ROMA – Per capire quanta vita distributiva difficile ha avuto Cockfighter, (s)cult assoluto di Monte Hellman del 1974, basti pensare che ancora oggi – cinquant’anni dopo – il film risulta bandito dal Regno Unito su veto ufficiale della BBFC – British Board of Film Classification. L’Edinburgh Film Festival provò, nel 2006, a presentarlo in via ufficiale inserendo una proiezione pubblica in programma. A dire di no fu la SSPCA – Scottish Society for the Prevention of Cruelty of Animals che di fatto ne impedì la proiezione, ma non ce l’avrebbe comunque mai fatta il film di Hellman. Per via della sua natura narrativa scabrosa, la pellicola violava (e viola) una delle clausole previste dal Cinematograph Films (Animals) Act del 1937 riguardo la violenza sugli animali. Nemmeno in Italia è mai arrivato al cinema.

Direttamente sul piccolo schermo, grazie a Fuori Orario, nell’aprile 2014. Perché d’altronde, che lo si sia visto o semplicemente se ne sia sentito parlare, Cockfighter è tristemente passato alla storia per le sequenze di combattimenti tra galli fatte di immagine crude, senza filtri e di violenza sanguinosa, che ne ostacolarono la circolazione distributiva in tutto il mondo facendone in breve tempo un prodotto di nicchia. Eppure ci credette tantissimo Roger Corman tanto che in origine, oltre che produrlo con la sua New World Pictures, avrebbe voluto dirigerlo. Questo prima che non scegliesse di fare un passo indietro per la regia del fidato Monte Hellman di cui forgiò il cammino registico dal 1959 di Beast from Haunted Cave. Quindi la doppietta western La sparatoria/Le colline blu nel 1966 con un doppio (grande) Jack Nicholson.

E poi Strada a doppia corsia, del 1971, con la prima-e-unica (vera) volta sullo schermo del cantautore James Taylor (Fire and Rain merita un ascolto nda). Film poco apprezzato in termini commerciali ma che accolto benissimo dalla critica dell’epoca che lo definì il miglior film dell’anno. Perché Hellman era un maestro di cinema autentico. Tutte produzioni a basso costo ma dal sottotesto sensibile e tagliente in puro stile Corman le sue. Un cinema vero di immagini statiche, oniriche e ruvide, di astrazione e tempi narrativi dilatati, ma soprattutto fatto di agenti scenici enigmatici, tormentati e dalla caratterizzazione colorita. Non fa eccezione in questo il maledetto Cockfighter con la centro la vita impossibile dell’addestratore di galli Frank Mansfield portato in scena da uno spigoloso, caotico e falsamente muto Warren Oates qui alla seconda collaborazione con Hellman.

Su di esso Hellman costruisce un Cockfighter che nel restituire in immagine il ritratto di un’America cinica e disillusa, violenta e illogica, è revisione in chiave New Hollywood del Sogno Americano qui infranto in un desolante vuoto esistenziale che è cortocircuito sanguinoso e brutale di una vita violenta e allo sbando. Un neo-western di perdenti sempre in viaggio, di uomini incapaci di amare ed essere vivi se non dentro al ring, eppure illusi del contrario (e qui il climax non mente), esattamente come l’America stessa, ancora convinta di essere – oggi come ieri, cinquant’anni dopo – la nazione più grande al mondo (e forse di tutti i tempi). Ecco, fu proprio per questa ragione che Corman, quando si imbatté nel romanzo originale di Charles Willeford del 1962 in un libreria all’aeroporto di Los Angeles, volle puntarci a occhi chiusi.

Acquistò i diritti di adattamento dopo aver letto la sola quarta di copertina: «Non intendo nemmeno leggerlo». Disse così Corman al suo story-editor. «Se con un titolo come questo non riusciamo a venderlo siamo davvero nei guai!». Ironicamente la sezione marketing della New World Pictures ebbe talmente tanti problemi a piazzare Cockfighter da decidere di cambiarvi titolo tre volte. A un certo punto – messi alle strette – decisero per giocare con le allusioni sessuali della parola Cock (gallo, è vero, ma anche ca**o). Il risultato fu il seguente slogan: «È arrivato in città con il suo ca**o in mano e quello che ha fatto era illegale in 49 stati» ma neanche questo sortì effetti. Parallelamente il film fu licenziato da Hellman in un cut provvisorio da 98 minuti di cui Corman rimase parecchio insoddisfatto.

Mandò così il montatore Lewis Teague a girare alcune scene extra con la seconda unità di regia per dare contorno e colore al racconto. A questo punto della storia di Cockfighter entra in scena un giovanissimo Joe Dante all’esordio assoluto. Nel 1974, dopo una breve-ma-fulminante carriera da critico cinematografico, passò dall’altra parte della barricata grazie a Corman che ne intuì il talento offrendogli un lavoro nel reparto montaggio trailer della New World Pictures (il trailer americano del felliniano Amarcord, per la cronaca, è suo nda). Da principio il compito che gli assegnò Corman fu quello di dare un po’ di brio al trailer di Cockfighter. Presto però le cose presero ben altra piega finendo con il rimontare il film sforbiciandolo di quindici minuti che secondo Dante erano fondamentali, quelle più profonde e riflessive.

A detta di Dante: «Stavo lavorando a un film quando ricevo una chiamata da Roger, dall’Europa che mi disse: Prendi alcune battute che Warren dice alla ragazza, quando stava parlando, e mettici sopra un po’ di musica strana. Poi prendi e taglia, nel film, subito dopo che Warren si addormenta e quando si sveglia. Sarà una sequenza onirica. Lo chiameremo Born to Kill e faremo un nuovo trailer e metteremo tutte queste nuove scene nel trailer. Lo faremo sembrare un film con camion e ragazze e tet*e e pistole e tutte queste cose che in realtà non ci sono, ma almeno cercheremo di salvarlo. Nel farlo però perse le scene migliori».

Il risultato? Dopo che fu presentato in anteprima mondiale, in Georgia, il 30 luglio 1974, Cockfighter non riuscì nemmeno a rientrare dei 400.000 dollari dei costi di produzione. A conti fatti fu l’unico film prodotto dalla New World Pictures di Corman negli anni Settanta ad andare in perdita. Eppure immortale nella sua romantica follia filmica catastrofica e squinternata di pura libertà creativa new-hollywoodiana.
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- VIDEO | Qui per il trailer originale di Cockfighter:
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