ROMA – Andarsene per esistere. Anche in questo George Bernard Shaw fu un precursore. Nato in Irlanda nel 1876, il drammaturgo trascorse quasi tutta la sua vita in Inghilterra in una sorta di esilio volontario dalla sua isola in cui tornò solo come turista. Nobel per la letteratura nel 1925 e Oscar per la miglior sceneggiatura per Pigmalione nel 1939, Shaw è, con Oscar Wilde e James Joyce, uno dei pilastri della cultura irlandese. Il regista Gerry Hoban ha dedicato allo scrittore e al suo pensiero anticipatore – vegetariano, femminista, socialista e pacifista – My Astonishing Self – Gabriel Byrne on George Bernard Shaw, documentario in cui Gabriel Byrne, irlandese come Shaw, ne ripercorre vita e opere avvalendosi dei contributi del Presidente Michael D. Higgins, di Ralph Fiennes e Gemma Arterton. Nomi che hanno accettato subito di partecipare al progetto, come ha raccontato il regista a Hot Corn.
LA PRODUZIONE «La BBC e la RTÉ volevano realizzare un documentario su Shaw e Gabriel (Byrne, nda) è stato una scelta congiunta di entrambe le emittenti. La produzione irlandese ha anche una casa cinematografica, la stessa che aveva già lavorato con lui in Into the West. Una scelta strana quella di chiamare una grande star di Hollywood per un documentario televisivo, spesso sono gli stessi agenti degli attori a sconsigliarlo, ma Gabriel è stato subito attratto da Shaw e dalla sua profonda grandezza e umanità».
GABRIEL BYRNE «Le celebrità? In Irlanda abbiamo un tipo di attitudine piuttosto rilassata nei loro confronti. Può capitare di incontrare Bono degli U2 prendere un caffè o Gabriel fare un giro a Dublino. Un giorno stavamo girando con la Rolls Royce di Shaw prima che si fermasse per un guasto. Ho detto a Gabriel di restare in macchina e che l’avremmo spinta noi della troupe fino al meccanico più vicino. Si è rifiutato, è sceso e si è messo a spingere con noi».
GLI OSPITI «Per un piccolo documentario irlandese è difficile mettersi in contatto con personaggi tanto importanti. Il nome di George Bernard Shaw ha aperto molte porte. Credo pensassero fosse il momento di tornare a parlarne di lui e delle sue opere. Anche la presenza di Gabriel ha contribuito. Grazie a lui abbiamo potuto intervistare il Presidente irlandese, Michael D. Higgins, suo grande amico. Dall’altro lato, una cosa che suppongo accomuni Italia e Irlanda, è la difficoltà di rapportarsi con la burocrazia. Un esempio? La National Gallery of Irleland ogni anno riceve dai diritti delle opere di Shaw 200mila sterline ma è stata la più difficile da convincere…».
GEORGE BERNARD SHAW «Cosa ho amato di più di lui? La sua bussola morale. Fin da giovane si è formato sulla società, la povertà, i rapporti tra le persone a livello sociale, di genere e di collettività. Per quasi tutta la sua vita ha scherzato, ma non troppo, sul pensare che gli fosse dovuto lo stesso rispetto di Shakespeare. Due o tre anni prima di morire scrisse un’opera per marionette intitolata Shakespeare vs Shaw in cui, per tutta la durata, i due se le davano di santa ragione per stabilire chi fosse il migliore».
IL PRIVATO «La sessualità di Shaw, o la sua assenza, non è il centro focale di My Astonishing Self. Non era un uomo aromantico o asessuale, credo fosse affascinato dall’idea del matrimonio e amava l’attenzione delle donne. Per anni ha avuto una relazione platonica con l’attrice Stella Campbell. Per lei scrisse il ruolo di Eliza Doolittle di Pigmalione. Era il suo modo di dichiararle il suo amore. Era intenzionato anche a lasciare la moglie per lei. Non accadde per un contrattempo: si erano dati appuntamento in un hotel ma lui fece tardi e la Campbell se ne andò con un altro uomo».
IL PENSIERO «Shaw va di moda e poi smette di esserlo, a rotazione. Molti ora si stanno rendendo conto dell’attualità del suo messaggio, nonostante la sua immagine vittoriana. Le sue opinioni su Hitler e Mussolini sono una vergogna che si collega alle sue affermazioni. Ha vissuto a lungo per vedere i risultati delle loro azioni. È stato messo davanti alla domanda su come avesse potuto cantarne le lodi e, nonostante fosse sempre stato un ottimo oratore, non fu in grado di trarsi d’impaccio in maniera elegante o di avere la franchezza di dire di essersi sbagliato…».
- Qui potete vedere una clip tratta dal documentario:
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