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Francis Ford Coppola: «Megalopolis, Adam Driver, l’attualità di Roma e il mio futuro…»

Il mondo, la democrazia, l’America, il cinema, il futuro e il denaro: il regista racconta la sua ultima sfida

Francis Ford Coppola di nuovo in concorso a Cannes con Megalopolis, il film della vita

CANNES – Il ritorno in concorso sulla Croisette, certo, ma anche (e soprattutto) il suo grande ritorno al cinema a tredici anni dall’ultimo film, Twixt, che fu un flop clamoroso. E allora ecco Megalopolis, epopea ambientata in un’immaginaria America in piena decadenza. La città di Nuova Roma deve cambiare, il che crea un grande conflitto tra César Catilina (Adam Driver), un artista con il potere di fermare il tempo, e il sindaco arciconservatore Franklyn Cicero (Giancarlo Esposito). Il primo sogna un futuro ideale mentre il secondo rimane attaccato a uno status quo regressivo. La figlia del sindaco Julia Cicero, innamorata di César, è combattuta tra i due uomini. Prossimamente nei cinema con Eagle Pictures e con un cast stellare che mescola Driver, Esposito, Shia LaBeouf, Jon Voight, Jason Schwartzman, Talia Shire, Laurence Fishburne e (anche) Dustin Hoffman, Megalopolis segna anche il ritorno a Cannes del regista a cinquant’anni dalla Palma d’Oro de La Conversazione e a quarantacinque da quella vinta con Apocalypse Now.

Francis Ford Coppola, Adam Driver e le nipoti del regista in conferenza.

LA PRIMA E IL RITORNO – «Quando venni qui a Cannes per Apocalypse Now, avevo Sofia sulle spalle. Aveva cinque anni. Ora ho un’armata di bambini! Quando ho sentito gli applausi dopo la prima di Megalopolis, mi sono riempito di sollievo e gioia. Qual è la combinazione di queste parole? Non è un’emozione che posso trasmette in ​​una parola, ma è stata una gioia. Dopo tutti questi anni passati ad avere un’idea, a costruirla in tempi diversi e ad abbandonarla, e a dire “No, non dovrei abbandonarla”, è stata una sensazione bellissima. E anche se io sono qui, al centro, come se in qualche modo fossi il protagonista, questo film è nato dalla collaborazione delle persone, di tutti i presenti. Lo abbiamo girato insieme. Un film come questo non sai mai come realizzarlo. Non ero certo che Megalopolis avrebbe assunto questa forma. Nasco come regista teatrale prima che cinematografico, e so lavorare con gli attori solo nel modo in cui si lavora a teatro, dove hai l’opportunità di recitare, provare e fare cose pazze. Così abbiamo fatto il film…».

Adam Driver e Nathalie Emmanuel in una scena di Megalopolis
Adam Driver e Nathalie Emmanuel in una scena di Megalopolis

ROMA, LA SOCIETÀ – «Azzarderò una piccola riflessione. Quando anni fa dissi che volevo fare un’epopea romana ambientata nell’America contemporanea, molte persone dicevano: “Beh? E perché?”. Lo dicevo perché l’America è stata fondata sulle idee della Repubblica Romana. Noi non volevamo un Re, Roma non voleva un Re. Così hanno inventato una nuova forma di governo, la Repubblica, con il Senato e con la legge e con tutte le cose che abbracciamo. Abbiamo persino costruito le nostre città somiglianti a Roma. Se ricordate il grande edificio che demolirono, la Penn Station, era ispirato alle Terme di Caracalla. Quindi si, volevo fare Megalopolis, ma non avevo idea che la politica di oggi lo avrebbe reso tanto rilevante. Ciò che sta accadendo in America, nella nostra repubblica, nella nostra democrazia, è esattamente il modo in cui Roma ha perso la sua repubblica migliaia di anni fa…».

Una scena del film
Una scena del film

IL PRESENTE, IL FUTURO – «Lo si vede ancora oggi, negli articoli sui giornali, perfino al Saturday Night Live: la politica ci ha portato al punto in cui potremmo perdere la repubblica, e non saranno le persone che sono diventate politici a darci la risposta la risposta al problema, ma gli artisti. Il ruolo dell’artista è quello di illuminare la vita contemporanea. Il mio sogno, la mia speranza, è che gli artisti del nostro Paese facciano luce su quello che sta succedendo e diano alla gente l’opportunità di vederlo, perché non puoi (re)agire di conseguenza se non te ne rendi conto. Uomini come Donald Trump non sono al potere ora, ma nel mondo si sta verificando una tendenza verso una rinascita della tradizione fascista in forma più equilibrata, il che è spaventoso. Tutti coloro che erano vivi durante la Seconda Guerra Mondiale hanno visto gli orrori di ciò che è avvenuto e non vogliamo che ciò si ripeta. Quindi, ancora una volta, è compito degli artisti, dei registi, far luce su ciò che sta accadendo nel mondo».

Francis Ford Coppola durante la conferenza stampa

ADAM DRIVER E IL LAST CUT – «Adam ha offerto una bellissima interpretazione ma è stato anche molto utile nel montaggio, nel decidere cosa avrebbe dovuto essere dentro e cosa fuori Megalopolis. Suggerimenti brillanti. Sapete, storicamente se chiedete quale sia il lavoro che ha più successo nel creare registi, qualcuno potrebbe pensare ai montatori, agli sceneggiatori, ma, di gran lunga, nell’intera storia del cinema, gli attori sono i migliori registi. Perché? Perché capiscono davvero le parti essenziali dei film meglio di chiunque altro: recitazione e scrittura. Riguardo, invece, il motivo per cui spesso riedito i miei film è perché li possiedo. Se mi chiedi perché possiedo Apocalypse Now, la risposta è perché nessuno lo voleva! Quando si possiede un film si tende a pensare di capirlo meglio. Per esempio non rimonterei mai La conversazione, perché mi piace così com’è, ma ho rimontato altri film (tipo Un sogno lungo un giorno, nda). Non l’ho mai fatto con Il Padrino, anche se un giorno potrei aggiungere una piccola scena. Non so, vi saprò dire tra vent’anni. Se riesco a migliorare il film ci proverò, ma con Megalopolis sento di aver finito il lavoro, anche perché ho già iniziato a scrivere un altro…».

Megalopolis, il nuovo (e agognato) film di Francis Ford Coppola, in concorso a Cannes 77
Megalopolis, il nuovo (e agognato) film di Francis Ford Coppola

LO STATO DI HOLLYWOOD – «Lo streaming è semplicemente quello che un tempo chiamavamo Home Video. Non so perché oggi lo chiamino streaming. La mia aspirazione, il mio amore, sta sempre nel vedere un bellissimo film in un grande cinema con sei, sette, ottocento persone e vedere come diventino un tutt’uno come pubblico. Questo è ciò che accade sia a teatro che al cinema. Temo che l’industria cinematografica sia diventata, più che arte, un discorso di persone assunte per far fronte ai propri obblighi, perché gli Studios soffrono di grandi debiti. Quindi il lavoro, oggi, a Hollywood, non è tanto realizzare buoni film, ma assicurarsi che con quei film paghino i debiti. Le nuove majors con alla base società come Amazon, Apple e Microsoft hanno talmente tanti soldi che temo che un giorno gli Studios che abbiamo imparato a conoscere per così tanto tempo, non esisteranno più».

Megalopolis oggi come Apocalypse Now ieri
Megalopolis oggi come Apocalypse Now ieri

I RIMPIANTI, LA VITA, IL TEMPO – «Perché ho rischiato il mio patrimonio su Megalopolis? VI svelo un segreto: non me ne è mai fregato niente dei soldi! Sapevo che Megalopolis non sarebbe stato come gli altri film. Non avrei mai potuto dire di avere un esempio, una reference attuale, ma è come sentivo dovesse essere il film. In fondo, dato che lo stavo producendo, pensavo di avere il diritto di farlo come avrei voluto. Ci sono così tante persone che quando stanno per morire dicono che avrebbero voluto poter fare questo, quello. Non io. Quando morirò dirò che ho potuto vedere mia figlia vincere un Oscar, ho potuto produrre vino e realizzare tutti i film che volevo fare. Sono stato e sarò così impegnato a pensare a tutte le cose che devo e voglio fare, che quando morirò, non me ne accorgerò nemmeno. In tal senso, Megalopolis è un film sul tempo e ogni artista ha il potere di controllare il tempo. I pittori lo cristallizzano, i ballerini gli danzano nello spazio intorno. L’arte tutta riguarda il controllo del tempo».

  • LONGFORM | La conversazione, cinquant’anni di un cult
  • LONGFORM | Apocalypse Now, quarantacinque anni dopo
  • PREVIEW | Megalopolis, perché lo aspettiamo?
  • VIDEO | Qui per una clip del film: 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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