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Giona A. Nazzaro: «La mia Locarno, tra Patagonia, Lav Diaz e la scelta di Edoardo Leo»

Patagonia e Lav Diaz, Quentin Dupieux e Falling Stars: faccia a faccia con il direttore artistico

Giona A. Nazzaro
Giona A. Nazzaro, direttore artistico di Locarno, pensa alle domande di Hot Corn.

MILANO – Nuovi registi e grandi nomi, scommesse e esordi, classici e esperimenti: da sempre Locarno è un punto di vista privilegiato per osservare e capire tendenze e fenomeni del cinema che sarà. Anche quest’edizione del festival non farà eccezione, anzi, e dal 2 al 12 agosto vedremo un programma decisamente variegato, scelto con grande attenzione e capace di una varietà davvero unica. Così anche quest’anno noi di Hot Corn abbiamo chiesto al direttore artistico Giona A. Nazzaro di guidarci nell’offerta della rassegna.

Locarno
Il bellissimo poster di Locarno 76 firmato da Sarah & Ciaren Diante.

LOCARNO 76 – «Che festival sarà? Posso dire che a Locarno vedrete un festival all’insegna del presente nel senso che il concorso sarà segnato da grandi nomi e scoperte assolute, sorprese potenti e titoli molto diversi l’uno dall’altro in modo da garantire agli spettatori un’esperienza unica, con molti colori diversi all’interno dello spettro cinematografico. Abbiamo il sorprendente Yannick di un regista come Quentin Dupieux – che poi sarà anche in concorso a Venezia – e Essential Truths of the Lake di un autore come Lav Diaz, poi Rossosperanza di Annarita Zambrano e Animal di Sofia Exarchou, ma anche Sweet Dreams di Ena Sendijarević e Do Not Expect Too Much of the End of the World di Rade Judd. Insomma, per come si presenta, sarà un cinema consapevole e insurrezionale…».

Locarno
Lo spettacolo nello spettacolo: la piazza di Locarno.

IL BISOGNO DEI FESTIVAL – «Se i festival sono ancora necessari? Sì, oggi più che mai. Al di là di tutto quello che si dice e si sente, il cinema è in crisi praticamente da sempre, ricordo ancora quando si diceva che la televisione avrebbe spazzato via tutto e le sale erano destinate a scomparire. Certo, ci sono crisi più importanti di altre, ma credo che oggi i festival – sia grandi che piccoli – siano fondamentali in modo differente. Se le grandi rassegne come Cannes o Venezia fanno da traino all’industria, quelli piccoli permettono di scommettere su registi e approcci diversi, di osservare nuovi punti di vista. Locarno è un forte polo d’attrazione verso produzioni indipendenti e emergenti, un evento trainante dove il cinema viene celebrato e permette anche di arrivare ad un pubblico differente…».

Patagonia
Andrea Fuorto e Augusto Mario Russi in un passaggio di Patagonia.

L’ALTRA PATAGONIA – «Sì, tra i film che vedrete in concorso ci sarà anche Patagonia di Simone Bozzelli con Andrea Fuorto e Augusto Mario Russi, un film che ho fortemente voluto perché conosco Simone dai tempi della Settimana della Critica alla Mostra di Venezia, nel 2020, quando presentammo il suo corto J’ador. Da allora Simone è da sempre sul mio radar e sono fiero di poter dire che con Patagonia possiamo anche continuare la grande tradizione locarnese della messa in valore di esordi cinematografici fuori norma. Il film di Simone è il film di un uomo libero, la testimonianza di uno sguardo diverso e sono convinto che Bozzelli saprà dare tanto al cinema italiano se il cinema italiano saprà fidarsi di lui…».

Edoardo Leo
Edoardo Leo sul set di Non sono quello che sono – The Tragedy of Othello.

IO & EDOARDO LEO – «Da sempre adoro il cinema popolare italiano e ritengo che Edoardo Leo sia uno degli attori più interessanti degli ultimi anni perché discende da una scuola importante, quella di Gigi Proietti. Ho amato il suo documentario, Luigi Proietti detto Gigi, credo se ne sia parlato meno di quanto meritasse perché era una delle cose più calibrate sul lavoro attoriale che abbia mai visto. Ho deciso di portare in piazza il suo Non sono quello che sono – The Tragedy of Othello, perché fa un’operazione linguistica interessante: trasporta Otello in un contesto romano e lo rende un noir spietato, un film feroce fatto di uomini che si massacrano davanti a donne che tentano di far capire loro che si stanno divorando inutilmente. Un film malinconico e una prova maiuscola da regista con un’amarezza profonda che mi sembra adeguata ai tempi…».

Falling Stars
Una scena di Falling Stars di Gabriel Bienczycki.

I MIEI CONSIGLI – «Oltre ai titoli citati qui sopra, consiglio di tenere d’occhio il nuovo film del regista argentino Eduardo Williams, El auge del humano 3, cinema immersivo che ad un certo punto cambia completamente registro e diventa altro. Poi attenzione al filippino Topakk di Richard V. Somes, un film d’azione come non se ne vedevano da almeno vent’anni. Mi limito a segnalare anche un’opera come Falling Stars di Gabriel Bienczycki – un incrocio tra il cinema di Monte Hellman e The Blair Witch Project – che sarà sicuramente accolta con grande interesse ed è destinata a divenire un cult nel corso degli anni a venire. Ne dico un altro? The Invisible Fight di Rainer Sarnet, una commedia di kung-fu ambientata in un monastero ortodosso nell’Unione Sovietica degli anni Settanta…».

  • IL SITO | Volete sapere il programma di Locarno? Eccolo qui.
  • VIDEO | Qui la conferenza stampa di Locarno 76:

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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