere illuminato dal buio della sala e non solo perché accolto benevolmente da critica e pubblico in concorso a Venezia (dove avevamo intervistato proprio Darín e Lanzani), ma per la storia, la vicenda narrata, al centro della narrazione dal classico sapore legal intessuta da Mitre di rigore registico e intuizioni.

Ricardo Darín e Peter Lanzani sono i procuratori Julio César Strassera e Luis Moreno-Ocampo in una scena di Argentina, 1985
Ricardo Darín e Peter Lanzani sono i procuratori Julio César Strassera e Luis Moreno-Ocampo

Argentina, 1985 è infatti ispirato alla vera storia dei procuratori Julio César Strassera (Ricardo Darín) e Luis Moreno-Ocampo (Peter Lanzani) che nel 1985 ebbero il coraggio di indagare e perseguire la più sanguinosa dittatura militare di sempre passata alla storia come il Processo di riorganizzazione nazionale – e meglio nota come el Proceso/Il Processo – che governò in un piano sistematico di terrorismo di Stato dal 24 marzo 1976 al 10 dicembre 1983. L’obiettivo dichiarato de el Proceso era combattere la cosiddetta sovversione dei guerriglieri marxisti e peronisti così da ricollocare l’Argentina in un mondo occidentale e cristiano, neo-liberista. Solo che l’obiettivo venne imposto attraverso sistematiche violazione di diritti umani e civili (la cosiddetta Guerra sucia/Guerra sporca), crimini di lesa umanità, che portarono a oltre 2.300 omicidi politici e circa 30.000 dispersi di cui 9.000 accertati.

Il film, prima produzione Amazon Original Argentina, è stato presentato in concorso a Venezia

Un evento senza precedenti nella storia quello de el Proceso, tanto da ispirare il cinema nel racconto. Da La storia ufficiale di Luis Puenzo vincitore dell’Oscar al film straniero 1986 a Capitano Kòblic di Sebastiàn Borensztein del 2016 – con sempre Darín come protagonista – passando per La notte delle matite spezzate di Hèctor Olivera e il polanskiano La morte e la fanciulla del 1994, senza dimenticare Garage Olimpo e Hijos di Marco Bechis, ma sono solo alcune delle opere che negli ultimi trentacinque anni hanno voluto prendere posizione sugli orrori di Videla. E poi c’è Argentina, 1985, che nell’esplicitare lo stato d’accusa de el Proceso sceglie di raccontarne la fine e di riflesso celebrare la nascita della democrazia continuativa in Argentina – ovvero, il processo alla Giunta Militare Argentina (noto come Juicio a las Juntas) per la prima volta nella storia del cinema.

Ricardo Darín di nuovo al lavoro con Santiago Mitre dopo Il Presidente del 2017

Avuto inizio il 22 aprile 1985, fu il primo e unico caso di processo da parte di un Paese democratico contro un regime dittatoriale, nonché il più grande processo per crimini di guerra dopo il celeberrimo Processo di Norimberga, che vide Strassera e Moreno-Ocampo presentare oltre 700 casi (di cui 280 presi in esame) e un totale di 833 testimoni. Il processo, raccontato con dovizia di particolari da Mitre in Argentina, 1985 mescolando sapientemente il pubblico e il privato di Strassera/Darín coscienza del racconto (alla maniera del precedente Il Presidente), trova l’apice emozionale nel momento dell’arringa finale/climax del 18 settembre che vede Mitre ricostruire analiticamente l’evento in un formidabile gioco di simbiosi tra finzione e realtà (filmati d’archivio restaurati) in montaggio alternato armonizzato che è pura estasi cinematografica dalla brillante esecuzione.

Argentina, 1985 racconta le battute finali del Processo di riorganizzazione nazionale, meglio noto come el Proceso/Il Processo
Argentina, 1985 racconta le battute finali del Processo di riorganizzazione nazionale.

Perché quel «¡Nunca más/Mai più!» in chiusura di arringa di Strassera è molto più che una semplice frase ad effetto colorita e originale. Si tratta infatti del titolo di un documento ufficiale datato settembre 1984 e realizzato dalla CONADEP – Comisiòn sobre la Desapariciòn de Personas, che riportava testimonianze su sequestri, torture ed eliminazioni di oppositori della Sovversione messi in atto dalle autorità militari. È un riferimento quindi, o forse, una rivendicazione di diritti da non tacere più. Un momento topico di Argentina, 1985 trattato con i guanti da Mitre che quell’evento se lo ricorda come fosse ieri: «Il boato dell’aula del tribunale, l’emozione dei miei genitori, le strade finalmente in grado di festeggiare qualcosa che non fosse una partita di calcio, l’idea di giustizia come un atto di guarigione».

Argentina 1985
La storia Instagram di Leo Messi.

«Il processo del 1985 permise alla giustizia argentina di riconoscere e rivendicare un diritto a lungo negato. Questa storia mi ha toccato profondamente, accendendo in me il desiderio di fare un film sulla giustizia e di approfondire le ricerche cinematografiche e politiche come non avevo mai fatto nei miei film precedenti, questa volta sulla base di fatti realmente accaduti», ha detto Mitre al riguardo ed è anche la ragione per cui di Argentina, 1985 non potrete più fare a meno. Un film che colpisce, emoziona e vibra delle dolci note della libertà. E alla fine, è arrivato anche il sostegno di un campione del mondo: Leo Messi, che su Instagram ha fatto i complimenti al film e a Darin: «Qué gran pelicula Argentina, 1985. Vamos por el tercero!», ha scritto, facendo riferimento alla terza statuetta che potrebbe finire in Argentina dopo La storia ufficiale nel 1986 e Il segreto dei suoi occhi nel 2010.

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Qui sotto potete vedere il trailer del film: 

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