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Damien Chazelle: «Il Primo Uomo? Non un biopic ma un documentario familiare»

Lo spazio, la famiglia, Steven Spielberg, la Storia e i sentimenti : il regista si racconta a Hot Corn

Damien Chazelle al photocall de Il Primo Uomo di Venezia 75.

Venezia gli ha portato fortuna – e un Oscar per La La Land – e oggi Damien Chazelle torna al Lido tentando di bissare quel successo con un’altra apertura della Biennale, cambiando totalmente genere. Dal musical al biopic, ma con lo stesso protagonista, Ryan Gosling. Insieme al cast il regista ha così raccontato il viaggio fisico ed emotivo di Neil Armstrong ne Il Primo Uomo, in sala il 12 ottobre dopo il passaggio al Festival di Toronto. La Biennale lo accoglie come si fa con un condottiero vittorioso di ritorno dal campo di battaglia. Meritatamente. E stavolta non esita ad alzare l’asticella e a confrontarsi con uno dei personaggi americani più iconici, l’astronauta che ha mosso i primi passi sulla Luna. Per lui, però, è stata tutt’altro che una passeggiata: oltre alle ricerche di rito, ha instaurato un lungo rapporto con la famiglia e con gli amici di Armstrong per scavare sempre più a fondo nella psicologia dell’astronauta. Stavolta il suo golden boy è affiancato da un’altra figura femminile forte, Claire Foy, star di The Crown, che qui si cimenta nel ruolo della moglie del pioniere. «Abbiamo avuto la possibilità», – ha spiegato l’attrice –, «di fare ai figli di Neil domande personali, a cui hanno risposto con estrema generosità. Chi vi raccontava la favola della buonanotte? Chi vi faceva il bagnetto? Chi tra mamma e papà faceva il poliziotto buono e chi il cattivo?». Chazelle ha esplorato tutto questo e molto altro, prima di concentrarsi sulla serie tv che sta realizzando per Apple.

Ryan Gosling, Claire Foy e DAmien Chazelle al photocall de Il Primo Uomo a Venezia 75.

LA GENERAZIONE «Non ho visto con i miei occhi lo sbarco sulla Luna, appartengo a quella generazione che lo dava per assodato e aveva negli occhi le immagini iconiche degli astronauti. Ecco perché mi affascinava l’idea di entrare nella storia e fare un’incursione cinematografica in un processo così incredibile».

Una scena de Il Primo Uomo.

LA CLAUSTROFOBIA «Allo Smithsonian ho avuto modo di ammirare da vicino quanto siano piccole le capsule spaziali e ho immaginato il senso di soffocamento che dovevano provare ad indossare la tuta e poi ad entrare in quello spazio angusto. Volevo che il pubblico sentisse sulla sua pelle le stesse sensazioni e l’emozione di approdare su un pianeta sconfinato a bordo di una specie di lattina ambulante. Io ne sarei terrificato…»

Ryan Gosling/Neil Armstrong con i compagni di missione.

PAPÀ NEIL «Come volevo raccontare Armstrong? Non solo come astronauta, ma come uomo e padre. Ecco perché è stato particolarmente impegnativo il ciak sulla riunione di famiglia precedente la sua partenza. Nella scena l’ex moglie lo costringe a sedersi a tavola e parlare apertamente ai due figli di quello che li avrebbe attesi dopo la missione. Aveva rimandato a lungo quel momento, ma ha dovuto affrontarlo. La reazione dei due bambini la dice lunga sull’impatto che le sue scelte professionali hanno avuto sulle persone che ha lasciato sulla Terra ad aspettarlo. Il maggiore ha capito i rischi, mentre il più piccolo non se n’è reso conto. Mostrare entrambe le reazioni ci ha permesso uno sguardo più ampio sui suoi affetti».

Un’immagine della vita familiare mostrata nel film.

LA PRIMA VOLTA «Il film? Per la prima volta racconto una storia non “mia”, qualcosa che non mi appartiene direttamente. Certo, Neil fa parte dell’immaginario collettivo ma non rientra nelle mie esperienze personali, anche se ovviamente il suo operato mi era familiare. Mi colpisce che quest’uomo abbia usato il lavoro per gestire i sentimenti che non riusciva ad esternare in altro modo. Stavolta mi sono messo davvero nei panni di qualcun altro, al punto che mi è sembrato di girare un documentario familiare».

Ryan Gosling e Damien Chazelle alla conferenza stampa di Venezia 75.

STEVEN SPIELBERG «Josh (Singer, sceneggiatore e produttore, ndr.) ha coinvolto Spielberg nel progetto perché aveva già lavorato con lui e ha avuto modo di sottoporgli l’idea. Per me che sono cresciuto con i suoi film è stato un regalo immenso. Quando ci siamo incontrati per la prima volta abbiamo iniziato a chiacchierare di cinema. Un momento incredibile! Ha partecipato al film principalmente in qualità di finanziatore, ma, ogni volta avevo un dubbio, anche di altra natura, non esitavo a rivolgermi a lui e alla sua visione eccezionale delle cose».

La conferenza precedente alla missione Apollo 11.

LA PROMESSA «Guardando il film vi sembrerà di essere davvero nello spazio perché sentirete il respiro di Ryan Gosling/Neil Armstrong attraverso il casco, in maniera diretta. Ho deciso di non ricreare i suoni, magari sporcando un po’ quelli esterni, non sono sempre fedelissimi, ma il risultato è stupefacente. Saremo tutti in viaggio verso la Luna».

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