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Romantiche | Pilar Fogliati, un poker di cuori e una commedia da non perdere

Quattro storie per un film che è molto più di ciò che sembra. Ecco perché dovreste vederlo

Romantiche
Pilar Fogliati versione Tazia, nel quarto episodio di Romantiche.

ROMA – Quattro ragazze che vivono a Roma e dintorni, tra il Pigneto, Guidonia e la Toscana, cercano di trovare il loro posto nel mondo. Eugenia Praticò è un’aspirante sceneggiatrice fuggita da Palermo per inseguire il successo, purché sia di nicchia. Uvetta Budini di Raso, l’aristocratica, bella e addormentata nel centro storico, debutta nel mondo del lavoro. Michela Trezza, fiore di periferia invece sta per sposarsi e ama la sua vita di provincia a Guidonia. Infine, Tazia De Tiberis, è una pariolina che vuole avere tutto sotto controllo, anche i desideri del fidanzato. Parte da queste quattro linee Romantiche, una commedia che difficilmente passerà inosservata, interpretata e diretta da Pilar Fogliati – al suo debutto dietro la macchina da presa – e al cinema dal 23 febbraio grazie a Vision che lo ha anche prodotto con Indiana Production.

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Pilar Fogliati versione Eugenia Praticò con Barbora Bobulova.

Limitare però tutto alla sola Fogliati sarebbe un errore madornale, perché attorno a lei si muove un cast perfetto (non c’è una faccia sbagliata) con Barbora Bobulova nel ruolo della psicanalista a legare i quattro episodi, e poi Diane Fleri, Giovanni Toscano, Ibrahim Keshk, Emanuele Propizio, Giovanni Anzaldo e Edoardo Purgatori. C’è perfino un cameo di Levante – che firma la colonna sonora – nei panni di sé stessa nonché due amiche (fondamentali) come Maria Giulia Toscano e Laura Martinelli (l’aspirante cantante). Inoltre, nelle vesti di co-sceneggiatore con Giovanni Nasta, ecco un personaggio che di commedia se ne intende: Giovanni Veronesi: «Una figura che mi ha arricchito», ha spiegato la regista. «Se solo avessi registrato tutto quello che Giovanni mi ha insegnato su come scrivere. Quando gli chiedevo cosa dovessi fare mi diceva di non rompere e improvvisare. Ho capito che per me scrivere personaggi comici è una sorta di protezione, mi sento più creativa quando posso esagerare…».

Pilar versione aristocratica: Uvetta Budini di Raso.

La domanda inevitabile però è: ma il film regge? Perché molto prima di Odio il Natale – per chi sapeva notarlo – il talento della Fogliati era già piuttosto evidente dal 2017, dalla sua Emma Giorgi nella fiction Un passo dal cielo. Servivano solo le condizioni giuste affinché esplodesse. E allora, per usare una locuzione matematica, Romantiche è Pilar alla quarta: quattro personaggi, quattro donne dalla caratterizzazione diversa e dalla voce diversa. Chi sfacciata e irriverente (Eugenia), chi sofisticata e sognatrice (Uvetta), chi verace e sincera (Michela) o chi, semplicemente, cerca di controllare tutto perché incapace di controllare sé (Tazia). E poi c’è lei, Pilar, che le fa vivere tutte con una mimica irresistibile e dei tempi comici naturali, accompagnando ognuna di loro in un piccolo viaggio alla scoperta di una nuova parte di sé (e di noi).

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Pilar e Giovanni Anzaldo a Guidonia, nel terzo episodio.

Inevitabilmente si citerà il primo Carlo Verdone di Un sacco bello e Bianco, rosso e Verdone, ma la sorpresa qui è quella di trovare un film solido e sincero che va oltre le macchiette, che sono sempre perfette per un minuto di social, ma difficili da gestire al cinema. Da questo punto di vista, Romantiche non è una commedia contemporanea, ma ha tempi e battute da film d’altri tempi, personaggi apparentemente secondari (ma come insegnano le grandi commedie di Billy Wilder non esistono personaggi secondari) che rivelano anche l’amarezza di ciò che stiamo vedendo: il personaggio di Anzaldo a Guidonia (che cita Primo ottobre del grande Nuti), ma anche la gelida sceneggiatrice Diane Fleri con il suo pompelmo o il panettiere marocchino Ibrahim Keshk, unico a capire davvero cosa possa nascondere un cuore. E ancora, la madre di Tazia, emblema di quello che lei non vuole diventare («Hai chiamato nonna? No»).

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Tazia e la gang del bosco di Villa Borghese.

Oltre a dosare bene il respiro del racconto (i personaggi non hanno mai la meglio sulla storia) Romantiche, come ogni rom-com che si rispetti, è sì popolato di dialoghi brillanti, situazioni paradossali e spassose, ma contiene però molto altro. Ecco allora passaggi drammatici e intimi (il prestito dei 200 euro, la poeta cinica, la frase del Papa) riflessioni sulla vita, sul valore delle scelte che facciamo e sul dovere di rincorrere i propri sogni (il monologo con piano sequenza à la Spike Lee sul finale del primo episodio vale il film). Il più grande torto che potete fare al film? Considerarlo una semplice commedia come tante altre che sono uscite e usciranno. No, non lo è.

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Qui sotto potete vedere il trailer del film: 

 

 

 

 

 

 

 

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