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Il Ritratto del Duca | Jim Broadbent, Helen Mirren e quella (pazzesca) storia vera

Al centro del film di Roger Michell, presentato a Venezia 2020, c’è l’incredibile figura di Kempton Bunton

Il ritratto del Duca – La storia vera dietro al film con protagonisti Jim Broadbent ed Helen Mirren
Il ritratto del Duca – La storia vera dietro al film con protagonisti Jim Broadbent ed Helen Mirren

MILANO – In uno dei momenti chiave di Agente 007 – Licenza di uccidere James Bond si trova nel covo del cattivissimo Dr. No. Qui scopre una moltitudine di celebri opere d’arte rubate. Tra queste c’è il dipinto Duca di Wellington (1814) di Francisco Goya. Opera la cui visione suscita in Bond un sorpreso: “Dunque eccolo”. Siamo nel 1962 e – forse voi non ci crederete – ma nelle sale inglesi è appena esplosa una risata fragorosa. Il motivo? La storia dietro al furto del Duca di Wellington. Ne racconta vivacemente Il ritratto del Duca (The Duke) di Roger Michell con Jim Broadbent ed Helen Mirren. Ma vien da chiedersi come sia possibile che una storia così colorita e curiosa sia arrivata al cinema soltanto adesso. Del resto è del crimine perfetto britannico che parliamo seppur, più che in un’ottica hitchcockiana, di tipo quasi disneyano. Al centro del racconto Kempton Bunton. Autista di bus in pensione che guadagnava appena £8 a settimana (nel 1961, l’equivalente di quasi £182 nel 2020). Dall’altra parte dell’Oceano Atlantico il collezionista d’arte Charles Bierer Wrightsman – divenuto milionario investendo nel petrolio – ha appena acquistato il Duca di Wellington per £140.000 (oggi sarebbero £3.186.000).

Jim Broadbent ed Helen Mirren ne Il Ritratto del Duca
Jim Broadbent ed Helen Mirren ne Il Ritratto del Duca

Il Governo britannico allora, che in fondo si sa non ha mai digerito quel “piccolo dissidio” chiamato Rivoluzione Americana, pagò la stessa somma per impedire al Duca di lasciare la madrepatria. La notizia lasciò Bunton amareggiato e sgomento. Lo vedeva infatti come un oltraggio verso chi, con un salario modesto, doveva pagare il canone televisivo e far quadrare i conti. Gli scattò qualcosa in testa. Decise di rubare il ritratto del Duca con l’obiettivo di insegnare una lezione alla Nazione. Venuto a sapere direttamente dalle guardie della National Gallery che il sistema di sicurezza intorno al Duca veniva disattivato ogni mattina per permettere le pulizie dell’area, il 21 agosto 1961, alle prime luci dell’alba, Bunton entrò dalla finestra del bagno, rubò il ritratto del Duca, per poi darsela a gambe. Il panico scoppiò alla National Gallery. In origine si presumeva che il responsabile del furto fosse un ladro d’arte esperto. Poco dopo però l’agenzia di stampa Reuters ricevette una lettera anonima in cui – in cambio del Duca – si chiedeva una donazione di £140.000 in beneficenza per permettere ai più indigenti di pagare il canone televisivo e un’amnistia verso il ladro. La richiesta fu respinta in toto.

Il ritratto del Duca...
Il ritratto del Duca…

Nel 1965, quattro anni dopo l’avvenuto furto e un po’ a sorpresa visto che del Duca si erano totalmente perse le tracce, Bunton contattò un giornale informandoli che al deposito bagagli della stazione ferroviaria Birmingham New Street avrebbero trovato il ritratto del Duca. Circa sei settimane dopo si consegnò alle forze di Polizia. Al processo la giuria usò il guanto di velluto. Bunton fu infatti giudicato colpevole unicamente del furto della tela piuttosto che del Duca di Wellington inteso come opera d’arte e condannato ad appena tre mesi di prigione. Del resto tutto l’impianto accusatorio sgretolò su sé stesso quando l’avvocato della difesa Jeremy Hutchinson (che ne Il ritratto del Duca è portato in scena dal sempre bravo Matthew Goode) rivelò con un’astuta mossa in legalese le intenzioni del suo cliente: non voleva tenere il dipinto con sé, il che significa che non c’è mai stata la reale intenzione di rubarlo. Il caso Bunton fece giurisprudenza come vediamo ne Il Ritratto del Duca.

Jim Broadbent è Kempton Bunton
Jim Broadbent è Kempton Bunton

La Sezione 11 del Theft Act promulgata nel 1968 conteneva all’interno una disposizione secondo cui è reato il rimuovere senza alcuna autorizzazione un oggetto esposto (o tenuto in esposizione) al pubblico in una struttura a cui il pubblico ha accesso. Tutto è bene quel che finisce bene quindi? Non ancora. O perlomeno, non secondo il ritratto del Duca. Nel 1996 infatti, ben trent’anni dopo la restituzione del dipinto, la National Gallery rilasciò una documentazione sul caso riguardante John Bunton, il figlio di Kenneth, senza, tuttavia, scendere nei dettagli per ragioni di privacy. Arriviamo così al 2012 dove, sulla scia del Freedom of Information Act del 2000, l’Archivio Nazionale rilasciò un file confidenziale risalente addirittura al 1969 che gettò finalmente luce sull’enigmatica vicenda. Fu proprio John con la complicità del fratello Kenneth Jr l’autore materiale del furto del Duca. Del resto nessuno di chi indagò sul caso negli anni Sessanta diede per buona la storia di un pensionato di 110 kg in grado di compiere un furto acrobatico così ben studiato.

Il ritratto del duca
Una scena del film

John confermò le intenzioni benevoli del padre – motivo per cui il caso rimase archiviato – rivelando inoltre come, al processo, ordinò loro di non farsi avanti così da non ingigantire ulteriormente le cose. Non furono intraprese ulteriori azioni legali da parte del Governo. L’ammissione di colpa di John era infatti troppo circostanziale e in ogni caso non sufficiente per riaprire il caso né tanto meno per perseguire Kenneth per falsa testimonianza. Insomma una vicenda – quella de Il ritratto del Duca – fin troppo cinematografica, familiare, e spontaneamente ricca di colpi di scena per non essere raccontata. Peculiarità eccellenti e uniche di cui era bene a conoscenza Michell. All’ultimo sussulto in carriera prima della scomparsa lo scorso anno il regista di Notting Hill seppe disegnare un raffinato quadro familiare di grazia registica che tra commedia brillante e dramma intenso annovera cause, ragioni, e conseguenze del celebre furto e dei suoi protagonisti. Il giusto merito alla famiglia britannica più chiacchierata degli anni Sessanta: la prima non-Reale perlomeno.

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Qui il trailer de Il Ritratto del Duca:

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