ROMA – È una questione infantile, nella più pura accezione del termine. Se si ha la fortuna di vedere, da bambini, le avventure di quell’archeologo dal sorriso sghembo, potete starne certi: fino a che non si arriva all’età della ragione – e anche molto più in là, ad essere onesti – si sogna di indossare un cappello di feltro, girare il mondo e mettersi a caccia di «fortune and glory». Nessun personaggio del cinema può essere paragonato a lui e all’influenza che ha saputo trasmettere a quei bambini degli anni Ottanta (e poi Novanta, e poi Duemila) diventati adulti, fischiettando la marcetta composta da John Williams.
Apparso per la prima volta nel 1981 in quella giostra che era I Predatori dell’Arca Perduta, e forgiato dalla mente di George Lucas, ”regalandolo” poi all’amico Spielberg, Indiana Jones ancora oggi rimane il simbolo del cinema inteso come sogno, fatto di pochi ma riconoscibili elementi: un Borsalino, la frusta, una giacca di pelle, la barba sfatta e il pericolo in agguato, poco importa si tratti di un masso che rotola, una setta segreta o gli schifosi nazisti. Una struttura che ha fatto del personaggio un mito immortale, ispirato ai vecchi explorer man Anni Trenta, con il nome preso in prestito dal fedele cane che fu di Lucas.
Di Harrison Ford e del suo Indy gli appassionati – o innamorati, potremmo dire – sanno tutto: icona mitologica nonché macchina cinematografica perfetta, in grado di sfornare un quantitativo di merchandaising enorme tanto quanto l’adrenalina esplosa nella corsa sui carrelli de Il Tempio Maledetto. Giocattoli, libri, videogames. E, anche, diverse collane a fumetti, arrivate sugli scaffali fin dalla release del 1983. A disegnare Indiana in versione comics – ripercorrendo la trilogia iniziale, per poi svilupparlo in nuove avventure – ci pensò la Marvel, con la saga The Further Adventures of Indiana Jones, oggi oggetto di culto.
Trentaquattro storie originali capaci di allargare a dismisura l’universo spielberghiano di Indy, dove ritrova Marion, Sallah, l’indimenticato Marcus Brody, addirittura Shorty, arrivato fino ai Caraibi per salvare il Dottor. Jones, prima di dedicarsi, scopriamo, agli studi. Un’operazione enorme e ambiziosa, tanto che quella collana arrivò tradotta in Italia grazie a L’Isola Trovata di Sergio Bonelli in undici numeri oggi praticamente introvabili, dove tra i vari disegnatori – John Byrne, Linda Grant, Larry Lieber – compariva, inoltre, Steve Ditko, papà di Spider-Man. Del resto, l’enormità del personaggio (possiamo dirlo? Il più grande hero mai apparso su grande schermo) necessitava di una novelisation di un certo spessore.
Archiviata la Marvel, il mondo di Indiana Jones negli Anni Novanta si trasferì sull’indipendente Dark Horse Comics, adattando il videogioco Indiana Jones and the Fate of Atlantis (che meriterebbe un capitolo a sé, negli anni vicino ad essere lo script di un possibile film) e diversi, irresistibili fumetti (mai tradotti in Italia, ma reperibili sul web) dai disegni straordinari. Le cover della Dark Horse sono una gioia per gli occhi, sature di colore, avventurose ed epiche, con le storie che, a differenza di quelle Marvel, diventano più oscure e mature. Se, al cinema, ci sono gli inseguimenti al Santo Graal e l’Arca dell’Alleanza (simboli di mistero e conoscenza), nei comics, Indiana, ha a che fare con la Pietra Filosofale, il Buddha e Shiva, nonché armate delle tenebre e (ovviamente) presenze extraterrestri, toccando nuovi orizzonti: l’Oriente, il Nord Europa, l’Africa.
Così, Indiana Jones, un po’ come tanti altri santini pop del Ventesimo e Ventunesimo Secolo (vi avevamo già parlato qui di Jack Burton e Grosso Guaio a Chinatown), oltre che essere l’eroe di quattro film (più un atteso quinto capitolo programmato per il 2022), di una serie tv con le sue gesta young e di un toccante tributo animato da novanta secondi (The Adventures of Indiana Jones, diretto da Patrich Schoenmaker, che trovate qui), muta forma per trasferire il suo immaginario nelle strisce a fumetti, arricchendo un manifesto da emulare, copiare, leggere e rivedere come se fosse la prima volta. Con quei vecchi comics da tenere sul comodino, prima di tirar giù il cappello, chiudere gli occhi e prepararsi al viaggio. Sognando di fortune e di glorie che non conoscono fine.
- ComicCorn #1: Dal Cinema al Fumetto: Grosso Guaio a Chinatown e un’avventura che continua
Se volete rivedere le avventure di Indy, le trovate su CHILI: I Predatori dell’Arca Perduta, Il Tempio Maledetto, L’Ultima Crociata e Indiana Jones e il Regno del Teschio di Cristallo
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