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Kinds of Kindness | Jesse Plemons, Emma Stone e il ritorno alle origini di Yorgos Lanthimos

Dopo Povere creature!, una favola trittica su fede, potere e pulsioni. Dal 6 giugno al cinema

Emma Stone, Jesse Plemons e il cuore di Kinds of Kindness, il nuovo film di Yorgos Lanthimos. In concorso a Cannes 77
Emma Stone, Jesse Plemons e il cuore di Kinds of Kindness, il nuovo film di Yorgos Lanthimos. In concorso a Cannes 77

ROMA – Kinds of Kindness, il nuovo film di Yorgos Lanthimos, è una favola trittica, o per meglio dire, in tre atti. Nel primo (The Death of R.M.F.), un uomo senza scelta che cerca di prendere il controllo della propria vita. Il secondo (R.M.F. is Flying), un poliziotto preoccupato dal fatto che la moglie dispersa in mare sia tornata e sembri un’altra persona. Nel terzo (R.M.F. Eats a Sandwich), una donna determinata a trovare una persona specifica con la speciale abilità di resuscitare i morti è destinata a diventare un prodigioso leader spirituale. Il film, presentato in concorso alla 77esima edizione del Festival di Cannes e con protagonisti Jesse Plemons, Emma Stone, Willem Dafoe, Margaret Qualley, Hong Chau, Mamoudou Athie, Joe Alwyn e Hunter Schafer, arriverà al cinema con Searchlight Pictures a partire dal 6 giugno.

Emma Stone in una scena di Kinds of Kindness
Emma Stone in una scena di Kinds of Kindness

Un progetto in evoluzione, Kinds of Kindness, tanto da aver assunto molteplici forme narrative nel corso del suo sviluppo creativo. In origine, infatti, Lanthimos e il co-sceneggiatore Efthimis Filippou avevano pensato ad un’unica, grande storia, per poi procedere verso un racconto episodico-antologico: «Avevamo iniziato con una sola storia, ma man mano che ci lavoravamo, abbiamo pensato che sarebbe stato interessante realizzare un film che avesse una struttura diversa rispetto ai nostri lavori precedenti. Mentre identificavamo le storie successive, volevamo mantenere un filo conduttore tematico, in modo che sembrassero tutte appartenere allo stesso gruppo». L’obiettivo, secondo Lanthimos, era quello di sfidare l’attenzione del pubblico: «Con una sola storia, il pubblico è più concentrato, perché ha più tempo per pensare e ad applicare la sua logica alla storia. Con un’antologia si tende ad applicare le nostre impressioni sulla prima storia alla storia successiva».

Kinds of Kindness di Yorgos Lanthimos, al cinema con Searchlight Pictures a partire dal 6 giugno
Kinds of Kindness di Yorgos Lanthimos, al cinema con Searchlight Pictures a partire dal 6 giugno

Inizialmente intitolato R.M.F. e poi AND, nel corso della genesi creativa Lanthimos si è reso conto di come questi titoli presentavano diversi problemi pratici. Si è quindi messo alla ricerca di qualcosa che fosse più polisemico: «Cercavo parole che avessero più di un significato. Considerando il contesto del film volevo un titolo che fosse sensato e avesse il suono e l’aspetto giusto». Quindi Kinds of Kindness – ovvero Tipi di Gentilezza – interpretabile come la ricerca di modi diversi con cui le persone sono gentili gli uni con gli altri. Una scelta di impatto nella sua essenza giocosa e che va in aperto contrasto semantico e valoriale con una narrazione di puro humour nero che racconta di pulsioni e dinamiche di potere, fede e assenza di fede, di amore e della mancanza di amore e delle persone che amiamo e della loro assenza.

Margaret Qualley, Jesse Plemons e Willem Dafoe in un momento del film
Margaret Qualley, Jesse Plemons e Willem Dafoe in un momento del film

Ma soprattutto di autorità e libero arbitrio e come questo va ad oscillare – come spesso accade nel cinema di Lanthimos, da Kinetta a Povere creature! – nella lotta dell’individuo tra l’essere libero di scegliere e l’essere libero di non dover scegliere. Perché è di persone che parla Kinds of Kindness, e di riflesso, l’opera tutta del regista greco: «Il nostro interesse principale è osservare le persone nei comportamenti, nei vestiti, nelle reazioni e creare da questo una storia che parli di qualcosa che sia quasi reale e relativamente credibile». Nel caso di Kinds of Kindness, uomini dalle dimensioni caratteriali mutevoli ma (quasi) senza nome e senza identità, fatti vagare da Lanthimos in quadri stranianti, freddi e asettici e dalla costruzione ricercata e colorata concatenati da un montaggio morbido in una struttura trittica solo apparentemente disorganica.

Una scena del film
Una scena del film

C’è armonia, infatti, nella narrazione di Lanthimos. E non solo per come i tre atti e tre storie vanno a ricongiungersi nella ripetizione di temi e modi, nella presenza di particolari impercettibili e personaggi sullo sfondo, e in come gli agenti scenici di Plemons e Stone (su tutti), ma anche Dafoe, Chau e Qualley crescono-e-decrescono di presenza scenica e caratteriale nel trittico di Kinds of Kindness, ma anche nelle transizioni poetiche e spiazzanti e in come ogni storia riproduca la stessa micro-struttura cambiandone unicamente colori e sapori. Dalla loro unione, Lanthimos dà forma a un poema per immagini di caos vitale tanto respingente quanto esilarante – decisamente magnetico – che è espressione pura della poetica in moto perpetuo di un autore difficilmente incasellabile. È un ritorno alle origini del suo cinema, Kinds of Kindness, e a colpire è proprio il fatto che sia avvenuto dopo Povere creature!.

Il cameo di Hunter Schafer
Il cameo di Hunter Schafer

Se quel Povere creature! capolavoro da Oscar e Leone d’Oro a Venezia 80 ha rivelato, tra le pieghe del suo canto poetico di libertà e vita narrativo, l’anima più commerciale e mainstream dell’autore-Lanthimos, Kinds of Kindness ci riporta indietro ai sapori stranianti di Kinetta, Dogtooth, Alps e degli albori hollywoodiani – ma comunque appartenenti al circuito indipendente – di The Lobster e Il Sacrificio del Cervo Sacro. Guarda caso, tutte opere co-firmate da quel Efthimis Filippou impareggiabile compagno d’armi (e di penna), ed è proprio questo il punto. Nel caso di Kinds of Kindness, ciò che stupisce è la libertà creativa di un’opera d’autore puro capace di provocare, emozionare e perfino disgustare, senza freni e limiti.

Jesse Plemons in un momento di Kinds of Kindness
Jesse Plemons in un momento di Kinds of Kindness

Un’opera figlia di una genesi tortuosa, ma nata in ambiente mainstream, prodotta a Hollywood, distribuita da una major per il grande pubblico e caratterizzata da un cast di primissimo livello con quattro candidati all’Oscar e due agli Emmy. È l’affermazione insomma. Da qui in poi – con o senza Palma d’Oro – per Yorgos Lanthimos e il suo cinema fatto di follia e meraviglia, sarà (davvero) tutto in discesa, e noi non vediamo l’ora di esserci.

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