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Il caso Minamata | Johnny Depp, W. Eugene Smith e quel film da riscoprire

Dimenticato in fretta, il film sul fotoreporter va invece riscoperto in streaming. Ecco perché

Johnny Depp
Johnny Depp con Minami in una scena de Il caso Minamata.

MILANO – «Una foto è una piccola voce, nella migliore delle ipotesi, ma a volte – solo a volte – una fotografia o un insieme di scatti possono portare i nostri sensi alla consapevolezza». Così sosteneva W. Eugene Smith, fotoreporter di guerra scomparso nel 1978 che è stato riportato alla luce da Il caso Minamata, grazie al talento (ritrovato) di Johnny Depp che, dopo la cacciata dalla Hollywood che conta, ha scelto progetti diversi (finalmente). Presentato nella sezione Special Gala della Berlinale nel 2020, il film poi smarrito nel nulla anche a causa della pandemia è ora finalmente in streaming – su NOW e a noleggio su Prime Video e AppleTV+ – ed è un’opera assolutamente da (ri)vedere o proprio da ripescare (è stato visto davvero pochissimo) perché svela la vera storia di un fotografo che, attraverso il suo obbiettivo, riuscì a raccontare al mondo le drammatiche conseguenze dell’avvelenamento da mercurio.

Minamata
Jonny Depp e Minami sono W. Eugene e Aileen Smith ne Il caso Minamata

Ma andiamo con ordine: siamo nel 1971 e su incarico del direttore della rivista Life Robert Hayes (interpretato da un altro grande attore, Bill Nighy), Eugene abbandona la sua vita da recluso per recarsi nel Sud del Giappone in missione. Più precisamente si dirige a Minamata, dove la popolazione affronta ogni giorno gli effetti di un disastro ambientale senza precedenti, dovuto alla condotta illegale della Chisso Corporation. Nonostante i problemi di alcolismo e gli strascichi fisici e psicologici di una ferita al volto causati da una granata che lo colpì nel 1945, Eugene entra in contatto con la popolazione locale e realizza alcuni degli scatti migliori della sua carriera, lottando fianco a fianco con i cittadini di Minamata che vogliono semplicemente vedere riconosciuti i propri diritti.

 Minamata
Depp e Bill Nighy in una scena del film

«Spero che sia una rappresentazione di Gene accurata, per quanto sono riuscito a
ricavare informazioni su di lui grazie a ciò che ho letto e all’incontro con persone che lo conoscevano come Aileen (la moglie di Smith che nel film ha il volto di Minami, Nda)» ha spiegato Depp. Per l’occasione l’attore – che ha creduto al progetto a tal punto che ne è anche il produttore – ha scelto di invecchiarsi, abbandonando le maschere caricaturali. «Eugene era un tipo complesso. Un po’ pazzo, un’ po genio. Era un bohémien che è entrato in una cultura calma, serena e pacifica. Lui era una bomba a orologeria: aveva un tale dolore dentro che avrebbe fatto di tutto per sfuggire a quella sensazione. Ma penso che Minamata lo abbia aiutato». Inevitabilmente il pensiero va anche alle vicissitudini personali del divo, tra i processi e le cause. E allora l’intuizione: e se Il caso Minamata avesse salvato il pirata Depp? Da quel momento per l’attore è ricominciata la vita artistica con il ritorno a Cannes nel 2023 con Maïwenn e Jeanne du Barry e ora il ritorno alla regia con Modì che vedremo alla Festa di Roma.

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