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La felicità, nonostante tutto | Perché dovete vedere Alla mia piccola Sama

La vita reale che diventa un documentario, una famiglia che si trasforma in un simbolo

Alla mia piccola Sama
Waad Al-Kateab, il marito Hamza e la piccola Sama.

MILANO – È la storia vera, sotto le bombe in Siria, di Waad Al-Kateab, di sua figlia Sama e del marito Hamza. Una famiglia come tante altre nella stessa situazione, costrette a subire una guerra in ogni luogo del pianeta. Questa è la Siria di oggi dal punto di vista di Waad, una giornalista e blogger che è riuscita a mostrare al mondo quello che sta accadendo nel suo Paese negli anni della rivolta di Aleppo. Una lettera d’amore per la figlia Sama, nata e cresciuta durante il conflitto, una bimba che sorride, ignara di ciò che le sta accadendo intorno. E senza sapere quale quesito esistenziale si ponga ogni giorno la madre: «Ho fatto bene a darla alla luce?».

Alla mia piccola Sama
Waad Al-Kateab con la piccola Sama.

«Questo non è semplicemente un film, è la mia vita», ha spiegato Waad Al-Kateab. «Ho iniziato a raccontare la mia storia senza avere un piano, cominciando dalle proteste in Siria sul cellulare. Vivevamo un mix di emozioni: felicità, perdita, amore e l’orrore i crimini commessi dal regime di Assad contro innocenti». Waad è coraggiosa, ha raccolto moltissime immagini in tempi diversi che nel film creano una narrazione temporale che parte da prima che nascesse Sama. Tutto ha inizio nel 2012, quando Waad frequenta la Aleppo University e prende parte alle proteste contro la dittatura di Assad. Con la sua macchina fotografica documenta la gioia e l’ottimismo di quei primi giorni. Lì incontra Hamza, un giovane medico con cui continua a manifestare anche quando il regime ricorre alla violenza per soffocare le rivolte, portando i cittadini a difendersi in una vera e propria guerra.

Alla mia piccola Sama
La felicità, nonostante tutto: uno scatto di Alla mia piccola Sama.

Ogni momento viene ripreso dalla telecamera, anche quando Hamza chiede a Waad di sposarlo. Finalmente uno scorcio romantico nelle loro vite, alternato alle immagini nell’ospedale in cui lavora Hamza, in cui la telecamera resta accesa di fronte a tutto, al sangue, ai bambini dilaniati, alle urla delle madri. Ma non c’è ostentazione in queste immagini, soltanto realismo e richiesta di attenzione. Con un’assetata ricerca di vita e di speranza in quell’orrore quotidiano.

alla mia piccola sama
La famiglia e le macerie.

«Fin dall’inizio ho capito che ero più affascinata dal catturare storie di vita e umanità, piuttosto che concentrarmi sulla morte e la distruzione. E come donna nella parte conservatrice di Aleppo, sono stata in grado di accedere alle esperienze di donne e bambini, tradizionalmente vietate agli uomini. Questo mi ha permesso di mostrare la realtà invisibile dei siriani, cercando di vivere una vita normale in mezzo alla nostra battaglia per la libertà».Candidato all’Oscar nella categoria documentari, Alla mia piccola Sama non ha vinto, ma la nomination ne ha favorito la distribuzione internazionale. Indispensabile in casi come questo.

 

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