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Il lungo volo dell’Ape Maia: dal romanzo del 1912 al sequel

Cronaca di un successo sopravvissuto a quattro generazioni. E che ritornerà il 18 ottobre

Sono passati più di cento anni da quando l’ape Maia ha spiccato il volo per la prima volta. Da allora, intere generazioni di bambini sono cresciute appassionandosi alle avventure della piccola ape e dei suoi amici: il fuco Willi, la cavalletta Flip e il grillo Kurt. Ma il lungo volo dell’amato insetto con i cappelli ricci e il sorriso contagioso non è ancora finito. Quest’anno, il 18 ottobre, potremmo infatti vedere il sequel de L’Ape Maia – Il Film, pellicola uscita nel 2014 e che si chiamerà L’Ape Maia: Le olimpiadi del mieleMa quando nasce l’ape Maia? La storia è ispirata al romanzo dello scrittore tedesco Waldemar Bonsels, Le avventure dell’Ape Maia, pubblicato nel 1912 e dal suo seguito, Himmensvolk, del 1915. I due libri furono tradotti in quaranta lingue e venduti in milioni di copie in tutto il mondo e per oltre venticinque anni L’ape Maia è rimasta al terzo posto della classifica dei libri più famosi della Germania. E già nel 1925 debuttò nei cinema tedeschi con un adattamento del regista e biologo Wolfram Junghaus – grande amico di Bonsels – che cercò di rappresentare  il mondo della simpatica ape usando insetti veri. Più che un film d’animazione, un documentario. In Italia il romanzo è stato pubblicato nel 1978 da Mondadori grazie alla traduzione di Francesco Saba Sardi e con le illustrazioni di Tullio Ghiandoni.

 

Il cartone animato giapponese degli anni Settanta.

La vera e propria fama del piccolo insetto – soprattutto in Italia – è legata però alla trasposizione della fiaba in cartone del 1975. Dalla collaborazione della giapponese Zuiyo Eizo e dall’austro-tedesca Apollo Film, nacque infatti l’anime (come chiamano i giapponesi il cartone animato) intitolato Mitsubachi Māya no bōken, una serie animata di 52 episodi. In Italia la prima serie venne trasmessa nel 1980 su Rai 2 con la voce di Antonella Baldini prestata alla piccola Maia e l’indimenticabile sigla, interpretata dall’annunciatrice televisiva Katia Svizzero.

Una scena de L’Ape Maia: Le olimpiadi del miele, al cinema dal 18 ottobre.

Cosa distingue il cartone dal libro? Il modo in cui viene percepita la voglia di Maia di allontanarsi dall’alveare. Mentre la serie animata la interpreta come una semplice curiosità di esplorare il mondo, l’originale tedesco predilige la linea del romanzo di formazione dove Maia è il personaggio determinante per la salvezza dell’Alveare. Diverso l’approccio anche generazionale. Per noi e i nostri figli è semplicemente un simpatico cartone animato che guarda con benevolenza e amore il mondo degli insetti, per i soldati della Prima Guerra Mondiale rappresentava una sorta di via di fuga, una lettura per sopportare la vita di trincea.

Qualcuno si è spinto persino oltre. Come il critico Sven Hanuschek che, nel libro sulle avventure di questa piccola ape, ha visto un tono guerrafondaio, tanto da poterci leggere richiami alla Hunnenrede, il discorso agli Unni che l’imperatore Guglielmo II tenne a Brema il 27 luglio 1900 alle truppe tedesche in partenza per sedare la rivolta dei boxer nell’impero cinese. Insomma il personaggio di Maia si presta a varie interpretazioni e chiavi di lettura. Ma è certo che ormai è parte integrante e caposaldo della nostra infanzia come lo sarà per le future generazioni.

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