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Halloween | John Carpenter e la notte delle streghe che lo vide grande

Jamie Lee Curtis, Donald Pleasence, Nick Castle, Meltdown. Perché è ancora rilevante?

Mike Myers, il volto nascosto di Halloween.

ROMA – «Credo che il grande cambiamento nel cinema horror sia arrivato con Halloween – La notte delle streghe. Non era il soprannaturale a spaventare, ma i coltelli e lo slasher. Da un lato era più economico, dall’altro faceva riferimento alla sicurezza nella realtà di tutti i giorni». Così Joe Dante a proposito del gioiello targato John Carpenter del 1978 di cui è innegabile la grande valenza produttiva. Costato appena 300mila dollari – di cui la metà per le Panavision in dotazione, 20.000 per il solo cachet del veterano Donald Pleasence, 8.000 per Jamie Lee Curtis (al debutto) e appena 25 dollari al giorno per Nick Castle – Halloween incassò oltre 70 milioni in tutto il mondo. Uno dei più profittevoli film indipendenti di tutti i tempi, e non solo, il film del cuore di molti appassionati del genere horror e del buon cinema.

I titoli di testa di Halloween - La notte delle streghe
I titoli di testa di Halloween – La notte delle streghe

Andiamo con ordine però. Se chiedeste a Carpenter del motivo che lo spinse a realizzare Halloween assieme a Debra Hill vi dirà: «Ho deciso di fare un film che avrei voluto vedere da bambino, pieno di trucchi economici come fosse una di quelle case stregate delle fiere, quelle in cui cammini lungo un corridoio e le cose ti saltano addosso» – per poi aggiungere una rivelazione per certi versi sorprendente – «La notte di Halloween non è mai stato il tema principale del film però». Quella venne dopo. Perché quando Irwin Yablans e Moustapha Akkad della Compass International Pictures rimasero folgorati dalla visione di Distretto 13: Le brigate della morte la prima idea che proposero a Carpenter fu di girare un film su di un killer psicotico che terrorizzava le babysitter del quartiere, qualcosa che nel suo piccolo potesse avere nel cinema horror «Lo stesso impatto de L’esorcista».

«Credo che il grande cambiamento nel cinema horror sia arrivato con Halloween – La notte delle streghe. Non era il soprannaturale a spaventare, bensì i coltelli e lo slasher in generale»

Raggiunto così un accordo di massima di 10.000 dollari (che dovete sottrarre alla cifra di cui sopra) di ingaggio per scrivere, dirigere e perfino incidere la colonna sonora, Carpenter lavorò assieme alla Hill su di uno script dall’esplicito titolo The Babysitter Murders. C’era un problema però. La trama andava a svilupparsi in più giorni. Fu Yablans a suggerire di concentrare il racconto nell’arco di un’unica notte per ragioni di budget, manco a dirlo, la notte di Halloween. A quel punto l’intuizione. Carpenter contattò Bob Clark, il regista de Black Christmas del 1974 dal similare concept slasher, chiedendogli se avesse idee per un eventuale sequel del suo capolavoro natalizio. Clark gli rispose di no: «Avevo finito con il cinema horror, non sono entrato nel mondo del cinema solo per l’horror». A quel punto replicò Carpenter: «Beh, e cosa faresti se facessi un sequel?».

Jamie Lee Curtis è Laurie Strode in una scena di Halloween - La notte delle streghe
Jamie Lee Curtis è Laurie Strode

Ma badate bene, Halloween è solo spiritualmente il sequel di Black Christmas, o per usare le parole di Clark: «John non ha mai copiato il mio film, ha scritto una sceneggiatura, l’ha diretta, ha scelto personalmente il casting. Halloween è il suo film» – per poi specificare meglio – «Gli piaceva Black Christmas e potrebbe esserne stato influenzato, ma come lui c’erano altre quindici persone nel 1977 che avevano pensato di fare un film intitolandolo Halloween sulla scia di Black Christmas, solo John c’è riuscito». Ci vollero appena dieci giorni per buttare giù lo script. Stabilite le linee guida alla base Yablans e Akkad cedettero interamente il controllo creativo a Carpenter e Hill. Solo Yablans, che c’aveva già visto lunghissimo sin dall’inizio, diede un paio di suggerimenti validi, a detta della Hill infatti: «Voleva che lo script fosse scritto come fosse un programma radiofonico: un twist ogni dieci minuti».

L’incipit con il primo delitto del giovane Michael Myers

In buona sostanza l’attuale inerzia con cui oggi si scrive una sceneggiatura: ritmo netto e colpi di scena ogni 10 minuti. A dimostrazione, semmai ce ne fosse bisogno, che quello di Halloween è cinema limpido e senza tempo. Per un high concept incisivo e tagliente di pura scienza cinematografica popolato di jump-scare chirurgici arricchiti dal fragore di sync musicali (il sound mixing di Halloween è qualcosa di pionieristico) e da una fluidità registica che nel viaggiare tra soggettive voyeuristiche, immagini spezzate e semi-soggettive sporche, finisce con il costruire tensione giocando con le intenzioni del suo psicotico killer in un incedere di presenza/assenza, vedo/non vedo, sino a stringere il campo d’azione di un’asfissiante claustrofobia con cui, infine, sguinzagliare l’evoluzione dell’arco narrativo dell’emblematica final girl Laurie Strode da liceale repressa a guerriera sopravvissuta nel suo scoppiettante terzo atto da crudo cinema d’assedio.

Nick Castle è Michael Myers in una scena di Halloween - La notte delle streghe
Nick Castle è Michael Myers

Un survival horror al sapore di coming-of-age che, secondo la comune opinione critica del tempo, covava al suo interno un’anima bigotta e moralista: come se Halloween punisse la libertà sessuale facendo trionfare la repressione e il saper rigare dritto. Ipotesi da cui, in realtà, Carpenter s’è sempre dissociato. Perché si, c’è un sottotesto sessuale in Halloween, ma non secondo un’accezione malevola, è solo da intendersi come la molla che farà poi scatenare l’evoluzione caratteriale di Laurie: «L’unica ragazza sessualmente repressa è quella che pugnala questo ragazzone con un lungo coltello in mano. È la più frustrata tra le protagonista. È lei quella che lo ha ucciso, ma non perché vergine, ma perché capace di incanalare quell’energia sessuale insoddisfatta per uscirne viva». Per il ruolo fu scelta la Curtis come pura scelta di marketing, a detta della Hill: «Sapevo essere la figlia di Janet Leigh, sarebbe stata un’ottima pubblicità».

Jamie Lee Curtis in una scena di Halloween - La notte delle streghe
La final girl definitiva: Laurie Strode

E avere come protagonista la figlia di Marion Crane dell’hitchcockiano Psycho avrebbe sicuramente reso Halloween un film appetibile per i distributori. Carpenter lo ammise candidamente: «Non era affatto la mia prima scelta, non aveva idea di chi fosse». Inizialmente ci sarebbe dovuta essere Anne Lockhart (figlia di June Lockhart del telefilm Lassie), l’impossibilità a prendervi parte permise a Carpenter di ingaggiare la Curtis come proto-omaggio al Maestro del Brivido. Da Hitch Carpenter imparò che è la semplicità la chiave registica nel maneggiare il thriller-horror. Eppure rimase delusa la Curtis. Dopo il primo giorno di riprese era convinta che sarebbe stata licenziata. Quella sera, quando il telefono squillo, Carpenter le fece i complimenti per il buon lavoro svolto. All’angolo opposto del reticolato narrativo di Halloween c’era invece il depersonalizzato killer The Shape/Michael Myers liberamente ispirato al Pistolero/Yul Brynner de Westworld/Il mondo dei robot del 1973.

Halloween – La notte delle streghe: un horror spontaneo

Carpenter, che nel delinearne il background caratteriale attinse alle stregate leggende metropolitane popolari nel folklore di ogni cittadina statunitense, affidò il poi iconico ruolo di Myers a quel Nick Castle – più in là regista del cult del 1984 The Last Starfighter – grande amico dai tempi della USC (University of Southern California) che sul set di Halloween ci capitò come semplice spettatore. Fu su suggerimento di Carpenter che Yablans e Akkad lo assunsero poi come interprete silenzioso. Agente scenico svuotato di qualsivoglia caratterizzazione, senz’anima, la cui unica motivazione era «Camminare da un punto all’altro e uccidere». Ciò che lo rese iconico fu senz’altro la poi celebre maschera di cui Carpenter delineò una semplice caratterizzazione nello script «I lineamenti pallidi di un volto umano», solo che non c’erano soldi per realizzare qualcosa del genere. Le ipotesi erano quindi due: una maschera da clown/una del Capitano Kirk opportunamente modificata.

Il legame tra Michael Myers e William Shatner

L’idea fu indubbiamente geniale ma l’omaggio (se così lo si può chiamare) non piacque particolarmente a William Shatner che inizialmente – molto prima che Halloween diventasse un fenomeno mondiale – non era felice con l’essere associato a un brutale serial killer cinematografico. L’intuizione fu dello scenografo/location scouter/co-montatore/direttore artistico Tommy Lee Wallace (poi regista di Halloween III) che una sera, trovatosi per caso in un negozio di costumi su Hollywood Boulevard, acquistò la maschera di Kirk per poco meno di 2 dollari. Passò poi tutto il giorno successivo ad allargargli i buchi degli occhi per poi dipingerne la carne di bianco bluastro così da attenuarne l’impatto visivo nelle scene in notturna. A detta di Carpenter: «Posso solo immaginare cosa sarebbe successo se Wallace l’avesse dipinta di bianco, tutti i bambini avrebbero controllato il loro armadio sperando che non saltasse fuori Shatner/Myers!».

Donald Pleasence è il Dr. Sam Loomis in una scena di Halloween - La notte delle streghe
Donald Pleasence è il Dr. Sam Loomis

La vera stella però era Pleasence che accettò il ruolo del Dr. Sam Loomis per una semplice ragione: «Non capisco il copione e sinceramente non mi piace, ma ho accettato perché a mia figlia Lucy è piaciuto il tuo primo film (Distretto 13: Le brigate della morte)». Fu Yablans a suggerire a Carpenter il suo ingaggio dopo i rifiuti eccellenti di Christopher Lee – che dopo aver visto Halloween disse a Carpenter di aver commesso il più grande errore della sua vita – e quel Peter Cushing fresco del successo di Star Wars (di cui potete leggere qui) il cui agente rispedì al mittente l’offerta perché ritenuta troppo bassa. Presentato a Kansas City il 25 ottobre 1978, la distribuzione regionale nelle aree metropolitane di Filadelfia e New York di Halloween fu co-gestita dalla Aquarius Releasing che nel giro di poco si ritrovò tra le mani un’autentica miniera d’oro.

«Ho deciso di fare un film che avrei voluto vedere da bambino, pieno di trucchi economici come fosse una di quelle case stregate delle fiere, quelle in cui cammini lungo un corridoio e le cose ti saltano addosso»

Del successo al botteghino di Halloween abbiamo già parlato ma è la distribuzione televisiva curata dalla NBC che ebbe conseguenze incredibili. Venduti i diritti per poco meno di 3 milioni di dollari nel 1980, la scure della censura si abbatté inesorabile diluendo alcune delle scene più cruenti. La vera curiosità riguarda però il minutaggio. I 91 minuti del cut cinematografico infatti non erano sufficienti per le esigenze di palinsesto della NBC da 120 minuti. Carpenter, che al tempo aveva già messo in cantiere il sequel (Il signore della morte) nelle vesti di produttore e sceneggiatore, filmò dodici minuti di materiale aggiuntivo (e inedito). Il successo di Halloween fu come benzina nel motore della carriera di Carpenter tanto da convincere la Universal a puntare su di lui per la regia dell’horror fantascientifico La cosa (di cui potete invece leggere qui).

Michael Myers e Laurie Strode nel climax di Halloween - La notte delle streghe
Michael Myers e Laurie Strode nel climax di Halloween – La notte delle streghe

Remake eccellente di quel La cosa da un altro mondo del 1951 diretto da Howard Hawks che di Carpenter è stato idolo, guida e maestro, qui citato come film dell’orrore eccellente della notte delle streghe di Laurie. A dire il vero però non fu Halloween il primo script di Carpenter su di un misterioso assassino. Nel 1977 scrisse infatti Meltdown che avrebbe raccontato di un gruppo di scienziati che esplorava una centrale nucleare in cui tutti i lavoratori erano scomparsi, uccisi da un killer psicopatico in modi sempre più curiosi e cruenti. Il progetto rimase nel limbo produttivo per quasi vent’anni finché, a metà degli anni novanta, non fu acquisito dalla August Entertainment che ne avviò la produzione con uno fra Dolph Lundgren e Caspar Van Dien come protagonista, salvo poi sospenderla pochi mesi dopo: un’altra grande ed enigmatica storia del nostro amato cinema.

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Qui sotto potete vedere il trailer del film: 

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