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I Am You | L’Afghanistan, il dramma dei rifugiati e la speranza di un nuovo futuro

Dopo il suo esordio con The Black Tulip, Sonia Nassery Cole racconta la tragica realtà del suo Paese

I Am You di Sonia Nassery Cole
Damla Sönmez in I Am You di Sonia Nassery Cole

NEW YORK – «È difficile essere una regista donna a Beverly Hills, immaginate in Afghanistan dove non puoi uscire di casa se non sei accompagnata da un uomo» ha raccontato Sonia Nassery Cole alla presentazione newyorchese del suo nuovo film, I Am You. Dopo il suo esordio nel 2010 conThe Black Tulip, candidato per rappresentare proprio l’ Afghanistan all’Oscar per il Miglior film straniero, la filmmaker è tornata in patria nonostante i potenziali rischi nel realizzare un film in un Paese devastato dalla guerra. 

I Am You
L’attrice Cansu Tosun e la regista Sonia Nassery Cole

«Avevo una troupe di 150 uomini ed ero l’unica donna nonché il loro capo. Non è stato facile per loro accettarlo, ma l’hanno fatto». In questo modo è nato I Am You, un film molto personale per la regista, già presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma. Ispirato ad una storia vera, I Am You è incentrato sulla storia di Massoud, un ragazzo che dopo aver assistito all’omicidio di suo padre per mano dell’ISIS nella sua città natale in Afghanistan, è spinto da sua madre, una colta professionista, a fuggire dal paese in una pericolosa migrazione attraverso il Medio Oriente, con la speranza di raggiungere la Germania e onorare i desideri di suo padre per un futuro sicuro lontano dalla tirannia.

I Am You
Una scena di I Am You presentato in anteprima alla Festa del cinema di Roma

Lasciando alle spalle la sua adorata fidanzata, il ragazzo inizia il viaggio accompagnato da un amico, un uomo anziano e una dottoressa incinta (Aisha, interpretata da Damla Sönmez), a cui è vietato esercitare la professione perché donna. Insieme affrontano la possibile morte in mare e le incertezze sui destini delle persone care lasciate indietro. Cole cattura il cammino emotivo del protagonista e del pubblico, mentre il film si muove da una scena all’altra a un ritmo accelerato. Come spesso accade per il cammino di un rifugiato, ogni evento è più devastante del precedente e lascia poca speranza per il futuro.

I Am You
Emre Cetinkaya e Damla Sönmez in una scena di I Am You

A volte I Am You sembra più un documentario, filtrato attraverso gli occhi di un’attivista (quale Cole è), che un ritratto convincente di un’esperienza. Ma ci sono comunque alcuni punti di forza davvero notevoli. Emre Cetinkaya ha eseguito una performance commovente nei panni del protagonista Massoud: con il suo talento  brilla sia nelle scene strazianti che in quelle gioiose. E anche se I Am You è girato principalmente in Turchia e con la maggioranza di attori turchi, la fotografia del film rispecchia le vallate e le cime frastagliate della topografia afgana.

I Am You di Sonia Nassery Cole
Una drammatica scena di I Am You di Sonia Nassery Cole

«C’è una grande confusione sulla differenza tra migrazione e rifugiati. Gli immigrati lasciano il proprio Paese per una vita migliore. I rifugiati perché non hanno scelta. Devono decidere se sopravvivere o no. Io stessa sono una rifugiata e sono arrivata negli Stati Uniti all’età di quindici anni. Per questo motivo, la mia vita è dedicata a parlare dei profughi senza voce. Questo è un film pensato dalla loro prospettiva», ha spiegato Sonia Nassery Cole. Così I Am You è una rappresentazione evocativa della capacità di resistenza di tutti coloro che sono costretti a fuggire in cerca di una nuova speranza.

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