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La scoperta | La déesse des mouches à feu, tra Kurt Cobain, il Québec e Pulp Fiction

Presentato a Berlino, il film di Anaïs Barbeau-Lavalette è un racconto iniziatico immerso negli anni ’90

La déesse des mouches à feu

ROMA – Catherine (Kelly Depeault) ha appena compiuto sedici anni. Ama la musica delle Hole e ha una cotta per un ragazzo che assomiglia a Kurt Cobain. Per il giorno del suo compleanno sua madre le regala un lettore CD e una copia di Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino. Subito dopo i suoi genitori inizieranno una discussione feroce che li porterà a separarsi davanti ai suoi occhi con in mano una torta con le candeline ancora accese. Parte così La déesse des mouches à feu, film diretto da Anaïs Barbeau-Lavalette e adattamento dell’omonimo romanzo (in gran parte autobiografico) di Geneviève Pettersen che già aveva dato vita a uno spettacolo teatrale.

La déesse des mouches à feu
Kelly Depeault è Catherine ne La déesse des mouches à feu

Scritto dall’autrice teatrale Catherine Léger, La déesse des mouches à feu, dopo essere stato presentato presentato in anteprima alla Berlinale nella sezione Generation e al Giffoni, è ora uno dei titoli di punta della 18esima edizione de Le giornate del cinema quebecchese in Italia, l’appuntamento italiano con la miglior produzione cinematografica del Québec che quest’anno si svolgerà in digitale dal 24 al 31 marzo sotto la direzione artistica dell’autore e regista Joe Balass. Disponibile in streaming dal 24 al 25 marzo, il film ci riporta indietro nel tempo fino agli anni Novanta, tra il suicidio del leader dei Nirvana e l’esplosione del grunge, le immancabili Dr. Martens ai piedi e la nascita di un’icona istantanea come la Mia Wallace di Pulp Fiction.

Una scena del film

Ma queste sono solo le coordinate spazio temporali per farci muovere con più facilità nel mondo in cui vive Catherine. Adolescente senza social di una cittadina che non offre molto, la ragazza finisce per passare i suoi pomeriggi con il suo nuovo gruppo di amici attraverso cui sperimenta amore, droga, sesso e ribellione. Forse un modo per allontanare da sé il dolore per una situazione famigliare complessa, forse per assomigliare un po’ di più ai suoi idoli. Quello de La déesse des mouches à feu diventa così un racconto iniziatico in cui Catherine si muove tra due realtà. Da un lato è ancora una bambina, dall’altro si dirige verso l’età adulta con incoscienza e spavalderia.

La déesse des mouches à feu
Una scena di La déesse des mouches à feu

Anaïs Barbeau-Lavalette si ritrova alle prese con un tema, quello del coming of age, affrontato innumerevoli volte da cinema e letteratura. La sceneggiatura di Catherine Léger indugia troppo sulla ripetizione di alcune dinamiche e una maggiore sintesi narrativa avrebbe giovato al film, ma La déesse des mouches à feu ha dalla sua parte tutta l’autentica furia dell’adolescenza, quel bisogno di distruggere la figura genitoriale, di autodeterminarsi, sperimentare (autentiche e potenti le scene di sesso), sbagliare. E a questo bisogna aggiungere come sul piano estetico la fotografia di Jonathan Decoste ricordi il miglior cinema indipendente americano. Infine segnatevi questo nome: Kelly Depeault. La sua Catherine è una ragazza in fiamme di cui incarna sia le vampate più forti che quelle, al contrario, più flebili.

Qui potete vedere il trailer del film:

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