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The Square | Ruben Östlund e il cinismo nascosto dietro a quel quadrilatero

Mentre va in scena l’edizione numero 76, riscopriamo titoli e cult transitati da Cannes

Claes Bang nel ruolo di Christian in una scena di The Square.

MILANO – A cavallo fra la mondanità di sorrentiniana memoria de La grande bellezza e la sferzante critica bunueliana de L’angelo sterminatore, c’è The Square, un film sul caos che imperversa nell’ordine borghese della società moderna, prima ancora che sulla gestione di una galleria d’arte. Il titolo del film sta ad indicare proprio il nome di un’opera d’arte: un quadrilatero inciso sul pavimento antistante la facciata dell’edificio al cui interno tutti hanno uguali diritti e doveri. L’ironia sferzante di The Square – che ora trovate in streaming su Prime Video, CHILI o Ray Play – a cavallo fra grottesco e carnevalesco, non passò inosservata a Pedro Almodòvar, presidente della giuria del Festival di Cannes nel 2017 (nella quale era presente lo stesso Sorrentino) che lo insignì del riconoscimento massimo. Singolare quindi che il presidente di giuria di quest’anno sarà proprio lo stesso Östlund.

Il quadrilatero che dà il titolo al film.
Il quadrilatero che dà il titolo al film.

Il film quell’anno a Cannes ebbe la meglio su opere a lungo celebrate dalla critica, vedi Loveless del russo Andrei Zvyagintsev e The Killing of a Sacred Deer di Yorgos Lanthimos. Lo svedese Ruben Östlund, autore con alle spalle una carriera da regista di video sciistici, tornò così sul grande palcoscenico a distanza di tre anni dal secondo lungometraggio, Forza maggiore, che pure aveva ottenuto il premio della giuria Un Certain Regard a Cannes. Ma cosa colpisce di The Square? Il cinismo disilluso con cui si interroga sulla natura umana, prendendo a prestito la figura quasi macchiettistica di Christian (Claes Bang), il curatore del museo, cristallina espressione delle storture più deteriori della società moderna.

Claes Bang nel ruolo di Christian in una scena di The Square.

La critica all’arte contemporanea, alle sue installazioni e “buffonate” varie, assume il ruolo di cornice che racchiude un ordine cosmologico fatto di menzogne – come quella del video promozionale con protagonista il bambino che si abbarbica ad un gattino – e finzione istituzionalizzata. Anche il tema del rapporto con l’immigrazione, pur in una Svezia forse troppo perfetta, finisce sotto la lente d’ingrandimento di Östlund e culmina con il conflitto tra Christian e il ragazzino figlio di immigrati, accusato ingiustamente del furto del portafogli occorso al direttore della galleria.

La scena dell'irruzione alla cena.
La scena dell’irruzione al banchetto dell’uomo-gorilla.

Ma la scena principe di tutta la pellicola è la spiazzante irruzione di un uomo-gorilla durante un banchetto borghese – il che rende vagamente l’idea di cosa sia questo folle film – che provoca e aggredisce fisicamente i presenti, rinvigorendo il retaggio animalesco degno dell’Homo homini lupus coniato dal commediografo latino Plauto. The Square è disturbante, ardito al punto giusto – forse leggermente sfilacciato nella prima parte – ma spinge più in là il cinema del cineasta svedese, verso una riflessione filosofica meno didascalica rispetto al precedente (ma sempre ottimo) Forza maggiore.

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  • VIDEO | Qui il trailer di The Square di Ruben Östlund:

 

 

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