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Aleem Khan: «After Love: il mio film sull’identità, tra crisi personale e ricerca della verità»

Joanna Scanlan, la Brexit, l’importanza del silenzio: il regista racconta il film candidato a 4 BAFTA

Aleem Khan
Aleem Khan, regista di After Love, candidato a quattro BAFTA

ROMA – Dopo aver vinto sei British Independent Film Awards e ottenuto quattro candidature ai BAFTA, After Love di Aleem Khan arriva ora in sala grazie a Teodora con la consapevolezza di assistere alla nascita di un nuovo talento del cinema inglese. Con alle spalle tre cortometraggi acclamati e premiati in tutto il mondo, Khan debutta al lungometraggio con una storia dai contorni autobiografici – la protagonista è ispirata a sua madre – incentrata su una donna, Mary/Fatima – un’incredibile Joanna Scanlan -, sposata con un uomo musulmano e convertita all’Islam che, una volta rimasta vedova, scopre la relazione segreta del marito con un’altra donna. Abbiamo contattato telefonicamente il regista per parlare dei temi alla base del film, delle scelte registiche e di come la Brexit e la crisi dei migranti abbiano influenzato la sua scrittura.

Sei cresciuto tra due culture differenti. Nel film Solomon è in crisi proprio per le diverse radici culturali di cui si sente in balia. Ti sei identificato con lui?

Mi identifico con tutti i personaggi, in realtà. Credo che ognuno di loro possieda una parte di me. Non credo che Solomon abbia una crisi d’identità. Si muove in un ambiente in cui la figura del padre è inconsistente ma, al tempo stesso, è molto a suo agio con la sua sessualità. Era importante per me. Perché spesso la rappresentazione di personaggi queer nel cinema o sui giornali è sempre segnata da una lotta interiore. Volevo mostrare una generazione a proprio agio nella sua pelle. La sua crisi non ha a che fare con la sessualità ma con i suoi genitori.

Aleem Khan
Aleem Khan sul set del film con Joanna Scanlan e Nathalie Richard

All’inizio del film Mary è al centro dell’inquadratura. Man mano che si avvicina alla verità ed entra in connessione con gli altri personaggi l’inquadratura cambia. Volevi suggerire la sua apertura alla vita?

Per me le inquadrature del film hanno a che vedere con la ricerca della verità. E più Mary si avvicina alla verità e all’altra famiglia del marito creando una connessione con loro più volevo che l’inquadratura permettesse a tutti e tre i personaggi di invadere lo spazio. La storia è raccontata principalmente dal suo punto di vista ma con il progredire della narrazione iniziamo a vedere un equilibrio tra i personaggi. Quando Mary confessa di essere la moglie di Ahmed si allontana dall’abitazione dell’amante del marito. A quel punto la macchina da presa resta su Genevieve e Solomon. È la prima volta che permettiamo a questi due personaggi di avere uno spazio solo loro nell’inquadratura. Alla fine del film li vediamo tutti insieme, uno accanto all’altro, guardare nella stessa direzione. La mise en scène e il loro modo di abitare lo spazio evolve nel corso del film e per me ha a che fare con il concetto di verità e avvicinamento ad essa. Quando arrivano a condividere la stessa verità, condividono anche lo stesso spazio…

Una scena di After Love di Aleem Khan

Il crollo della scogliera e la crepa sul soffitto rappresentano lo stato d’animo di Mary. Come ha lavorato su queste metafore?

Ho un rapporto molto personale con il paesaggio perché i miei nonni vivevamo a Dover e ho passato la mia infanzia su quelle scogliere scorgendo all’orizzonte Calais. Sono nato in una famiglia numerosa e in vacanza andavamo proprio lì. Crescendo ho visto le due prospettive opposte dello stesso specchio d’acqua. Sono vicine eppure lontane, come sorelle che si guardano. Il crollo della scogliera visto da Mary è aperto ad interpretazione. Voglio che il pubblico ci trovi la sua personale connessione e significato. Ho scritto il film durante la Brexit e la crisi dei rifugiati in Europa e tutte queste cose mi hanno fatto pensare al concetto di identità, nazionale e personale. Il crollo della scogliera per me rappresenta qualcosa in continua evoluzione. Il film parla di come di decostruiamo, degli strati differenti, dei sedimenti che ci rendono umani. Ogni tanto dobbiamo romperci per poter vedere la verità e la realtà delle situazioni.

Joanna Scanlan è Mary in After Love

After Love parla anche di lutto e dolore. Nelle scene chiave del film scegli di non utilizzare la musica. Perché?

Quando scrivevo la sceneggiatura non volevo nessun tipo di musica per il film. Volevo usare il sound design. Volevo usare il suono del vento e degli uccelli che caratterizzano quell’ambiente perché Dover e Calais hanno suoni simili. Ho lavorato con un compositore favoloso, Chris Roe, e insieme abbiamo capito che serviva anche della musica. Ma l’abbiamo usata per esprimere le emozioni interiori di Mary dato che quella di Joanna Scanlan è una performance molto silenziosa, dove c’è poco dialogo. Era importante che il sound design rappresentasse l’interiorità del suo dramma e dolore. Anche la musica è usata nello stesso modo. Abbiamo usato un solo strumento, il violoncello, ma lo abbiamo manipulato. Si tratta di piccoli suoni, suggestioni. Man mano che Mary scopre la verità, la musica inizia ad avere una forma e alla fine del film le composizioni si fanno più complesse perché sia lei che il pubblico hanno un quadro completo della storia. Ma credo che anche il silenzio sia una parte centrale del film.

Aleem Khan
Aleem Khan sul set del film

Come lo hai usato?

Quando sperimentiamo un lutto vogliamo circondarci di distrazioni per non concentrarci sulla morte o l’assenza. Credo che Mary non si confronti solo con la morte del marito ma anche con quella del figlio e con il tradimento di Ahmed. È come se non sapesse quale lutto vivere per primo e il silenzio le permette di provarci. Il silenzio nel cinema è uno strumento molto potente, costringe il pubblico ad ascoltare. È come un paradosso ma quando parlo di “ascoltare” mi riferisco all’attenzione alla performance, agli occhi dei personaggi e alle loro espressioni.

Aleem Khan
Una scena di After Love di Aleem Khan

Come hai lavorato con Joanna Scanlan per permetterle di abbracciare Fatima?

Abbiamo trascorso molto tempo lavorando insieme per sviluppare il personaggio. Io vengo dalla cultura e dal background di Fatima a differenza di Joanna. Era importante che capisse quel mondo così le ho dato molto materiale da leggere, fotografie, libri. Ha anche conosciuto mia madre che le ha insegnato a cucinare i piatti che si vedono nel film. È stata un’esperienza incredibile perché ha potuto assordire tutto da mia madre che ha ispirato il personaggio. After Love non è un film autobiografico ma il personaggio di Mary/Fatima è stato ispirato da lei. Inoltre mia madre ha anche dato a Joanna un borsone pieno di suoi vestiti e veli in modo che potesse capire come il mondo ti vede diversamente quando li indossi. E poi abbiamo trascorso molto tempo sulle scogliere per capire meglio il paesaggio e la connessione tra le due sponde…

  • After Love: la recensione del film di Aleem Khan 

Qui sotto potete vedere il trailer di After Love:

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