ROMA – Un medical drama che unisce elementi romantici alla narrazione di fatti storici, in un’Italia degli anni Sessanta in bilico tra battaglie sociali, pregiudizi e progresso. Cuori, la fiction targata Rai disponibile sia su Rai Play che su Netflix – al momento solo la prima stagione – e non ha nulla da invidiare ai medical d’oltreoceano. Siamo nel 1967 e all’ospedale Molinette di Torino, il professor Cesare Corvara (Daniele Pecci), primario e luminare di cardiologia, sta formando un’equipe giovane e all’avanguardia per provare a fare il primo trapianto di cuore, un’impresa che incontrerà vari ostacoli primo fra tutti quello della Chiesa Cattolica.
Accanto a Corvara ci sono il tenebroso Alberto Ferraris (Matteo Martari), talentuoso chirurgo e suo pupillo e la dottoressa Delia Brunello (Pilar Fogliati), cardiologa tornata in Italia dopo anni a Huston, ma anche il giovane specializzando Fausto Alfieri (Carmine Buschini) e l’anestetista sciupafemmine Ferruccio Bonomo (Marco Bonini). L’ospedale di Cuori diventa così un microcosmo di amori e rivalità, passioni e tradimenti a cui si alternano pazienti, patologie e interventi a cuore aperto. Tutti gli elementi sono ben mescolati e la narrazione storico-scientifica è estremamente curata: ogni cosa, dai costumi alle location passando per gli oggetti di scena e per gli stessi interventi, è ricostruita perfettamente in modo da far immergere lo spettatore nelle atmosfere dell’epoca.
Un racconto di finzione che è basato su fatti e personaggi reali: il primario Cesare Corvara è stato disegnato sulla figura di Achille Mario Dogliotti, il primo medico al mondo a perfezionare l’applicazione della macchina cuore-polmone per la circolazione extracorporea, Alberto Ferraris invece è ispirato al cardiochirurgo Angelo Actis Dato, il cui figlio Guglielmo, che ha seguito le orme del padre, ha svolto il ruolo di consulente medico per la storia. Infine, anche Delia Brunello è ispirata ad una dottoressa realmente esistita, seppur con libertà autoriali, si tratta di Helen Brooke Taussig, pioniera della cardiologia pediatrica che riusciva ad ascoltare le pulsazioni del cuore attraverso le dita.
Tanti i temi affrontati nel corso delle due stagioni di Cuori, primo fra tutti – e forse più importante – il pregiudizio nei confronti del lavoro femminile e le dinamiche maschiliste all’interno dell’ospedale. Delia è giovane, bellissima, ma soprattutto dotata di un talento incredibile nel formulare diagnosi, il suo è un personaggio moderno e accattivante, scritto – da Simona Coppini, Mauro Casiraghi e Fabrizio Cestaro – senza cadere negli stereotipi. La sua rivoluzione all’interno dell’ospedale passa per outfit iconici – vestiti corti e coloratissimi in pieno stile anni Sessanta – e per una spinta innovativa verso il futuro, un impulso seguito anche da alcuni personaggi maschili, come Alberto, altro motore del progresso all’interno dell’ospedale.
Ampio spazio è lasciato anche agli antagonisti in Cuori, dotati comunque di spessore e profondità, tra questi si distingue il dottor Mosca (Andrea Gherpelli), chirurgo esperto spinto dall’ambizione e dalla rivalsa personale. Come spesso accade nelle narrazioni seriali, ogni personaggio è prima di tutto antagonista di se stesso, eternamente in conflitto tra ciò che desidera e ciò che è giusto. Per questo, nel corso delle ricche puntate e lungo le due stagioni, ogni personaggio subirà vari sconvolgimenti emotivi che avranno risvolti anche sulla sfera lavorativa, incastrandosi nei meccanismi interni all’ospedale. Il racconto dell’Italia di quegli anni non è semplice e il cliché è dietro l’angolo. Cuori però riesce nell’intento di unire vecchio e nuovo non solo nel ritratto di un’epoca sospesa tra tradizione e rivoluzione, ma anche nello storytelling di una tematica romantica tra le corsie di un ospedale.
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