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La cosa da un altro mondo | Howard Hawks, John Carpenter e la storia di un cult

James Arness, La Cosa e quel costume da carota gigante. In streaming su Rarovideo Channel

James Arness nell'omonimo antagonista de La Cosa da un Altro Mondo di Howard Hawks (e Christian Nyby)
James Arness nell'omonimo antagonista de La Cosa da un Altro Mondo di Howard Hawks (e Christian Nyby)

ROMA – Oggi blockbuster e kolossal, ma negli anni Cinquanta, agli albori del genere, le narrazioni fantascientifiche erano perlopiù degli high-concept. Produzioni minori a basso budget ma di grande inventiva il cui impianto narrativo risultava funzionale nel declinare un sottotesto di stampo politico-sociale. Nello specifico allegorie Maccartiste con cui vestire l’altro (ovvero l’alieno) di una fortissima e didascalica componente valoriale avente ad oggetto gli effetti del Comunismo sull’individuo e la società. Sono gli anni della fantascienza sociale di opere pionieristiche come Ultimatum alla terra, La guerra dei mondi, Invasione degli Ultracorpi, ma soprattutto de La cosa da un altro mondo a firma Howard Hawks e Christian Nyby del 1951 che – più di tutti – riuscì ad incidere nell’immaginario collettivo e nella formazione di giovani cineasti.

La cosa da un altro mondo di Howard Hawks e Christian Nyby fu presentato il 5 aprile 1951
La cosa da un altro mondo di Howard Hawks e Christian Nyby fu presentato il 5 aprile 1951

Mitologico, in tal senso, l’amore di John Carpenter nei suoi confronti – ma in generale per tutto il cinema di Howard Hawks che ha visto in Un dollaro di onore un’autentica guida filmica-spirituale – espresso ne La cosa da un altro mondo come film dell’orrore per eccellenza scelto da Laurie Strode nella notte di Halloween – La notte delle streghe e quel La cosa che, a trentun anni di distanza dall’originale hawksiano che nelle sale statunitensi fu presentato il 7 aprile 1951, ne celebra il glorioso retaggio nel perfetto punto di incontro tra tradizione e innovazione. Ancor prima che per le evidenti ragioni narrative però, La cosa da un altro mondo – disponibile su Rarovideo Channel che trovate sia su Prime Video che su The Film Club – deve larga parte del suo settantennale retaggio a quello che potremmo definire un mismatch registico.

La cosa del film è impersonata da James Arness
La cosa del film è impersonata da James Arness

Tratto dal romanzo Who Goes There? di John W. Campbell del 1938 e prodotto da RKO Radio Pictures e dalla Winchester Production Company di Hawks, pur risultando Nyby il regista accreditato nei titoli di testa, è opinione comune che La cosa da un altro mondo fosse tutta farina del sacco dello stesso Hawks. Questo per via anche del solido legame di stima reciproca tra i due. Nyby fu infatti il montatore ufficiale di alcuni dei principali successi di Hawks (Acque del Sud, Il Grande Sonno, Il fiume rosso, Il grande cielo) che lo portò perfino alla candidatura agli Oscar nella categoria Miglior montaggio nel 1949. Era molto più che un semplice sodalizio quindi: Hawks era il Maestro a cui Nyby guardava con rispetto ed ammirazione. In ogni caso, le voci in merito furono parecchio discordanti.

Kenneth Tobey in una scena del film
Kenneth Tobey in una scena del film

A detta dell’interprete della Cosa originale, quel James Arness che fece le fortune ventennali del serial Gunsmoke, Hawks trascorse molto tempo sul set ma: «Fu inequivocabilmente Nyby a dirigere il film». Di parere opposto il volto scenico del Capitano Hendry (Kenneth Tobey) che senza peli sulla lingua dichiarò come: «Nyby? Non credo sapesse dirigere un film. All’epoca fece tutto Hawks». In occasione della promozione de La cosa, lo stesso Carpenter prese posizione all’interno del dibattito pluridecennale gettando non poca benzina sul fuoco. A suo dire, se nel pieno della carriera Hawks non volle mai attribuirsene il merito – limitandosi ad affermare come quelli a Nyby fossero semplici suggerimenti – giunto al tramonto della sua vita iniziò a rivendicare sempre più credito per la direzione de La cosa da un altro mondo, non ultimo in termini di post-produzione.

Una locandina de La cosa da un altro mondo
Una locandina de La cosa da un altro mondo

A chiudere definitivamente il discorso ci pensò lo stesso Nyby che nel 1982 – non senza una certa ambiguità di fondo – ammise come: «Fu Hawks a dirigere La cosa da un altro mondo? Questa è una delle domande più stupide e ridicole che abbia mai sentito e la gente continua a chiedermelo. C’era lo stile di Hawks. Certo che c’era. Questo è un uomo che ho studiato e volevo essere come lui. Si vorrebbe certamente emulare e copiare il maestro che si ha accanto: ed è ciò che ho fatto. In ogni caso, se si sta prendendo lezioni di pittura da Rembrandt, non è che si prende il pennello dalle mani del maestro», una più che velata ammissione che riassume la paternità del film con un buon 70-30% in favore di Hawks con Nyby in supporto.

La cosa da un altro mondo è una delle opere di riferimento nel genere della fantascienza sociale
La cosa da un altro mondo è una delle opere di riferimento nel genere della fantascienza sociale

Specie perché la lavorazione de La cosa da un altro mondo fu tutt’altro che semplice. Nonostante il budget limitato la RKO pretese un’opera per quanto possibile realistica. Per far fronte alle esigenze produttive e sociali di tipo narrativo, la Cosa fu ampiamente rimaneggiata. Nel romanzo breve di Campbell infatti l’alieno era un telepate mutaforma – un po’ come ne La cosa di Carpenter – ma con capelli blu e tre occhi rossi. Nell’adattamento si pensò fosse più opportuno vestirla dei caratteri di un umanoide dai tratti alieni dotato di una visiera ossea e di due grosse mani piene di spine. Per giungere a una simile visione fantascientifica, a detta del truccatore Lee Greenway, ci vollero cinque mesi. Alla fine, con enorme frustrazione, Hawks consigliò un copricapo in stile Frankenstein. Il risultato? Abbastanza minaccioso, ma non da dedicargli un primo piano.

Una scena del film
Una scena del film

Si giocò così di chiaroscuro e piani medi amplificandone la portata minacciosa. A detta di Arness il costume lo faceva sembrare una carota gigante – conforme quindi con la natura vegetale dell’essere – ma abbastanza, tuttavia, da imbarazzarlo al punto da non voler nemmeno prendere parte alla prima mondiale avuta luogo nell’aprile 1951. La curiosità più interessante de La cosa da un altro mondo riguarda però l’impronta dialogica. Esasperante e dal ritmo così netto (hawksiano per l’appunto!) che per poco rischiò di non venire distribuito in Italia. Cosa che effettivamente poi avvenne il 7 febbraio 1952, ma per mesi rimase bloccato in un limbo distributivo tale che solo grazie all’intercessione di RKO si poté ovviare al problema. La società di produzione radunò i migliori doppiatori dell’epoca dell’allora CDC (Cooperativa Doppiatori Cinematografici) e portò a casa il risultato.

La cosa da un altro mondo è uno dei dichiarati film del cuore di John Carpenter
La pellicola è uno dei dichiarati film del cuore di John Carpenter

Lo script di Charles Lederer fu rimaneggiato pesantemente da Ben Hecht e William Faulkner (e secondo alcuni anche da Orson Welles). Collaboratori storici di Hawks scelti dallo stesso produttore-e-regista con lo scopo di dar maggior colore al racconto rimarcando maggiormente il tono politico-sociale in termini allegorici (e non solo). Ad esempio, in una delle sue linee dialogiche, La cosa da un altro mondo fa cenno all’esecuzione di Ruth Snyder e Judd Gray avvenuta nel 1928. Evento che nella prima metà dello scorso secolo fece scalpore tanto da risultare la prima ispirazione di Billy Wilder nel delineare lo script dell’immortale La fiamma del peccato. Non soltanto la dimensione morfologico-caratteriale della Cosa, anche il concept stesso e l’intera inerzia narrativa del romanzo breve di Campbell furono oggetto di una corposa rilettura per ragioni cinematografiche.

Per anni si è discusso sull'effettiva resa registica del film: Howard Hawks o Christian Nyby?
Per anni si è discusso sull’effettiva resa registica del film: Howard Hawks o Christian Nyby?

Al punto che, paradossalmente, la successiva opera carpenteriana del 1982 risulta esservi molto più fedele e conforme rispetto alla capostipite hawksiana. Differenti ratio filmiche quindi che di riflesso proiettano anche le differenti concezioni di una fantascienza radicalmente mutata lungo i trentuno anni di scarto temporale: sociale al tempo di Hawks, d’intrattenimento orrorifico in quello di Carpenter. Una netta opposizione figlia della propria epoca e delle estetiche cinematografiche di riferimento qui declinata ora in un agire coeso e americano da psicosi Maccartista verso un mostruoso alieno chiaroscurale simbolo dell’ignoto, del tradimento e dei valori antiamericani propagati dal Comunismo, ora in dinamiche paranoiche brutalmente violente e marcatamente sanguinolente fatte di visi squarciati e mutazioni spaventose. Differenze stilistiche e tematiche evidenti ed antitetiche al pari della scelta del contesto scenico: l’Artide de La cosa da un altro mondo/l’Antartide de La cosa.

Nei cinema italiani il film fu distribuito il 7 febbraio 1952
Nei cinema italiani il film fu distribuito il 7 febbraio 1952

Eppure, se lo spettatore contemporaneo vede la propria capacità di razionalizzare travalicare dinanzi all’orrore carpenteriano e alle macabri mutazioni morfologiche del subdolo alieno, guardando oggi a La cosa da un altro mondo con una certa ingenuità stilistico-narrativa figlia della linearità hawksiana e della morsa tematico-maccartista, lo stesso non può dirsi per la sua epoca di riferimento. Per George A. Romero infatti – il cui film preferito, ricordiamo, era Un uomo tranquillo di John Ford del 1952 – ciò che oggi potrebbe rappresentare il suo limite, se non perfino una debolezza, negli anni Cinquanta rappresentava la sua forza. Terrore allo stato puro, tangibile e tagliente: «Non ho mai paura in un film! L’unica volta che mi sono spaventato è stata una delle prime volte che sono andato al cinema da solo. Avevo dodici anni, era il film di Nyby».

Robert Cornthwaite, George Fenneman e Kenneth Tobey in un momento de La cosa da un altro mondo
Robert Cornthwaite, George Fenneman e Kenneth Tobey in un momento de La cosa da un altro mondo

Per il padre dello zombie-movie c’era una ragione ben precisa del perché La cosa da un altro mondo fosse così terrorizzante per la gente del suo tempo: «Quella è stata l’unica volta. Quello che mi spaventa è la realtà!». Affermazione corroborata infine da quel «Scrutate il cielo!» nel monologo di chiusura di racconto con cui Hawks cementifica gli intenti anticomunisti del racconto in una chiamata alle armi leggendaria per il risveglio di coscienza del popolo americano con cui consegnare il film alla contemporaneità del suo tempo e – di riflesso – all’immortalità cinematografica: «Lancio a voi un monito. Tutti voi che ascoltate la mia voce. Dite al mondo, ditelo a tutti dovunque si trovino: attenzione al cielo, dovunque, scrutate il cielo!».

  • LONGFORM | La Cosa, i quarant’anni del capolavoro di Carpenter
  • LONGFORM | Ultimatum alla Terra, Klaatu, Barada, Nikto! 
  • LONGFORM | Halloween, la notte che rese grande Carpenter

Qui sotto potete vedere il trailer del film: 

 

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