Francesco Parrino ROMA – Quando Blanche Renard incontra Greg Lamoureux crede di aver trovato la persona giusta. Ignorando le sue paure, Blanche abbandona la famiglia e la sorella gemella, Rose, con il sogno di reinventarsi. Poco a poco si ritrova intrappolata nella morsa di un uomo profondamente possessivo e pericoloso. Ci sono solo due vie d’uscita: o la sua vittima si spezzerà oppure si libererà. Parte da qui Il Coraggio di Blanche, il nuovo film di Valérie Donzelli con protagonisti Virginie Efira (attrice che non sbaglia un film, vedere Benedetta) e quel Melvil Poupard (che abbiamo imparato a temere con l’alleniano Un Colpo di Fortuna), al cinema dal 3 maggio con Movies Inspired.
Presentato a Cannes 76 nella sezione Cannes Première e premiato con il César 2024 per la migliore sceneggiatura originale (la Audrey Diwan del potentissimo L’Événement è la co-firmataria dello script), Il Coraggio di Blanche è ispirato a L’amore e le foreste, romanzo di Éric Reinhardt del 2014 (edito in Italia da Salani). Un’opera che ha subito rapito la Donzelli: «Leggendolo ho trovato interessante i meccanismi di manipolazione di Greg, e come Blanche, donna idealista, si lascia intrappolare perché crede talmente in questo rapporto da pensare che tutto si risolverà». Ma non si risolve, perché il Greg di un mefistofelico Poupard finisce con il tenerla in una presa maniacale di possessione e controllo che ne manipola e condiziona l’agire.
La tenerezza e la passione dei primi incontri tra Greg e Blanche – a posteriori calcolata sino all’ultima goccia e priva di una qualunque spontaneità – lasciano gradualmente il posto alla passivo-aggressività e ad una rete di bugie che vanno infine a sfociare in sensi di colpa, ribaltamenti di fronte emotivi (da perfetto narcisista patologico), e violenza, fisica ma soprattutto psicologica. Una spirale angosciante di manipolazione, privazione e controllo trasmessaci dalla Donzelli in immagini dalla regia claustrofobica cucite in un montaggio che appare sempre più netto e a respiro corto con l’approssimarsi della fine, e restituitaci tutta dalla (s)fiorita e martoriata Blanche di una sfavillante e a conti fatti indomabile Efira.
E se è vero che per certi versi, Il Coraggio di Blanche sembra esasperare i toni risultando in alcuni punti più romanzato che realistico, dall’altra, la meticolosa costruzione caratteriale degli agenti scenici orchestrata dalla Donzelli e dalla Diwan – oltre a rendere naturale e spontanea l’empatia verso la donna – finisce con il rendere Greg e Blanche e la loro storia come archetipica. Un contenitore emotivo di mille storie sbagliate da riconoscere e in cui riconoscersi. Un’opera preziosa, Il Coraggio di Blanche, perché testimonianza e manuale di sopravvivenza di quando una relazione si scopre malattia e di quando l’amore non è più amore.
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