MILANO – Dopo Alfred Hitchcock e il primo Mel Gibson di Interceptor, il percorso di Hot Corn tra i documentari dedicati al cinema ci conduce questa volta dentro un mito del Novecento, una diva assoluta dell’età dell’oro di Hollywood, spesso affondata in un mare di inutile retorica: Marilyn Monroe. A cinquant’anni dalla morte, nel 2010, la regista Liz Garbus ha infatti prodotto e diretto un documentario biografico dal titolo Love, Marilyn – I diari segreti, affascinante opera resa possibile soprattutto grazie al ritrovamento di poesie, riflessioni e lettere scritte dalla stessa attrice, poi custodite a casa dell’amico e maestro di recitazione Lee Strasberg.
Parole, ricordi, versi che raccontano la vita di Marilyn durante la carriera. A dar voce alle sue riflessioni in Love, Marilyn alcune interpreti d’eccezione come Viola Davis, Glenn Close, Uma Thurman e Marisa Tomei, che recitano le parole dell’attrice con ammirazione e rispetto. I vari aneddoti conducono così lontano dalla diva, portando lo spettatore al cospetto di una donna fragile e conscia della sua insicurezza. Ecco così apparire una Marilyn che sui difetti riesce a costruire un successo, attrice caparbia che migliora studiando, moglie che tenta di conciliare carriera e matrimonio, tra baseball e Joe DiMaggio. Un racconto delicato e intimo, per una volta privo di giudizi e pettegolezzi.
E allora Liz Garbus offre un profilo nuovo dell’attrice, mostrando due tratti contrastanti della figura di Marilyn Monroe: quello indipendente della donna d’affari e quello malinconico inseguito dalla solitudine. Il documentario non crede però all’ipotesi del suicidio, ma nemmeno grida mai alla possibilità di un omicidio. Lo lascia intendere, un messaggio sottinteso, delicatamente. Alla fine rimane negli occhi l’immagine fragile di una ragazza capace di amare la vita in maniera sconfinata, ma che un giorno smarrì la strada di casa senza mai riuscire a fare ritorno.
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- Qui il trailer di Love, Marilyn – I diari segreti:
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