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Cinema Speculation | Aneddoti, segreti e pellicole cult del libro di Quentin Tarantino

Da Happy Days a Pistole nere: la seconda puntata sui film dimenticati e raccontati dal regista

Quentin Tarantino
Quentin Tarantino e i suoi film dimenticati...

ROMA – Ma in fondo cos’è davvero Cinema Speculation? Un semplice libro sul cinema? No, o almeno non solo perché è (anche) la storia di un bambino innamorato del cinema che passa le serate con la madre nelle sale di Los Angeles. Quentin Tarantino spettatore vorace, che preferisce ai giochi l’incanto del grande schermo, affascinato da una nuova generazione di attori e registi che dalla fine degli anni Sessanta spazzano via la vecchia Hollywood per far spazio alla Nuova. Pellicole rivoluzionarie che ispirano l’immaginario di quel ragazzo, un incontro che si rivelerà decisivo per la sua carriera.

Quentin Tarantino
La copertina di Cinema Speculation di Quentin Tarantino

Prima di essere un grande regista – si sa – Tarantino è uno straordinario appassionato di cinema, in tutte le sue forme: Cinema Speculation – edito in Italia da La Nave di Teseo – è il racconto di com’è nato questo amore ma al tempo stesso è un’entusiasmante, sovversiva, dirompente storia del cinema secondo QT.  Noi della redazione di Hot Corn – dopo la prima puntata QUI in cui vi abbiamo mostrato 4 film dimenticati-ma-preziosi nella formazione di Tarantino – ne abbiamo scelti altri quattro che, se possibile, vi faranno amare ancor di più Tarantino…

numero cinqueHAPPY DAYS: LA BANDA DEI FIORI DI PESCO E IL MITO DI FONZIE Un film piccolo ma ricco di storia e suggestioni, e Tarantino questo lo sa bene: «In televisione c’era Happy Days, ispirata ad American Graffiti (di cui condivideva un interprete, Ron Howard), poi seguita dalla versione al femminile, Laverne & Shirley. Per finire, ci fu anche l’ascesa di Fonzie/Henry Winkler nell’Olimpo della cultura pop dei ragazzini. Be’, qualche volpone della Columbia notò che non solo Happy Days – La banda dei fiori di pesco era ambientato negli stessi anni Cinquanta di American Graffiti, ma che nel cast c’era pure Fonzie. Ma se nel resto dell’industria nessuno se n’era accorto, noi ragazzi ce ne accorgemmo! E anche se Henry Winkler non stava sullo schermo per tutto il tempo, la Columbia fece uno spot TV pazzesco in cui si vedeva solo lui».

Sylvester Stallone e Henry Winkler in una scena di Happy Days: La banda dei fiori di pesco uno dei film preferiti del Tarantino giovanissimo cinefilo
Sylvester Stallone e Henry Winkler in una scena di Happy Days: La banda dei fiori di pesco

Manco a dirlo, in Cinema Speculation, Tarantino lo racconta prendendo di petto il suo passato e l’atmosfera del tempo: «Il tutto con il miglior jingle mai realizzato per lo spot di un film – ve lo potrei canticchiare ancora adesso – tutto ciò assicurò al film un piccolo successo e un posto tra i prodotti di quel periodo ricordati con maggiore affetto. Con il senno di poi, vedere Happy Days – La banda dei fiori di pesco quando facevo la quinta elementare fu un’esperienza interessante. Per la prima volta un film indipendente newyorkese a basso budget. E questo ben prima che vedessi Girl friends di Claudia Weill, i film di Jarmusch o Smithereens. Mi piacque, e piacque anche ai miei amici, anche se ci sentimmo un po’ fregati dal fatto che Fonzie si vedesse così poco».

numero seiLA GUERRA DEL CITTADINO JOE, PETER BOYLE E UN CULT INDIMENTICABILE Al pari di Daisy Miller, quello de La guerra del cittadino Joe è uno di cuori tematici di Cinema Speculation, o in altri termini, uno dei film del cuore di Tarantino: «Fu proprio nel 1970, a sette anni, che andai per la prima volta al Tiffany. Mia madre Connie e il mio patrigno Curt mi portano a vedere un doppio spettacolo composto da La guerra del cittadino Joe di John G. Avildsen e da Senza un filo di classe di Carl Reiner. E anche se fu una serata memorabile – tant’è che ne sto scrivendo ora – non direi che fu uno shock. La guerra del cittadino Joe fece un certo scalpore quando uscì nel 1970 (tra l’altro influenzò innegabilmente Taxi Driver). Purtroppo, negli ultimi cinquant’anni, questo film esplosivo è stato praticamente rimosso».

Peter Boyle in una scena de La guerra del cittadino Joe

In breve la trama raccontata dallo stesso Tarantino: «È la storia di un borghese di mezza età (Dennis Patrick) sconvolto perché sua figlia (Susan Sarandon) se n’è andata di casa diventando una hippie drogata. Quando visita la topaia dove vive con il fidanzato tossico della figlia, finisce per spaccare la testa a quest’ultimo (la figlia in quel momento non è in casa). Mentre è in un bar, cercando di confrontarsi con il crimine che ha commesso, incontra un operaio razzista e fanfarone (Peter Boyle) che sta bevendo la sua birra dopo il lavoro e inizia una tirata piena di luoghi comuni sciovinisti condita da abbondante turpiloquio che ha come bersaglio hippie, neri e più in generale la società dell’epoca. Nel bar gli altri operai non gli danno retta e il barista gli dice di darci un taglio – evidentemente non è la prima volta che lo sente».

Come ricordato bene da Tarantino, La guerra del cittadino Joe rappresentò l'esordio assoluto per Susan Sarandon
Come ricordato bene da Tarantino, La guerra del cittadino Joe rappresentò l’esordio per Susan Sarandon

Un film dimenticato dai più, a cui Cinema Speculation rende giustizia: «La tirata di Joe finisce con l’auspicio che qualcuno uccida quella gente – cioè gli hippie. Bene, Patrick lo ha appena fatto e, in un momento di debolezza, lo confessa a Joe – che è l’unico a sentirlo. Quella che segue è la storia della strana relazione – antagonistica ma al tempo stesso simbiotica – che si crea tra due uomini che appartengono a classi diverse. Non è che i due siano amici (Joe in pratica ricatta il padre angosciato), ma in qualche modo – e sta qui l’umorismo nero del film – diventano pappa e ciccia. Il distinto borghese ha messo in pratica i deliri fascisti del proletario sbruffone. Costringendo Patrick a diventare suo socio, Joe condivide sia il segreto inconfessabile di Patrick, sia la sua colpa».

La guerra del cittadino Joe: uno dei temi chiave di Cinema Speculation
La guerra del cittadino Joe: uno dei temi chiave di Cinema Speculation

Fino al climax, raccontato così da Tarantino: «E così il proletario gradasso scatena i suoi desideri finora repressi, mentre l’uomo acculturato seppellisce il proprio senso di colpa, sostituendolo con la convinzione di avere una missione da compiere. I due, armati di armi automatiche, finiranno per fare strage di hippie in una comune. E nel tragico e ironico fermo immagine finale, il padre uccide la propria figlia. Roba forte? Certo che sì. Ma ciò che non emerge dal riassunto della trama è quanto ‘sto ca*zo di film fosse divertente».

La guerra del cittadino Joe, Tarantino a parte, un grande film da riscoprire
La guerra del cittadino Joe, Tarantino a parte, un grande film da riscoprire

Dice Tarantino al riguardo come: «Per quanto urticante, sgradevole e violento, La guerra del cittadino Joe in fondo è una commedia nera sulle classi negli Stati Uniti, che alterna satira e cattiveria scatenata. Tra proletari, borghesi e hippie non si salva nessuno – e ogni maschio del film viene rappresentato come un cretino. Oggi, definire La guerra del cittadino Joe una commedia nera probabilmente potrebbe creare dei problemi. Di certo non li avrebbe creati allora. All’epoca, fu il film più sgradevole che avessi mai visto (un primato che mantenne per quattro anni, finché vidi L’ultima casa a sinistra)».

numero setteUN GIOCO ESTREMAMENTE PERICOLOSO, BURT REYNOLDS E LA (NUOVA) VECCHIA HOLLYWOOD – Questa è interessante. Tra le pagine di Cinema Speculation, Tarantino dedica più di un momento per parlare della fenomenologia di Burt Reynolds, o in altri termini: «Dopo Quella sporca ultima meta, Burt Reynolds e Robert Aldrich girarono un cupo film poliziesco: Un gioco estremamente pericoloso. E tutti si aspettavano che facessero di nuovo il botto… finché il pubblico scoprì che Burt Reynolds moriva alla fine del film. Una tipica conclusione cinica da film degli anni Settanta. Solo che il pubblico di Burt Reynolds non era cinico, l’America gli andava bene così com’era. E preferivano vedere Burt gratis in TV – a raccontare aneddoti sui suoi esordi nel cinema e sfoggiare vestiti eccentrici al Johnny Carson Show – piuttosto che pagare il biglietto per vedere un film deprimente».

Burt Reynolds e Catherine Deneuve in una scena de Un gioco estremamente pericoloso, una delle pellicole chiave della New Hollywood opportunamente analizzata da Cinema Speculation
Burt Reynolds e Catherine Deneuve in una scena de Un gioco estremamente pericoloso

Ma soprattutto, Un gioco estremamente pericoloso arrivò in quella fase di transizione cruciale in cui la New Hollywood divenne, semplicemente, Hollywood: «Negli anni Settanta, i revenge movies erano quanto ci fosse di più simile ai feel-good movies, dove anche in un film fatto per piacere come Quella sporca ultima meta c’erano personaggi che morivano brutalmente, dove il cinema aveva ripudiato gli happy-end dei film hollywoodiani come forma di propaganda del Potere, e dove andava di moda che, alla fine, l’eroe morisse in modo insensato (Easy Rider, I nuovi centurioni, Electra Glide, Un gioco estremamente pericoloso): anche film mainstream come I tre giorni del condor contavano su una certa dose di cinismo e di paranoia da parte dei mangiatori di popcorn».

numero ottoPISTOLA NERA, JIM BROWN E UN’ESPERIENZA INDIMENTICABILE – Chiudiamo con un aneddoto direttamente dal passato di Tarantino, uno dei tanti tesori nascosti di Cinema Speculation: «C’erano anche Super Fly, Detective G, I diamanti sono pericolosi (un remake all-black di Giungla d’asfalto) e Harlem Detectives (il sequel di Pupe calde e mafia nera), ma li avevo già visti tutti. Mentre solo tre giorni prima era appena uscito Pistola nera spara senza pietà con Jim Brown, una delle superstar di quel genere di film. Avevo visto un sacco di spot alla tele e prometteva davvero bene. Ricordo anche lo spot alla radio che diceva: Jim Brown beccherà il gran figlio di buona donna che ha ucciso suo fratello. Pistola nera spara senza pietà era in cartellone al Tower Theatre abbinato a The Bus Is Coming, un brutto film su un reduce di guerra nero».

Pistola nera, uno degli aneddoti più incredibili raccolti da Quentin Tarantino in Cinema Speculation
Pistola nera, uno degli aneddoti più incredibili raccolti da Tarantino in Cinema Speculation

Un’esperienza di sala elettrizzante, degno di un film di Tarantino: «Attraversai una sala che era grande quasi il MET newyorkese e mi diressi verso il bar. Dopodiché, carico di almeno dieci dollari di schifezze, tornai al mio posto mentre le luci si stavano abbassando. E la pellicola di Pistola nera spara senza pietà, il nuovo film di Jim Brown, cominciò a scorrere nel proiettore davanti a una platea di circa ottocentocinquanta neri in fibrillazione, tutti maschi. E, in tutta onestà, devo dire che non fui più lo stesso. Da allora, in un modo o nell’altro, ho passato la mia vita di spettatore e di regista cercando di ricreare l’esperienza di vedere l’ultimo film con Jim Brown un sabato sera del 1972 in un cinema frequentato solo da neri. La cosa che più si era avvicinata a quell’esperienza l’avevo vissuta l’anno prima vedendo Agente 007 – Una cascata di diamanti».

«Finalmente un film con uno che ha i controcogl*oni!»

Infine l’intuizione che consegna l’aneddoto tarantiniano al rango di genio: «Nella scena in cui Bruce Glover (il padre di Crispin) e gli altri scagnozzi bianchi minacciano Jim Brown seduto alla sua scrivania, lui schiaccia un bottone sul pavimento e gli cade in mano un fucile a canne mozze, il pubblico di maschi neri reagì con un entusiasmo che fino a quel momento non avevo mai visto in nessuna sala. E considerato il fatto che vivevo con una madre single, si trattò probabilmente della esperienza di mascolinità più intensa a cui avessi mai partecipato. E quando il film finì con il fermo immagine di Jim Brown che fa l’occhiolino, il tipo seduto dietro di me commentò ad alta voce: Finalmente un film con uno che ha i controcogl*oni!….». E allora: lunga vita a Tarantino..

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Qui sotto potete vedere il trailer di presentazione di Cinema Speculation: 

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