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Alfonso Cuarón: «Roma, la mia rivoluzione e il lungo dialogo con la memoria»

Il regista torna alla Mostra portando i suoi ricordi in bianco e nero: il racconto a Hot Corn

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VENEZIA – Una rivoluzione intimista, ma di certo non piccola, anzi. Alfonso Cuarón arriva a Lido quasi in punta di piedi, con tutta la forza del neorealismo, in croma black & white, del film Roma, in concorso per il Leone d’Oro e in arrivo a dicembre in alcune sale selezionate e su Netflix. Si respira aria di cambiamento per il panorama cinematografico: il Festival di Cannes ha detto no con una grande N rossa, mentre la Biennale stende il red carpet portando alla Mostra un cineasta incredibile che qui già partì per gli Oscar di Gravity. Nella sua carriera ha diretto universi fisici ed emotivi diversi, passando dal mondo magico di Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban, fino allo spazio infinito di Gravity, applaudito qui nel 2013. E ora affida il bagaglio della sua memoria ad una pellicola quasi d’altri tempi, tra tradizione e modernità.

Il regista in Messico sul set di Roma.

IO STO CON NETFLIX «La polemica tra Cannes e Netflix? Proprio non la capisco. Per me la sfida più importante per un film è quella della longevità, quindi l’on-demand è lo strumento perfetto per raggiungerla. Per dire: quando è stata l’ultima volta che avete visto un film di Ingmar Bergman al cinema? Alcune persone non hanno tempo, soldi o possibilità di andare in una sala. E Roma è un film che si sposa bene con il grande schermo ma anche con gli altri strumenti di fruizione. Certo, se parlassimo invece di progetti con grandi effetti speciali forse il discorso sarebbe diverso…».

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Cuarón durante la conferenza stampa veneziana.

BIANCO E NERO «Quando ho pensato per la prima volta a Roma l’idea mi è venuta così, in bianco e nero, e non l’ho più messa in discussione. Per raccontare gli Anni Settanta – che mi mancano molto, soprattutto per la musica – credo sia il modo migliore. L’assenza di colore mi proietta poi tra i ricordi, a cui ho attinto per circa il 90% del materiale che si vede nel film. L’ho girato come un dialogo della memoria, mi riporta indietro nel tempo ma con chiari rimandi all’attualità».

Una scena di Roma.

THE MEXICAN «Il film tratta il tema di una cicatrice emozionale ancora presente. Ma esiste anche la mia speranza che i conflitti vengano superati. Quelli che racconto non li ho vissuti in prima persona, ma fanno parte del bagaglio di tutte le famiglie messicane. In una scena c’è una donna incinta che dev’essere portata in ospedale per il parto proprio nel bel mezzo di una guerra. Ecco, quell’orrore esiste ancora».

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Nancy García García e Yalitza Aparicio, le interpreti, con Cuarón.

IL CINEMA ITALIANO «L’Italia? Ho attinto inconsciamente ai registi italiani che mi hanno influenzato maggiormente. Scola, Pasolini, Taviani, Rossellini sono nel mio DNA. E soprattutto Fellini, tanto che al supervisore del suono ho chiesto proprio di ricreare il vento come faceva lui, nelle scene di spiagge o nei momenti onirici dei suoi film. Ho cercato di evitare riferimenti a livello cosciente e questo ha richiesto uno sforzo enorme, ma ne troverete comunque tanti».

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La luce di Roma.

REAL LIFE «Viaggiando per il Messico ho recuperato i pezzi di mobilia originale di alcune location. E quello che non potevo trovare di prima mano lo ricreavo nello stesso identico modo dell’originale. Volevo si vedesse il tocco autentico del racconto, per me è qualcosa di estremamente personale. Sono tornato nei posti della mia infanzia, ho camminato per le stesse vie e sono stato davvero riportato indietro nel tempo».

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Ancora Cuarón durante la conferenza stampa.

SENZA TRACCIA «La lavorazione? Ho girato il film in sequenza e spesso senza un copione. Ai bambini davo delle direttive generiche, li mandavo a fare qualunque cosa passasse loro per la mente ed erano le donne protagoniste a tirare le fila con un impegno che considero eroico. Più che d’improvvisare ho chiesto loro di attingere alla propria storia familiare, di agire come se fossero nei panni del personaggio e spero si veda che si sentano libere e vere».

Qui il trailer di Roma, in sala a dicembre:

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