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Star Wars: Il Ritorno dello Jedi | George Lucas e i quarant’anni della fine della trilogia

Le ritrosie di Harrison Ford, l’orgoglio di Marquand e quel titolo. Alle origini del mito di Episodio VI

Il Ritorno Dello Jedi
Una revisione de Il Ritorno Dello Jedi firmata da Al Williamson

ROMA – «Tutto si sviluppò proprio intorno al periodo dell’uscita de Una Nuova Speranza, dopo che seppi che era stato un successo. Tutti iniziarono a dire: “Ma farai dei sequel? Io dissi: Si, sequel, penso proprio che potrei fare dei sequel. Potrei farne tre su quello che succede poi”. Ma si trattava solo di una riflessione. Non avevo sceneggiature, non avevo una storia». La storia arriverà dopo perché George Lucas – costruttore di immaginari di professione – all’indomani dell’originale Star Wars del 1977 sapeva di avere tra le mani qualcosa che fosse più che un semplice film: una favola vestita da fantascienza dal fascino senza tempo. Ne arrivarono due di sequel: Star Wars: Episodio V – L’Impero Colpisce Ancora, nel 1980, e poi Star Wars: Episodio VI – Il Ritorno dello Jedi nel 1983 di Richard Marquand. Ed è proprio di quest’ultimo che vi racconteremo oggi nella nostra nuova puntata di Longform (trovate le altre qui).

Il ritorno dello Jedi
Star Wars: Episodio VI – Il Ritorno dello Jedi fu presentato a New York il 23 maggio 1983

Una cosa va messa subito in chiaro: in origine i piani di Lucas erano altri: «Dopo l’uscita del primo film e il suo successo mi dissi: Ho l’opportunità di fare questi due film. Avrei potuto fare delle backstory. Fu lì che nacque l’idea di partire con Episodio IV. Ovvero? Ovvero tornare indietro alla genesi di Anakin Skywalker o Annikin Starkiller come si chiamava nel primissimo draft de Star Wars: Episodio IV – Una Nuova Speranza. Lo farà. Sarà la non-troppo celebrata Nuova Trilogia Prequel/Età della Repubblica che aprirà i battenti nel 1999 de Star Wars: Episodio I – La Minaccia Fantasma facendo innamorare una nuova generazione di warsies. Sedici anni prima però si trattò di chiudere in bellezza quella trilogia originale che avrebbe visto Star Wars: Episodio VI – Il Ritorno dello Jedi ripartire dal twist cardine della cinematografia anni ottanta.

L'AT-AT, noto anche come Imperial Walker, in tutto il suo splendore
L’AT-AT, noto anche come Imperial Walker, in tutto il suo splendore

Quel «No…Io sono tuo padre!» in chiusura de Star Wars: Episodio V – L’Impero Colpisce Ancora che è rivelazione, ribaltamento della percezione, mescolanza delle polarità valoriali con cui ora creare confusione nella mente del giovane Luke Skywalker (Mark Hamill) ora avvolgere di sentimenti umani quel Darth Vader (David Prowse/Sebastian Shaw) fino a quel punto machiavellico-e-folle cavaliere nero spaziale senz’anima. Punto di partenza eccezionale per un Star Wars: Episodio VI – Il Ritorno dello Jedi che vive della presa di coscienza dei membri della dinastia Skywalker mostrandoci un Luke finalmente Maestro e un Vader tormentato, sino alla resa dei conti in un climax pacificatore a colpi di spada laser sotto gli occhi del malvagio Imperatore Palpatine (Ian McDiarmid). Nel mezzo c’è la definitiva redenzione di Lando Calrissian (Billy Dee Williams), il pirotecnico attacco totale alla nuova Morte Nera e quella missione di salvataggio su Tatooine ormai iconica e leggendaria.

Mark Hamill è di nuovo Luke Skywalker in una scena di Star Wars: Episodio VI - Il Ritorno dello Jedi
Mark Hamill è di nuovo Luke Skywalker

Ma soprattutto l’esplorazione della Luna boscosa di Endor autentica anomalia dell’epica starwarsiana. La tenerezza combattiva degli Ewoks, gli abitanti della Luna – poco più che dei peluche d’orsacchiotto dotati però di una sorprendente capacità strategica – permisero a Star Wars: Episodio VI – Il Ritorno dello Jedi una spettacolare incursione in quel cinema teen che se Dark Crystal di Jim Henson ed E.T. – L’extra-terrestre di Steven Spielberg di appena un anno prima (qui per il nostro Longform) contribuirono a dar vita, è grazie all’azione combinata resa possibile dall’opera di Lucas che finì con il consolidarsi nell’immaginario collettivo. Gli Ewoks infatti – oltre che protagonisti di due spin-off realizzati dalla LucasFilm tra il 1984 e il 1985 (L’avventura degli Ewoks, Il Ritorno degli Ewoks) – furono una mossa vincente anche in termini commerciali colonizzando del tutto il merchandising di Star Wars e gli scaffali dei negozi di giocattoli.

Star Wars: Episodio VI - Il Ritorno dello Jedi introdusse gli amati (e letali) Ewoks
Star Wars: Episodio VI – Il Ritorno dello Jedi introdusse gli amati (e letali) Ewoks

Qualcosa di cui è sempre andato fiero Marquand, il regista de Star Wars: Episodio VI – Il Ritorno dello Jedi, che all’indomani del rilascio in sala (fu presentato a New York il 23 maggio 1983) raccontò con queste parole la sua esperienza starwarsiana: «Ho un figlio che fa parte della generazione di Star Wars, sapevo quindi di poter portare alla saga qualcosa che gli altri registi non potevano dare dato che avevano a che fare con una generazione più giovane, era un certo tipo di maturità moderna che non avresti mai potuto trovare ne Il ritorno dello Jedi. Credo di esser stato capace di intrattenere i bambini con gli Ewoks e tutte le cose che li hanno fatti sentire al sicuro e allo stesso tempo di dare agli adulti il tipo di cose che stavano cercando in uno Star Wars: eccitazione e spettacolo».

Carrie Fisher è la Principessa Leia Organa in una scena di Star Wars: Episodio VI - Il Ritorno dello Jedi
Carrie Fisher è la Principessa Leia Organa

Che poi è il senso filmico delle saghe cinematografiche: accompagnare lo spettatore, farlo crescere, guardarlo crescere, sino a creare un legame empatico con gli eroi sullo schermo, piccolo o grande che sia. Una tipicità che se il recente passato di Harry Potter tra libri e film e la contemporaneità del Marvel Cinematic Universe ne hanno saputo cristallizzare gli intenti, a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta era tutto di Star Wars il merito pedagogico: «Star Wars ha significato molto per i giovani di tutto il mondo. Giovani di sei, sette e otto anni e anche di più al tempo di Star Wars: Episodio IV – Una Nuova Speranza che sono cresciuti. Quindi, quando hanno visto Star Wars: Episodio V – L’Impero Colpisce Ancora erano già un po’ più maturi e quando sono arrivato a dirigere Star Wars: Episodio VI – Il Ritorno dello Jedi avevano già diciotto/vent’anni».

Star Wars: Episodio VI - Il Ritorno dello Jedi fu proiettato fuori concorso a Venezia 40 il 3 settembre 1983
Star Wars: Episodio VI – Il Ritorno dello Jedi fu proiettato a Venezia il 3 settembre 1983

Eppure, che ci crediate o meno, non era affatto quel Marquand che nel 1984 sembrava essere l’indiziato numero uno a dirigere la chiacchierata Nuova Trilogia Prequel Episodio I, II e III saranno molto interessanti se Lucas sarà mai in grado di iniziare a scrivere, Spielberg e io siamo molto incuriositi») il primo nome per la regia de Star Wars: Episodio VI – Il Ritorno dello Jedi. Nel taccuino di Lucas e dell’executive Howard Kazanjian il primo nome nella lista era quello di – manco a dirlo – Spielberg che però, tra una faida con la Director’s Guild e le prime battute pre-produttive de Indiana Jones e il Tempio Maledetto (qui per il nostro Longform) preferì tirarsi indietro. Il secondo nome corrispose a David Lynch che però mostrò zero interesse a perseguire la causa starwarsiana, salvo poi cambiare idea con quel Dune tanto affascinante quanto dimenticabile.

Ian McDiarmid è l'Imperatore Palpatine in una scena di Star Wars: Episodio VI - Il Ritorno dello Jedi
Ian McDiarmid è l’Imperatore Palpatine

Non ultimo si vociferò di David Cronenberg che dopo il successo di critica e pubblico di Scanners del 1981 finì con l’essere un candidato registico credibile e molto chiacchierato negli ambienti hollywoodiani. Si tirerà fuori da solo dalla corsa a Star Wars: Episodio VI – Il Ritorno dello Jedi preferendo dedicarsi al doppio impegno Videodrome (qui per il nostro Longform) e La zona morta e per una ragione più che comprensibile: «Non ho alcun desiderio di dirigere materiale prodotto da altri registi». Infine fu proprio Marquand coadiuvato da Lucas come regista di seconda unità o comunque dalla presenza cospicua sul set a causa della relativa inesperienza del regista di Cardiff con gli effetti speciali. Una situazione insolita scherzosamente descritta così da quest’ultimo: «Avere Lucas sul set è un po’ come cercare di dirigere il Re Lear con Shakespeare nella stanza accanto».

Jeremy Bulloch è Boba Fett in una scena di Star Wars: Episodio VI - Il Ritorno dello Jedi
Jeremy Bulloch è Boba Fett

Non ci furono mai battibecchi comunque. Lo stesso Lucas prese in simpatia Marquand descrivendolo come: «Una persona simpatica, intelligente e che ha lavorato molto bene con gli attori». Lo script de Star Wars: Episodio VI – Il Ritorno dello Jedi fu firmato da Lucas e Lawrence Kasdan – che quell’anno metterà a segno la sua seconda regia con Il Grande Freddo (qui per il nostro Longform) – secondo cui: «Il Ritorno dello Jedi è un titolo debole». La sua puntualizzazione – a cui fece eco Kazanjian – convinse Lucas a ribattezzare la narrazione di chiusura della Trilogia originale starwarsiana sotto il nome de La Vendetta dello Jedi (Revenge of the Jedi) il cui script, a dire il vero, risultava ancora incompleto e lacunoso nonostante fossero già in una fase piuttosto avanzata della pre-produzione con tanto di budget già fissato.

In origine si sarebbe dovuto intitolare così: Star Wars: Episodio VI - La Vendetta dello Jedi
In origine si sarebbe dovuto intitolare così: Star Wars: Episodio VI – La Vendetta dello Jedi

L’ammontare? 32 milioni e mezzo di dollari che ben presto divennero 42: ne incasserà oltre 374 world-wide, cifra che finì con il rendere Star Wars: Episodio VI – Il Ritorno dello Jedi il più profittevole incasso del 1983. Nelle successive due settimane – e sempre con il titolo provvisorio e sbagliato de La Vendetta dello Jedi – Lucas, Kasdan e i non-accreditati Kazanjian, Marquand e David Webb Peoples lavorarono assiduamente su un draft semi-completo in modo da poter dare il via alle riprese a meglio. Il principale problema alla base? Capire se Harrison Ford – al tempo triplamente star planetaria dopo i successi de Indiana Jones e i Predatori dell’Arca Perduta e Blade Runner – sarebbe o meno tornato come Han Solo. Rispetto a Mark Hamill e Carrie Fisher fu l’unico a non aver firmato un contratto per tre film ma solo per due.

Star Wars: Episodio VI - Il Ritorno dello Jedi dà maggior risalto alla figura di Jabba the Hutt dopo il "cameo" di Episodio IV
Il film dà maggior risalto alla figura di Jabba the Hutt dopo il “cameo” di Episodio IV

Il che spiega le ragioni produttive e non solo narrative di quel twist spiazzante di Star Wars: Episodio V – L’impero colpisce ancora e la sua cattura – una delle sequenze mitologiche dell’intera epica starwarsiana – congelato nella carbonite. A convincerlo a tornare per Star Wars: Episodio VI – Il ritorno dello Jedi ci pensò Kazanjian come da lui raccontato dopo l’arrivo in sala: «Quando ho suggerito a Lucas di riportarlo indietro ricordo indistintamente che disse che Ford non sarebbe mai tornato. Alchè gli dissi: e se lo convincessi a tornare? Mi rispose: Lo inserirei al volo nello script. Di recente avevo negoziato il suo accordo per Indiana Jones con Phil Gersh della Gersh Agency. Lo chiamai e mi disse che gliene avrebbe parlato. Quando richiamai Gersh era in vacanza, mi rispose il figlio David e lì abbiamo rinegoziato l’affare Star Wars».

Harrison Ford proprio non voleva saperne di tornare come Han Solo, non fu facile convincerlo
Harrison Ford proprio non voleva saperne di tornare come Han Solo, non fu facile convincerlo

Ford accettò ma non senza lottare. Suggerì infatti che Han Solo potesse (finalmente) uscire di scena attraverso un’azione eroica di sacrificio in favore degli altri. Kasdan era d’accordo suggerendo che questo sarebbe dovuto accadere nel secondo mid-point al principio del terzo atto dello script de Star Wars: Episodio VI – Il Ritorno dello Jedi immaginando il tutto durante un incursione nella base imperiale. Lucas, manco a dirlo, si oppose con veemenza rifiutando il concetto che Han Solo potesse essere ucciso. Gary Kurtz – che di Star Wars: Episodio IV – Una Nuova Speranza e Star Wars: Episodio V – L’Impero Colpisce Ancora fu l’executive (ma non de Il Ritorno dello Jedi) – ha dichiarato un paio d’anni fa che il continuo successo del merchandising di Star Wars, e dell’icona immortale Han Solo in particolare, spinse Lucas a rifiutare categoricamente l’idea di uccidere Han Solo nella parte centrale del film.

«È una tciappola!»
«È una tciappola!»

Dalla sua Ford comprese il perché di una simile posizione da parte di Lucas commentandola con la sua solita verve strafottente: «Effettivamente quei giocattoli di Han da morto non avrebbero avuto granché successo». Chi invece avrebbe dovuto effettivamente andarsene in uno dei draft preliminari de Star Wars: Episodio VI – Il Ritorno dello Jedi era nientemeno che Luke, per cui Lucas aveva da principio immaginato una chiusura di scena da eroe esausto e solitario alla maniera di uno spaghetti-western. Scelta poi ripudiata per la stessa ragione legata ad Han Solo in favore di quel climax benevolo e festoso che nel vedere che «La tranquillità è tornata nella vallata» alla maniera de Il Cavaliere della Valle Solitaria di George Stevens (qui per il nostro WestCorn) riportando la pace in tutta la galassia, vede infine mitizzare il tutto nelle note dell’ormai iconica Victory Celebration.

Il climax della trilogia originale di Star Wars, il finale sulle note di Victory Celebration
Il climax della trilogia originale di Star Wars, il finale sulle note di Victory Celebration

Climax peraltro oggetto di riletture da parte dello stesso Lucas che nel 1983 vide, accanto all’apparizione dei fantasmi di forza di Obi-Wan Kenobi (Alec Guinness) e Yoda, quello di Anakin Skywalker con le fattezze di Sebastian Shaw (e non del bistratto Prowse da sempre considerato alla stregua di uno stunt-man) e non solo. Nel 2004, poco dopo la fine della lavorazione de Star Wars: Episodio III – La Vendetta dei Sith dell’anno successivo – e in funzione di una continuità narrativa meglio evidenziata nel cofanetto in Blu-Ray dell’esalogia starwarsiana a firma Lucas del 2011 – sarà Hayden Christensen a prestarvi le fattezze in una sorta di retro-cameo di pura funzione artistica mai accreditato seppur realmente avvenuto. Un altro celebre voto noto non sarebbe dovuto apparire nel cut definitivo de Star Wars: Episodio VI – Il Ritorno dello Jedi, nientemeno che il Maestro Yoda.

Quello di Star Wars: Episodio VI - Il Ritorno dello Jedi fu senz'altro il punto più basso del trattamento riservato a David Prowse
Quello di Star Wars: Episodio VI fu il punto più basso del trattamento riservato a David Prowse

Fu Marquand a volerlo, credendo che, dopo l’addestramento lasciato in sospeso/abbandonato da Luke nell’Episodio precedente, fosse giusto e narrativamente coerente rivederlo in scena. L’inclusione portò Lucas a inserire quello scambio dialogico in cui Yoda conferma che Vader è il padre di Luke. Il motivo? Dopo una discussione con uno psicologo infantile non voleva che gli spettatori più giovani – quelli per cui Star Wars: Episodio VI – Il Ritorno dello Jedi fu concepito in termini commerciali – respingessero l’affermazione-twist de L’Impero Colpisce Ancora come una bugia. Tra le tante ulteriori modifiche dell’ultimo draft provvisorio datato 1981 citiamo inoltre: gli Ewoks non ci sarebbero dovuti essere (li volle fortemente Marquand) al loro posto gli Wookie di Chewbacca, il Millenium Falcon sarebbe dovuto essere utilizzato per l’arrivo alla Luna boscosa di Endor, nonché un clamoroso ritorno in vita di Obi-Wan e Yoda per salvare l’anima di Anakin dalle grinfie dell’Imperatore.

Star Wars: Episodio VI - Il Ritorno dello Jedi fu distribuito nei cinema italiani il 21 ottobre 1983
Il film fu distribuito nei cinema italiani il 21 ottobre 1983

Partita la lavorazione l’11 gennaio 1982 per poi concludersi il 20 maggio dello stesso anno (sei settimane in meno di Episodio V) sotto il titolo provvisorio di Blue Harvest a cui venne associato lo slogan Horror Beyond Imagination – in modo da avere vita semplice ora con i fornitori di servizi, ora con la stampa che non stette con il fiato sul collo – Star Wars: Episodio VI – Il Ritorno dello Jedi non ebbe particolari episodi curiosi di rilievo, eccetto due: Ford che, a più riprese, improvvisava con Williams che proprio non riusciva a stargli dietro e Anthony Daniels (C3-PO) che invece si scontrava regolarmente con Marquand. Le discussioni divennero una controversia vera e propria che costrinse Lucas a dover filmare la ADR – Alternative Dispute Resolution (Risoluzione Alternativa delle Controversie) tra i due in modo da evitare qualsiasi scomoda conseguenza legale.

Tra Richard Marquand e Anthony Daniels (C3PO) fu guerra totale sul set del film
Tra Richard Marquand e Anthony Daniels (C3PO) fu guerra totale sul set del film

A Star Wars: Episodio VI – Il Ritorno dello Jedi dobbiamo inoltre la fondazione della THX da parte di Lucas, o del sound spaziale che rivoluzionò per sempre la percezione dell’audio nelle sale cinematografiche statunitensi (e non). Questo perché, durante un test-screening in un cinema commerciale di Los Angeles nel luglio 1982, Lucas e i suoi collaboratori si accorsero di non riuscire a sentire molti degli effetti sonori che avevano mixato dalle casse mono dell’impianto acustico della sala. A peggiorare le cose il rumore di fondo del cinema divenne talmente grave da attutire la maggior parte del suono diegetico faticosamente calibrato. Una post-produzione maestosa che vide i dipartimenti della ILM – Industrial Light & Magic per gli effetti visivi e della THX lavorare all’unisono per venti ore al giorno, tutti i giorni, dall’estate 1982 in modo da avere Il Ritorno dello Jedi pronto per la distribuzione l’1 luglio 1983.

«Star Wars ha significato molto per i giovani di tutto il mondo. Giovani di sei, sette e otto anni e anche di più al tempo di Una Nuova Speranza che sono cresciuti. Quando sono arrivato a dirigere Star Wars: Episodio VI – Il Ritorno dello Jedi avevano già diciotto/vent'anni»
«Star Wars ha significato molto per i giovani di tutto il mondo…»

Solo che a quel tempo il materiale promozionale de Star Wars: Episodio VI – Il Ritorno dello Jedi recitavano ancora il titolo sbagliato. Quel La vendetta dello Jedi che Lucas si decise a cambiare nel dicembre 1982 per la ragione che: «Un vero Jedi non dovrebbe mai cercare vendetta» ma per cui, al tempo, furono già stampati e distribuiti migliaia di poster in tutto il mondo. LucasFilm interruppe la produzione vendendo lo stock rimanente di 6800 poster (oggi rarissimi) ai membri dello Star Wars fan-club per 9 dollari e mezzo. A cercare la vendetta saranno i Sith in quel Star Wars: Episodio III – La Vendetta dei Sith che chiuderà l’esalogia starwarsiana originale in modo spettacolare e tragico come solo Lucas sapeva fare, ma quella, si sa, è un’altra storia, una storia accaduta tanto tempo fa in una galassia lontana lontana…

  • LONGFORM | Star Wars: Episodio IV, o di come Lucas reinventò il cinema
  • DOCCORN | Elstree 1976, Star Wars vista dalle comparse 
  • TV COLUMN | Andor, una nuova vita per la saga di Star Wars

Qui sotto potete vedere il trailer del film: 

 

 

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