ROMA – A una giovane agente dell’FBI che rivela particolari talenti (para)psicologici, Lee Harker, viene assegnato un vecchio caso irrisolto: una brutale serie di omicidi e suicidi famigliari disseminati in tutto lo stato dell’Oregon. Lee indaga, riceve una visita misteriosa, forse ricorda, collega eventi, decodifica messaggi, e la soluzione è più vicina di quanto non si pensi. Scritto e diretto dal figlio di Anthony Perkins, Osgood, a sua volta attore e apprezzato regista horror (February, Gretel e Hansel), ecco Longlegs con protagonisti Maika Monroe, Nicolas Cage, Blair Underwood e Alicia Witt. Il film, in anteprima alla Festa del Cinema di Roma, arriverà in sala dal 31 ottobre con Be Water Film e Medusa Film.
Un film che parte – incredibilmente – da fatti realmente accaduti. A partire dal curioso soprannome del colorito killer eponimo che Perkins, in verità, non sceglie mai di spiegare. In realtà è tutto molto semplice. È un dichiarato omaggio a una vecchia filastrocca del Settecento inglese intitolata Goosey Goosey Gander. Una sua versione alternativa si intitola Old Father Longlegs e recita: «Old father Long-Legs Can’t say his prayers: take him by the left leg, And throw him downstairs/Il vecchio padre Gambalunga non sa dire le sue preghiere: prendilo per la gamba sinistra e gettalo giù per le scale». La filastrocca si riferisce ai nascondigli dei preti cattolici itineranti che si nascondevano durante le persecuzioni sotto il regno di Enrico VIII. Una volta scoperto, il prete veniva portato via con la forza e torturato.
In essa, incredibilmente (ma non troppo), c’è tutto il senso del film. Lee che smette di dire le preghiere, Longlegs e il suo nascondiglio materno, il paradossale incrocio degli archi narrativi nelle memorie del passato che vengono trasposte nel presente. Altro evento delittuoso da cui Perkins ha attinto drammaturgicamente (le bambole inquietanti con i loro poteri malvagi nda) riguarda l’omicidio di JonBenét Ramsey così descritto da Perkins: «L’omicidio è avvenuto all’avvicinarsi di Natale e un regalo che i genitori avevano ricevuto per JonBenét era una replica a grandezza naturale di una bambola di se stessa, che indossava uno dei suoi abiti da concorso. Era in una scatola di cartone nel seminterrato, a 15 piedi da dove era stata uccisa, e c’era qualcosa di così folle in questo, che l’avevo catalogata».
Ma soprattutto alla propria vita familiare. Perkins, infatti, è stato ispirato dal trattamento che sua madre – Berry Berenson – ha riservato nei confronti della sessualità del padre Anthony: proteggendo il pubblico e i figli dalla conoscenza delle sue relazioni con altri uomini: «Tua madre può proteggerti da una verità che pensa sia sgradevole… E poi costruisci un film folle attorno a questo!». Trasformare un gesto d’amore in un film folle e insano oltre ogni umana logica? Semplicemente geniale! Perché è da lì che Perkins parte disegnando un thriller-horror formidabile che parla di codici enigmistici e ossessioni familiari, fantasmi del passato e poteri paranormali, traumi irrisolti e verità oscure e oscurate. Ma anche di algoritmi, apparizioni, crocifissi capovolti, di sopravvivenza e dei sottili fili che ci legano gli uni agli altri.
Tutto intorno, Perkins costruisce una narrazione che è compilation di topos del genere opportunamente ricalibrati: «Longlegs ha davvero un po’ di tutto quando si tratta delle aspettative sul genere. C’è un massacro con l’ascia. C’è un serial killer. C’è il diavolo. C’è l’FBI. Ci sono bambole inquietanti. Ci sono fienili inquietanti. Dentro c’è tutto, come in una sorta di milk-shake» nelle corde di un racconto che potremmo definire l’imperfetta mistura narrativa della morbosità di Se7en, l’impianto de Il Silenzio degli Innocenti e il ritmo scenico di Zodiac. Un film folle e allucinato, Longlegs, dalle atmosfere ansiogene e tensionali, percorso di inquadrature fatte di totali dai movimenti impercettibili in campo e controcampo e di distorsioni sonore che vi faranno saltare sulla poltrona.
Non ultimo Maika Monroe, final girl esplosa alla grande con It Follows e qui si presenta come fragile e combattiva: semplicemente straordinaria. Ma se volete cercare una ragione unica e irripetibile del perché andare a vedere Longlegs, dirigetevi verso Nicolas Cage. L’eroe eponimo è tratteggiato dal geniale interpret con toni bizzarri, feroci, isterici, ironici, istrionici da Nicolas Cage, risorto a nuova, notevole carriera fin dal 2018 con Mandy, ma che chi segue da anni – nei piccoli (Willy’s Wonderland) e grandi film (Il talento di Mr. C) – sa che non se n’è mai veramente andato.
- HOT CORN GUIDE | Il meglio del peggio di Nicolas Cage
- LONGFORM | Con Air, venticinque anni dopo
- LONGFORM | Stregata dalla Luna, un cult adorabile
- HOT CORN GUIDE | Il meglio del meglio di Nicolas Cage
- HOT CORN TV | Longlegs, qui il trailer finale:
Lascia un Commento