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Bong Joon-ho: «Io e l’Italia, tra Gianni Morandi, Alice Rorhwacher e Ladri di biciclette…»

Le ispirazioni, l’Italia, il suo talento: al Florence Korea Film Fest arriva il regista per una serata unica

Bong Joon-ho al Florence Korea Film Fest. Foto di Daria Ivleva.

FIRENZE – Ma cos’è il talento? E qual è il segreto del talento? Sono queste alcune delle molte domande emerse dalla bella Masterclass che il regista Bong Joon-ho ha tenuto al Florence Korea Film Fest, un ospite unico che si è raccontano davanti ad un pubblico attento e curioso. I critici che moderano l’incontro, gli studenti del pubblico e noi stessi in platea cerchiamo fin dal primo intervento di capire come lavora il regista, come riesce a scrivere le sceneggiature e a tradurle in capolavori, come Memorie di un assassino (gran film, ve ne avevamo parlato qui), The Host, Madre (da recuperare, qui la nostra opinione), Snowpiercer (che vi avevamo consigliato invece qui) e ovviamente Parasite, premiato con quattro Oscar e una delle rivelazione del cinema recente. Nonostante la sua disponibilità e il suo senso dell’umorismo, il problema di fondo sul talento viene ovviamente eluso, ma non perché il regista non sia esaustivo, ma perché al problema e alle domande non c’è soluzione o risposta corretta. Fortunatamente.

Bong Joon-ho, oggi al cinema La Compagnia di Firenze. Foto Daria Ivleva.

Il talento? Un dono, è luce, è grazia, un che di ineffabile e misterioso che illumina, in questo caso, una scena o, nel migliore dei casi, l’intero film. In pochi lo hanno e per questo ne rimaniamo affascinati. Bong Joon-ho risponde, sempre generoso alle questioni poste, precisando però che i film non arrivano dal nulla e per lui sono le sceneggiature la parte più difficile della realizzazione di un film. Al punto da avere un sogno: «Trovare uno scrigno con dentro sette sceneggiature finite, complete. Ho un metodo di lavoro che cerco di mantenere: mi concentro sulla prima stesura e poi cerco di migliorarla con la seconda e la terza, facendomi sempre guidare dall’ispirazione…». Profondo è l’anelito al mistero del talento, ma rimarrà sempre un mistero. Meglio allora ascoltare il regista attraverso le suggestioni di Caterina Liverani, organizzatrice del Florence Korea Film Fest, e immergersi nel racconto della lavorazione dei film, frutto di fatica e di tanto mestiere.

Bong Joon-ho
Bong Joon-ho premiato dal sindaco di Firenze, Dario Nardella. Foto Daria Ivleva.

Uno dei momenti più belli dell’incontro? La parte dedicata alle ispirazioni e all’amore per il cinema italiano: «Ricordo che la prima volta che ho visto Ladri di Biciclette di Vittorio De Sica», ricorda il regista, «mi era stata appena regalata una bici che mi hanno rubato poco dopo, quindi sono molto legato a quella pellicola, ho empatizzato subito con i personaggi anche se non sapevo nulla di De Sica. Oggi? Mi piace Alice Rohrwacher, ho amato molto Lazzaro Felice e anche Corpo Celeste. Anche al tempo in cui studiavo cinema ho visto tanti film italiani che parlavano di politica, penso ai lavori di Elio Petri o di Marco Bellocchio». Ovviamente il discorso non poteva non cadere anche su Gianni Morandi e sull’uso della sua canzone, In ginocchio da te, che viene fatto in Parasite: «Abbiamo provato a mettere sulla scena la musica per capire che tipo di pezzi ci stessero bene, era solo un tentativo. Quando ho posizionato il brano di Morandi, un pezzo così romantico in una scena così violenta ho pensato che era perfetto. Mi piace portare in scena elementi che stonano…».

Bong Joon-ho
Bong Joon-ho alla conclusione della masterclass. Foto Daria Ivleva.

Il regista ha poi riflettuto anche sulla scenografia e sulla gestione dello spazio all’interno delle sue pellicole: «Mi diverto ad organizzare gli spazi nei miei film e preparando Parasite ho avuto molte discussioni con il mio staff per far capire al meglio la verticalità dei luoghi. Ci avete fatto caso? Ci sono tante scale nel mio film, tanto che ci divertivamo a chiamarlo un film di scale. Credo che Parasite sia riuscito a espandere la verticalità: non è solo conflitto tra famiglia ricca e povera, ma anche tra gli stessi poveri. Il 90% delle scene avviene all’interno, abbiamo voluto far apparire queste case vive…».  Talento, dedizione, lavoro. “Accetta stagiste?”, chiude la Masterclass una fan del maestro, facendo ridere tutta la sala La Compagnia e sintetizzando la differenza tra l’equilibrio autoironico del regista e l’inquieta aspirazione del pubblico…

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