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Decision To Leave e l’incredibile ingranaggio congegnato da Park Chan-wook

Il più hitchcockiano tra i film del regista sudcoreano. Un’opera concepita per non avere scappatoie

Decision to Leave
I protagonisti di Decision to Leave

MILANO – “Annientare” significa ridurre a niente, distruggere. Una parola su cui Park Chan-wook costruisce un mondo, schiude e fa sbocciare una storia, la scompone in relazioni e legami guidati e soggiogati dalla perfida prospettiva, dalla malignità del punto di vista. Decision to Leave lo ripete spesso il significato di annientare, lo sussurra nelle orecchie, lo ripete nelle registrazioni telefoniche, lo scava negli sguardi dei suoi personaggi. Un vero Leitmotiv che il regista disegna ossessivamente come un’onda incapace di rompersi. Non è un caso se Decision to Leave, premio per la Migliore Regia al 75° Festival di Cannes e ora in sala, sia un mare quieto riempito da piccole onde: l’onda dell’eroticità grottesca e lancinante di Mademoiselle, l’onda che arriva da un mondo lontano di Stoker, l’onda dell’ossessione della trilogia della vendetta (Mr. Vendetta, Old Boy, Lady Vendetta). Decision to Leave non è altro che Park Chan-wook nella sua estrema maturazione, il punto di arrivo di un’idea cinematografica formale e narrativa che è riuscita a scardinare premesse e ideare nuovi stilemi.

Decision to Leave
Decision to Leave? Park Chan-wook nella sua estrema maturazione

Il regista sudcoreano fa ruotare l’intero ingranaggio filmico attorno a due personaggi archetipici: un talentuoso detective, un uomo passivo sposato con una donna insopportabile, e una femme fatale soggiogatrice e manipolatrice, una maga, una strega venuta da un altro mondo. Al centro l’omicidio di un uomo caduto da una montagna. Lui deve indagare e chiudere velocemente il caso, lei è la moglie del morto ed è la prima sospettata. Un incrocio relazionale che è un valzer di movimenti ambigui, sguardi che perdono lacrime e sorridono nel medesimo istante, mancanze affettive che soccombono dentro un sentimento privo di prospettiva. Il detective Jang Hae-jun inevitabilmente si innamora, la misteriosa Song Seo-rae ne prende atto e comincia a giocare, a imbastire il suo piano e quando i sospetti dell’indagine convergono su di lei l’unico a difenderla è un uomo ormai soggiogato, che ritrova in quell’emozione una spinta vitale assopita da troppo tempo.

Un’immagine del film

Ma quello che rende Decision to Leave speciale è il suo midpoint, ovvero il twist narrativo che avviene a metà film: le maschere cadono e i ruoli si invertono, gli oggetti vengono scambiati e i sentimenti si ribaltano in un gioco amoroso ancora fallace e alienante. Inizia così un altro film, un’altra prospettiva, che confluisce insieme alla prima in un finale già indimenticabile, dove l’acqua si unisce alla terra, dove il mare e la sabbia si personificano in malinconia e dolore. Decision to Leave è uno strumento congegnato per non avere scappatoie, per intrappolare i suoi protagonisti in un microcosmo di onde disegnate sulle pareti di casa, nelle parole sussurrate, in un mare che li cullerà fino agli ultimi istanti.

Decision to Leave
Una scena di Decision to Leave

Il regista li stringe continuamente nelle stesse immagini, li fa condividere uno spazio comune da cui è impossibile uscire, il loro destino è già deciso dalle prime inquadrature e Park Chan-wook non è interessato neanche a nasconderlo, a renderlo un mistero, perché quello che gli interessa è formalizzare in immagini un ragionamento sull’annientamento, la fallibilità dell’essere umano, il reale valore della verità e del punto di vista. Sceglie di fare tutto questo esplorando un amore asimmetrico, che parla due lingue diverse, che nel dolore e nella mancanza si riempie e fiorisce, che si rispecchia nel mistero e non nella benevolenza. Park Chan-wook con Decision to Leave costruisce il suo film più hitchcockiano, tramite una regia fatta di zoom barocchi e sovrapposizioni mistiche, tramite una storia spezzata e dilaniata per separare due prospettive simili ma distanti, che si chiude lì dove aveva fissato le sue premesse, su una spiaggia al tramonto con piccole onde che si infrangono sulla sabbia per poi tornare indietro, in un mare calmo e silenzioso.

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Qui sotto potete vedere il trailer di Decision To Leave:

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