in

Da Hollywood all’Italia | La silenziosa, inarrestabile, rivoluzione delle compositrici

Un workshop voluto da un compositore, Giorgio Giampà, per il futuro delle compositrici. Possibile?

Hildur Guðnadóttir con l'Oscar per Joker.

ROMA – Ne avevamo parlato solo poche settimane fa in collegamento via Zoom da Los Angeles con Elaine Bogan, regista di Spirit – Il ribelle, che aveva imposto come compositrice Amie Doherty, mentre qualche mese fa su Hot Corn inglese avevamo dialogato con un’altra compositrice, Emily Rice sul nuovo futuro che si sta aprendo dopo l’Oscar vinto da Hildur Guðnadóttir per Joker. Adesso, a dimostrazione che qualcosa si sta muovendo anche in un Paese restio come l’Italia, arriva Fury, un workshop dedicato alle compositrici per il cinema voluto da un compositore, Giorgio Giampà. «Perché? Perché sono andato a fare i conti e ho scoperto che l’insieme dei compositori di musica da film è malato: le percentuali di presenza femminile sono lontanissime anche dalla percentuale 40/60. Ne ho parlato con i colleghi e, se qualche blasonato mi ha detto che le donne che vogliono fare questo lavoro non ci sono, qualche altro mi ha detto che le donne non sono interessate. Eppure, cercando nelle scuole e nei conservatori, le donne che vogliono fare il lavoro che faccio io le vedevo, eccome».

Emily Rice, compositrice di Miss Juneteenth.

E allora? Cosa fare? Giampà ha pensato a come poteva aiutare e ha allestito Fury, un workshop, di cui copre le poche spese per far sì che sia completamente gratuito e anche online perché possa essere accessibile da ogni luogo geografico, per cercare di velocizzare la gavetta e di accelerare l’arrivo sulla scena di compositrici. «E ci sono venuti a trovare professionisti del cinema con cui si fanno esercizi e dai quali si ricevono feedback. Abbiamo avuto una direttrice della fotografia come Daria D’Antonio (che sarà sul nuovo film di Sorrentino, l’avevamo intervistata qui), Andy Hill (Grammy per Il Re Leone), registi come Anita Rivaroli, Alessandro Cassigoli e Stefano Lodovichi, una compositrice come Anne Chemelewsky, pronti a donare il loro tempo per aiutare e incoraggiare le future colleghe. Abbiamo anche stabilito partnership con scuole di cinema come la Volonté di Roma e le Officine Mattòli di Tolentino».

La compositrice Anne Chemelewsky.

Una sfida difficile, senza dubbio, raccolta però con grande entusiasmo dalle partecipanti a Fury: «Viviamo in un paese in cui se si chiede di nominare compositrici donne ci si trova con uno o due nomi, forse. Intraprendendo la strada della musica per film, qualche anno fa, non potevo fare a meno di notare la reazione della gente quando mi chiedeva cosa facevo o cosa studiavo», riflette amaramente una delle partecipanti, Maria Chiara Cortese, mentre Marta Lucchesini spiega: «Il percorso in Italia è tortuoso e in grande percentuale fatto di caso. Secondo me per una donna è più difficile perché viene scoraggiata da una serie di pregiudizi sin da bambina». E quindi a cosa serve Fury? «A uscire dall’accademia e confrontarmi con altri compositori, registi e produttori per avere un assaggio di quella che è la realtà lavorativa», conclude Valentina Stampo. «Per chi, come me, vuole scrivere le colonne sonore penso sia molto importante, oltre  a saper comporre musica, sapere anche come rapportarsi con i registi. È stimolante». La rivoluzione è (appena) cominciata.

Lascia un Commento

VIDEO | Montecarlo, il festival, i grandi ospiti: Ezio Greggio ospite di Zoom Corn

VIDEO | Giglia Marra: «Il mio ruolo in Morrison, quel film di Almodóvar e Anita Garibaldi»