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L’amore ai tempi di Luca Guadagnino | Chiamami col tuo Nome e quel cult inatteso

Per la rubrica Queer Corn, il film tratto dal romanzo di André Aciman divenutato un must

chiamami col tuo nome
Chiamami col tuo nome e ti chiamerò con il mio: Elio e Oliver

MILANO – L’ultima volta, ricordando il bel Maurice, lo avevamo accennato perché il buon James Ivory ne aveva curato la sceneggiatura. E allora, come promesso, eccoci a parlare di Chiamami col tuo nome – che trovate ora su CHILI – il film diventato fenomeno con Luca Guadagnino che ha portato alla ribalta Timothée Chalamet. Insieme a lui, Armie Hammer (prima della fine mediatica), e sono loro i protagonisti di questa storia che ha fatto sognare e ha affascinato il pubblico, Elio e Oliver. Da qui, prende avvio una delle storie d’amore più belle che abbiamo avuto il piacere di vedere sul grande schermo. Guadagnino e Ivory hanno adattato il romanzo omonimo di André Aciman, che in origine era ambientato sulla riviera ligure di fine anni Ottanta.

chiamami col tuo nome
Timothée Chalamet e Armie Hammer sono Elio e Oliver

Qui siamo nelle campagne del nord Italia, vicino a Crema (e la casa usata per il film è attualmente in vendita, se a qualcuno dovesse interessare…), in un piccolo paese tipico della zona. Allora andiamo con ordine, e vediamo perché questa storia ha appassionato così tanto. Innanzitutto, viene da pensare alla delicatezza e alla tensione in cui veniamo calati: la delicatezza di due giovani cuori e la tensione dei sentimenti non detti. Per la maggior parte, la relazione tra Elio e Oliver va avanti a sguardi e gesti, le parole sono veramente poche e forse nemmeno servono. I due non si dicono mai esplicitamente “ti amo”, anche perché non ce n’è bisogno. Loro lo sanno, e lo sappiamo anche noi.

Elio e Oliver in una scena di Chiamami col tuo nome

In parte anche per una certa attitudine di quegli amanti ispirati ai romanzi francesi dei secoli indietro, per cui l’alternativa era confessare i propri sentimenti o morire. Poca azione, tanti sottotesti. Chi è abituato ai gesti eclatanti dei film romantici, tra una corsa all’aeroporto e una dichiarazione sotto la pioggia, qui non troverà di certo pane per i suoi denti. Chiamami col tuo nome, grazie anche all’enorme abilità del suo regista, riesce ad essere un piccolo e molto intimo film dall’inizio alla fine.

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Timothée Chalamet in Chiamami col tuo nome

Finiamo in lacrime, ma non perché uno dei due protagonisti muore, o si ammala, o la coppia viene divisa da qualche antagonista che non gli permette di essere insieme. A ben guardare, l’unico ostacolo tra Elio e Oliver sono proprio Elio e Oliver. Il finale felice è sormontato dalle loro paure ed insicurezze, rendendo loro due – per mancanza di forze esterne – il focus dell’intero film. Sembra strano, perché a un primo sguardo si direbbe il contrario, ma è una storia d’amore davvero originale, almeno per gli standard a cui siamo abituati.

Una scena di Chiamami col tuo nome

Forse anche per questo – per tutti i suoi non detti, per la sua lentezza e mancanza di azione –, Chiamami col tuo nome ha ricevuto anche non poche critiche. Principalmente da chi non riusciva a coglierne l’essenza e apprezzava solo l’incredibile cinematografia (e ci mancherebbe altro, aggiungiamo noi!). La calma e la sottigliezza sono qualcosa che ormai stiamo perdendo, tanto nella vita reale quanto nei film, quindi quando troviamo un pezzo di cinema come questo, può apparire straniante. Ma trascinati in quel lontano nord Italia, con i suoi colori, la sua musica e le sue immagini, veniamo quasi trasportati in un altro universo. Si potrebbe azzardare anche a un qualcosa di magico, non fosse per il finale tremendamente drammatico.

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Qui potete vedere il trailer di Chiamami col tuo nome:

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