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Maura Delpero: «Maternal, il mio viaggio in Argentina e la rivoluzione di Chloé Zhao»

Maternità, femminilità, Chloé Zhao, l’esperienza in sala: Maura Delpero racconta Maternal. E non solo

Mauro Delpero, regista di Maternal. Classe 1975, è nata a Bolzano.

MILANO – Dopo aver girato numerosi festival e aver ricevuto quattro riconoscimenti a Locarno, finalmente arriva nelle sale italiane Maternal, opera prima della regista Maura Delpero. Ambientato in un hogar religioso in Argentina in cui le ragazze madri vengono accolte e curate dalle suore, Maternal è un affresco della maternità in tutti i suoi aspetti, lontano però dalla rappresentazione idealizzata che spesso il cinema fa di un evento così particolare nella vita di una donna, perché ne mette in luce anche il lato più doloroso e difficile. «Ecco, questo era proprio il mio obbiettivo…», ci spiega lei al telefono, mentre parliamo dell’idea per il film, della concezione della maternità e di come finalmente sta cambiando il mondo della regia per le donne.

maura delpero
Maura Delpero con il cast di Maternal allo scorso festival di Locarno.

UN’ALTRA MATERNITÀ – «Da dove partiamo? Dall’idea dietro Maternal, nata inizialmente dalla questione tematica, perché volevo fare un film sulla maternità in tutta la sua complessità. La maternità mostrata nel film è una versione estrema che permette di raccontare molte contraddizioni, tanti dubbi e problematiche. Perché? Perché mi succedeva spesso, confrontandomi con le amiche, di sentire che c’era una narrazione edulcorata della maternità, e quando poi si parlava tra persone con cui ci si poteva confidare ne risultava invece che era un evento meraviglioso, certo, ma anche molto difficile, che poneva, e pone, le donne di fronte a scelte dolorose. Così ho deciso di girare Maternal, anche perché non è che trovassi molto cinema che lo avesse fatto…».

Maura Delpero durante una pausa sul set di Maternal.

IL MIO SGUARDO – «Lo sguardo che cerco di avere è sempre dentro i personaggi, non è mai giudicante o pietistico. Quando ci sono quegli sguardi di quel tipo purtroppo lo spettatore va a vedere il film e si emoziona, ma quando esce sente che quella non è la sua vita e non cambia nulla. Quello che sta succedendo con gli spettatori di Maternal invece è che c’è una grande empatia, comprendono che le sfide che affrontano i personaggi e, di conseguenza, iniziano a farsi delle domande dopo la visione. Mi è capitato di parlare con spettatrici in una situazione diversa, ad esempio molto legate al loro lavoro, che provano lo stesso dissidio tra la maternità e la carriera, il timore di perdere una delle due cose o di non riuscire a conciliarle. Ecco, il tema della conciliazione è un altro di cui si dovrebbe parlare di più».

Una scena dentro l’hogar in Argentina.

L’ARGENTINA – «Perché l’Argentina? Perché lì ci sono molte più madri adolescenti e perché esistono questi luoghi, questi hogar, sia laici che religiosi, dove appunto vivono tutte insieme. Mi interessava molto questa questione collettiva. Maternal ha finito di completarsi nella mia testa quando ho lavorato in un hogar religioso e mi sono trovata di fronte a una situazione un po’ paradossale: la convivenza tra donne a cui non è permesso essere madri e la maternità precoce. Io le guardavo e mi dicevo: “Come si relazionano di fronte a questa infanzia che si trovano tra le braccia? Ci sarà qualcuna di loro che lo vive con più difficoltà?”. E in effetti c’è stata la figura di una giovane suora di cui ricordo un’immagine particolare – lei che prendeva in braccio questo bebè –, che è stata ispiratrice. Ho avuto la sensazione che non fosse mossa solo da carità cristiana, ma che ci fosse una sorta di desiderio in lei, vissuto con una grande sofferenza interna».

Michael Haneke sul set de La pianista. Era il 2001.

LE MIE ISPIRAZIONI – «Ci sono registi che amo e in cui magari riconosco lo stesso controllo e stile, autori come Michael Haneke o Pawel Pawlikowski, ma non c’è mai ispirazione diretta. Forse per la mia formazione, che è più eterogenea, la prima ispirazione è sempre il reale. Il mio linguaggio cinematografico è frutto di tanto cinema, ma anche di tante ispirazioni pittoriche, fotografiche e letterarie. Lo stile di Maternal è legato al tema, che mi sembrava incandescente. Situazioni di estrema vulnerabilità ed emotività richiedevano uno stile inversamente proporzionale perché in certe situazioni mantenere una sobrietà è una questione di rispetto per la materia trattata. E credo che in questo caso magari sia meno immediato, ma emotivamente più forte…».

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Un altro momento di Maternal.

FINALMENTE LE REGISTE – «Il caso Chloé Zhao è senza dubbio la situazione più evidente grazie alla vittoria degli Oscar di quest’anno, ma mi piace anche pensare alle piccole vittorie delle registe nei premi nazionali, penso ai David di Donatello qui in Italia oppure ai Cóndor de Plata in Argentina. I numeri delle registe stanno crescendo, ma è un lavoro che necessita tempo perché siamo state costrette a un ritardo secolare. C’è stata un’inaccessibilità per molti anni e ora le cose si stanno muovendo molto, si vedono i risultati e credo sia stimolante. Quando ho iniziato a fare cinema era difficile per me trovare dei modelli o delle persone che ce l’avessero fatta. Quando pensavo a registi che potessero ispirarmi, erano tutti uomini, il che è una cosa molto ingiusta visto che siamo almeno due generi al mondo…».

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Chloé Zhao con gli Oscar per il miglior film e la miglior regia per Nomadland.

IL FILM IN SALA – «Per me era fondamentale portare Maternal in sala perché è un film da sala, un rito collettivo che non possiamo perdere. Credo che i piccoli segnali che stiamo vedendo siano positivi. Qualcuno diceva che dopo la pandemia la gente non si sarebbe alzata più dal divano e non sarebbe tornata nei cinema, e invece si sta dimostrando che è ancora un’esperienza che nessuno vuole perdere. Io credo che le due cose andranno in parallelo, è ovvio che ci sono dei film che uno guarda in casa, ma non temo – e non voglio nemmeno pensarlo – che la sala sparirà. Lo dicono da tanti anni, sì, il cinema ha anche subito tanti colpi, ma resiste perché è un’esperienza meravigliosa sia dal punto di vista cinematografico che umano».

  • Qui il trailer di Maternal:

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