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Andrea Guerra: «Il mio festival, i vent’anni de Le fate ignoranti e il suono di quel terrazzo»

I Luoghi dell’Anima, il ricordo di Tonino, quel film con Ozpetek: il compositore si racconta a Hot Corn

Il suono del cinema: Andrea Guerra in postazione.

MILANO – Henry Mancini e Ozpetek, Bollywood e Carlo Petrini, Fellini e Umberto Eco: conversare con Andrea Guerra significa esplorare mondi differenti, mescolare ricordi e intuizioni, tra il presente di un nuovo festival – I Luoghi dell’Anima, alla prima edizione – i vent’anni della sua colonna sonora de Le fate ignoranti. «Da dove partiamo? Da I Luoghi dell’Anima? Sì. Un festival che ho pensato di creare mescolando il paesaggio e la storia dell’uomo, cercando di capire dove stiamo andando. Nasce tutto da mio padre Tonino e da un’intuizione che ebbe negli anni Ottanta quando sia lui che Fellini ebbero il sentore che le cose stavano cambiando». E allora ecco un nuovo festival, che arriva alla conclusione del centenario della nascita di Guerra, quattro giorni – fino al 22 marzo, qui – in cui si mescolano arte filosofia, terra, natura.

Andrea Guerra con papà Tonino, scomparso nel 2012.

NEL NOME DEL PADRE – «Partiamo da papà, perché oltre ai film presentati, all’interno della rassegna abbiamo immaginato una retrospettiva dei film su cui ha lavorato: Matrimonio all’italiana di De Sica, La sorgente del fiume di Angelopoulos, Tre fratelli di Francesco Rosi e Tempo di viaggio di Tarkovskij. La cosa buffa? Non ci sarà il mio film preferito tra quelli sceneggiati da papà, I girasoli con Sophia Loren e Marcello Mastroianni, con quella straziante colonna sonora firmata Henry Mancini. Non è facile trovare i diritti di tutti i film per poterli presentare, quindi non è stato possibile inserirlo, ma è un film che amo molto».

Sophia Loren e Marcello Mastroianni ne I girasoli.

LE COLONNE SONORE – «Sono trent’anni dalla mia prima colonna sonora? Argh, no, non ci avevo fatto caso. Accadde tutto casualmente nel 1991, stavo lavorando sui documentari, mi ero appassionato soprattutto a quelli marini e Francesco Barilli, regista di uno dei quattro episodi de La domenica specialmente, stava cercando un suono diverso. Gli altri tre capitoli del film erano stati firmati da Ennio Morricone, ma per quel particolare segmento Barilli cercava un suono. Io stavo lavorando con suoni moderni, tra etnico e elettronica, e così finii nel progetto. Nacque tutto così».

IL FESTIVAL – «Tonino e Fellini negli anni Ottanta avevano fiutato la deriva che stava prendendo il mondo, tra globalizzazzione e inquinamento, e in fondo questo festival è il proseguimento di quell’idea. Oggi vivamo nell’epoca della coriandolizzazione, lo aveva anticipato Umberto Eco, siamo tutti divisi in tante piccole parti tra social e vita digitale. Siamo saturi e quindi I Luoghi dell’Anima è uno spin-off di quell’idea, con Paola Poli e Steve Della Casa, i direttori artistici, abbiamo strutturato due sezioni con due giurie, da una parte Terry George – con cui avevo lavorato nel 2005 su Hotel Rwanda – e dall’altra Ferzan Ozpetek».

Margherita Buy e Stefano Accorsi ne Le fate ignoranti.

IO & FERZAN – «Ecco, Ferzan, appunto. Quest’anno si festeggiano i vent’anni de Le fate ignoranti ed è buffo, ma prima di comporre quella colonna sonora io e Ferzan non ci conoscevamo. Fu Lula Sarchioni, che si occupava del reparto soundtrack della EMI, a chiamarmi. Mi portò a Testaccio per incontrare Ferzan e arrivai sul set proprio mentre stava girando la famosa scena su quel meraviglioso terrazzo, scena che sarebbe poi diventata fondamentale. Abbiamo chiacchierato un po’ e ci siamo intesi subito, lui poi mi prendeva in giro e mi faceva il verso in romagnolo. Ho scritto alcune cose, gli ho mandato un demo e abbiamo cominciato…».

LE FATE IGNORANTI – «Molti registi temono la musica, hanno paura che porti nel film emozioni diverse dalla loro scrittura. Ferzan invece non ha paura della musica, anzi, come Almodóvar, usa il suono per emozionare lo spettatore e gioca di accumulo. Così mi sono studiato bene la partitura, volevo capire come scivolare tra i toni diversi del film, commedia e dramma. Per il tema ho scelto un atteggiamento classico, con una cellula che aveva quasi un incedere luttuoso, evocava il senso della morte di Massimo. Poi contattai un’amica, Yasemin Sannino, per capire come inserire una voce femminile. Così nacque Birdenbire, addirittura con l’inizio affidato solo alla sua parte vocale».

LA PRIMA VOLTA – «La prima volta che vidi Le fate ignoranti? Seduto in sala, fu una botta pazzesca, anche perché avevo fatto una fatica bestiale per mettere insieme tutto, unire orchestra, sinfonie e atmosfere notturne. Nel 2001 mica c’erano le library, dovevi suonare tutto da solo. Quello fu anche uno dei primi film importanti che musicai ed ebbe un successo incredibile. Ricordo che il disco della colonna sonora cominciò subito a vendere tantissimo, finì anche primo in classifica. C’era la canzone dei Tiromancino, il tema portante e il film diventò un fenomeno…».

IL FUTURO – «Sono passati tanti anni, ho lavorato con molti registi, da Luca Guadagnino sul suo primo film, The Protagonists, a Gabriele Muccino su La ricerca della felicità, e poi con gli americani da Hotel Rwanda a Nine. Adesso sto lavorando molto con Bollywood e devo dire che è piuttosto divertente lavorare con gli indiani: prediligono compositori europei perché vogliono uscire dal musical e mescolare stili. Ma sono felice anche di avere due grandi film italiani in lavorazione, La scuola cattolica di Stefano Mordini e Resilient di Robert Faenza».

  • IL FILM | Potete rivedere Le fate ignoranti su CHILI qui
  • LA COLONNA SONORA | Qui Parole non dette di Andrea Guerra

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